venerdì 15 gennaio 2016

Incubi di provincia


Per chi è cresciuto negli anni 70 e 80 del secolo scorso la firma Bonvi e' sinonimo di fumetto. Lo scrittore modenese, ma trapiantato a Bologna, è stato un grande cartoonist, ideatore e co-autore di alcune delle più geniali ‘strisce a fumetti’ prodotte in Italia ed Europa: Sturmtruppen, Nick Carter, Storie dello Spazio Profondo e Cattivik (quest’ultimo poi verrà portato avanti da Silver).


Ora, a vent’anni esatti dalla sua prematura scomparsa, Bologna lo ricorda con una mostra nella Piazza Coperta della Biblioteca Salaborsa.  La retrospettiva è intitolata Incubi alla Bolognese. Leggende urbane di Bonvi ed è aperta fino al 31 gennaio prossimo.
Ieri, durante la pausa pranzo, sono andato a visitarla insieme a mia moglie e sono rimasto molto colpito. Nella mostra sono esposti in esclusiva alcuni dei più interessanti lavori che fanno parte dal vasto archivio lasciato dal fumettista, in particolare le tavole della serie Incubi di provincia, storie paradossali autoconclusive percorse tutte da una vena surreale e pubblicate in tempi diversi dal 1968 in poi e alcune tavole delle successive Leggende urbane, tra gli ultimi racconti realizzati dall'autore.
Il protagonista di queste brevi graphic novel è quasi sempre Bonvi, o meglio la sua rappresentazione fumettistica, che lo vede biondo e aitante giovanotto alle prese con improbabili avventure ambientate in una città notturna, in cui non si fatica a riconoscere la “sua” Bologna, con i portici, e le notti bolognesi cantate tante volte dall’amico Francesco Guccini, artefice del'introduzione della mostra, come vi evince nella foto sotto.. 



Bonvi nel 1985 fu eletto in Consiglio comunale a Bologna (nell'immagine sottostante il volantino in cui ringraziava a suo modo i cittadini che gli avevano conferito la preferenza) con Renzo Imbeni sindaco. Bonvi si presentò con la Lista Due Torri apparentata al PCI a seguito di un’originale compagna elettorale. Due anni dopo, al termine di una lunga seduta consiliare, si dimise in modo polemico e plateale: «Non voglio offendere nessuno, ma in vita mia non ho mai trascorso tanto tempo insieme ad una tal congrega di imbecilli». Poi uscì dall’aula canticchiando i Righeira: «L’estate sta finendo, e Bonvi se ne va».


Tornando alle storie presenti nella mostra, un altro racconto memorabile tra quelli esposti è Il campo di Liebowitz, una storia di paradossi temporali portati all'estremo disegnata da Bonvi nel 1969. In questo racconto, osservando il volto del barbuto scienziato pazzo si riconoscere Umberto Eco che proprio in quegli anni aveva contribuito non poco in Italia a dare dignità culturale ai fumetti anche nei confronti del mondo accademico.
Il percorso della mostra si chiude con un breve racconto inedito, realizzato da Bonvi nel 1995 sempre per il ciclo Leggende Urbane e ambientato nella Seconda Guerra Mondiale nel centro di Bologna durante un rastrellamento tedesco. In questo caso i tedeschi non sono le Sturmtruppen ma soldati veri. 




A proposito di queste ultime, Bonvi non ha mai raccontato come sono nate. Sono risapute le sue esperienze militari, il suo amore per le armi, l’attrazione per le belle divise. Ma è anche famoso il suo anarchismo, il suo spirito irridente che non gli faceva rispettare nessuno che non meritasse di essere rispettato, la sua totale mancanza di diplomazia, e soprattutto il gusto per la provocazione (esempio sublime ne fu la sua plateale dimissione dal Consiglio Comunale di Bologna). E' altresì probabile che considerasse la società borghese una sorta di esercito in cui gli uomini sono irregimentati come tanti soldatini, mentre il mondo delle Sturmtruppen dovrebbe essere, nelle intenzioni dell’autore, la riproduzione della cosiddetta società civile. E, dovendo scegliere un esercito, è ovvio che Bonvi scelse l’esercito tedesco, il più esercito, l’esercito per eccellenza, con una lingua inventata, una sorta di tedesco maccheronico ottenuto aggiungendo il suffisso 'en' alle parole italiane con cui ha ottenuto effetti comici esilaranti.

2 commenti:

  1. ho un ricordo di gioventù legato a Bonvi a cui sono molto legato; all'epoca frequentavo (sporadicamente e a rimorchio di mio padre) la mitica Osteria delle Dame.
    e proprio alle Dame incrociai più volte Bonvi, sempre piuttosto "imbariegh" a dirla tutta, e in una di queste occasioni mi scarabocchiò in pochi secondi una sturmtruppen che mi salutava con un Heil Alexander, tetro saluto che solo Bonvi riusciva a trasformare in una grottesca e divertentissima caricatura dei soldaten di tutte le guerre; vignetta che conservo da più di trent'anni come un cimelio
    saluti
    Alessandro Michelini

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    1. Grazie mille per aver condiviso il bel ricordo su Bonvi.

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