mercoledì 30 marzo 2016

Sua maestà il tortellino

Giovedì 24 marzo si è tenuto il terzo incontro del corso di sfoglia promosso da Pro Loco Sasso Marconi e coordinato da Mirca Risi, tenuto dalle sfogline del laboratorio di pasta fresca "Uova, Farina e Mattarello".
La lezione aveva come scopo quello d'imparare a preparare i tortellini. Sono uno dei piatti tipici della gastronomia Emiliana e, tra le paste all’uovo ripiene, i più conosciuti al mondo. Etimologicamente parlando, il nome “tortellino” è un diminutivo di tortello che deriva a sua volta dalla parola “torta”, proprio ad indicare che come una piccola torta, anche i tortellini possono essere ripieni.

Per prima è stata preparata la sfoglia, identica negli ingredienti a quella delle tagliatelle: uova (sia tuorlo che albume) e farina. Poi tanto olio di gomito. 
Dopo avere impastato bene - con vigore e costanza utilizzando per lo più il palmo della mano - e aver ottenuto una palla liscia e omogenea di pasta, si è lasciato riposare il prodotto per alcuni minuti.

Nel mentre le sfogline hanno fornito alcune informazioni riguardanti il ripieno* e mostrato come preparare i tortellini: taglio della sfoglia, inserimento del ripieno nei quadratini di sfoglia, chiusura della pasta per realizzare la tradizionale forma della pasta ripiena bolognese.
Dopo aver visto come operano le sfogline, ed essere rimasti stupiti dalla precisione e della velocità con cui realizzano i tortellini, i discenti sono tornati alle loro postazioni e hanno iniziato a tirare la sfoglia con il mattarello.
Per i tortellini, rispetto le tagliatelle e i tortelloni, la sfoglia deve essere la più sottile possibile, praticamente un velo poichè il tortellino deve cuocersi nel brodo bollente in pochissimo tempo. Così via di mattarello a spingere e girare l'impasto affinchè diventi sottilissimo, quasi trasparante, ma senza increspature e senza seccarsi troppo.

Completata quest'operazione, è venuto il momento del taglio della sfoglia, realizzato con una rotella tagliapasta liscia. Subito dopo sopra ogni quadratino bisognava adagiate un paio di grammi di ripieno quindi piegare la pasta a triangolo, punta su punta, premendo bene i bordi per farli attaccare (in caso la pasta si fosse leggermente seccata, le sfogline hanno consigliato di bagnarsi le mani).
Al momento della chiusura dei tortellini il silenzio è regnato dentro la sala e tutti i corsisti - come si nota dalle foto - hanno lavorato alacremente per preparare i tortellini e metterli nei vassoi.
Dopo circa 1 ora e mezza di duro lavoro mezzo kg di tortellini cadauno erano pronti. Una bella fatica, soprattutto per coloro che avevano poca dimestichezza, ma un significativa soddisfazione per aver portato a termine il compito. Ancor più soddisfazione, però, s'è provata nel mangiarli a casa coi propri cari.

*: il ripieno dei tortellini prevede prosciutto crudo, mortadella, lombo di maiale, parmigiano reggiano stagionato 30 mesi, noce moscata. Tutto amalgamato insieme e NON cotto.

lunedì 28 marzo 2016

Cittadini versus istituzioni

Vivere vuol dire essere partigiani. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.[...] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti” 
(Antonio Gramsci da Indifferenti, La città futura, 11 febbraio 1917)


L’Italia è da tempo in ostaggio di un clima di scetticismo generale e di una crescente diffidenza verso lo Stato e le istituzioni. Così, a forza di delegittimare tutto si sta perdendo ogni fiducia verso il prossimo e ci si rinchiude sempre più in piccoli gruppi simili a tribù, complici anche i social network che spesso fungono da miccia nel creare casi e mistificare la realtà. 
In questo clima di rabbia e sospetti, ogni occasione è buona per recriminare e individuare un capro espiatorio cui addossare i problemi, singoli e collettivi: dagli immigrati ai politici, passando per dipendenti pubblici e sistema dei mass media. Al contempo prendono sempre più piede demagoghi e populisti che trovano spazio e fanno proseliti principalmente nel web 2.0.
La mancanza di profondità d'analisi e la rabbia verso tutto ciò che è istituzionale spesso offuscano la possibilità di vedere in modo più ampio ed empatico cosa sta succedendo intorno a noi. Questa incazzatura limita anche la possibilità d'offrire risposte che possano contribuire a cambiare in meglio il Paese e migliorare la nostra quotidianità
La sfiducia colpisce tutte le istituzioni, sia quelle politiche, sia quelle tecnico-professionali. Pensiamo ad esempio alle battaglie contro i vaccini portate avanti da molti genitori. Oppure la recente diatriba contro governo, regioni e pediatri in merito l'eliminazione del certificato medico per il rientro a scuola post malattia. 
Ma la sfiducia verso le istituzioni colpisce in particolare quelle più vicine al cittadino, a partire dalle amministrazioni locali. Spesso a queste si chiedono risposte che non sono di loro competenza, complici talvolta amministratori locali che caricano d'eccessivo significato il proprio ruolo. Abbiamo così modo di leggere e ascoltare richieste e recriminazioni di qualsiasi tipo verso le amministrazioni comunali. Si pretende che queste risolvano problemi d'ogni tipo: della sicurezza alla viabilità, della sanità al decoro urbano (termine abbastanza ambiguo), fino a preoccuparsi del tempo libero dei cittadini. 
Ovviamente i comuni possono contribuire, in modo più o meno importante, ad offrire risposte sui temi sopraccitati. In alcuni casi hanno risorse economiche, funzionali e normative che consentono loro d’intervenire. In altri casi una municipalità può fare ben poco (soprattutto quelle più piccole), se non sensibilizzare e rassicurare i propri concittadini - che sarebbe giù un buon risultato - contribuendo a creare coesione sociale.
Vi sono quindi aspetti che coinvolgono gli enti locali in collaborazione con altri comuni (le famose Unioni) ed enti/aziende (Aziende Servizi alla Persona, Azienda USL, multihutility, ecc.) cui sono delegate funzioni gestionali: rifiuti, manutenzioni di vario tipo (stradali, illuminazione pubblica, sfalcio dell'erba, ecc), servizi alla persona e così via. A Sasso Marconi, ad esempio, la gestione della raccolta differenziata è stata assegnata alla società HERA Spa, partecipata da buona parte degli enti locali emiliano-romagnoli ma, al contempo, quotata alla borsa di Milano. Una situazione che spesso crea ambiguità e conflitti poiché quest’azienda ha funzione di produrre rendite verso i soci ma allo stesso tempo deve offrire un servizio ai cittadini ed ai comuni, che hanno la funzione sia di socio che di commettinza. Inoltre HERA, come altre multi-utility del settore, si muove in regime quasi monopolistico.
Tornando al ragionamento iniziale si nota come stia crescendo la diffidenza verso le istituzioni, in primis verso l’ente locale. Quest’avversione sembra coinvolgere le generazioni più giovani, quelle in età lavorativa, ovvero quelle nate e/o cresciute durante e dopo il declino delle ideologie. La sfiducia coinvolge anche coloro che, per ruolo nella comunità e livello d’istruzione, dovrebbero comprendere dove risiedono le varie responsabilità per quanto concernono gli aspetti che afferiscono un comune. Perchè vi sono responsabilità delle istituzioni (sia pubbliche che private) e responsabilità individuali.
Il rischio, qui come altrove, è che si sovraccarichino le responsabilità delle prime, mentre si tendono a sfumare - se non addirittura annullare - quelle del singolo. In definitiva, si tende sempre più a individuare capri espiatori e non ci si chiede – parafrasando il ragionamento di Gramsci inserito nell’incipit a questo post – cosa si può fare per migliorare lo stato delle cose. Anche, ad esempio, limitandosi a muove critiche efficaci e costruttive verso le istituzioni, si contribuirebbe a influenzare l'azione di chi governa, soprattutto nel locale, poichè l'input arriva al diretto interessato in modo più semplice e diretto. Ci sono vari esempi virtuosi al proposito: dalle campagne di sensibilizzazione contro l'uso dell'olio di palma oppure in merito l'introduzione e la diffusione della raccolta differenziata. Azioni che partono dal basso e trovano espressione concreta nei policy maker
Al contempo, chi ha funzioni di governo deve essere ricettivo rispetto le osservazioni e le richieste che fanno i cittadini. L'amministratore locale deve altresì saper comunicare e, al bisogno, educare la popolazione. 
A Sasso Marconi, in merito quest’ultimo aspetto, ci sono esempi virtuosi come l’elevata percentuale di raccolta differenziata (sebbene una parte di cittadinanza risulti perplessa e riottosa) e varie iniziative di solidarietàciò dovuto a una sensibilità particolare su questi temi da parte di ente locale, popolazione ed esercenti.
Vi sono però delle carenze, palesatesi in particolare negli ultimi anni. Il Comune sembra sempre più distaccato e poco incline a costruire nuove forme di dialogo e ascolto verso i cittadini. La situazione sembra cristallizzata: l'organizzazione delle consulte frazionali non è stata rimodulata come promesso in campagna elettorale dal sindaco, le nuove tecnologie - che potrebbero offrire risposte interessanti dal punto di vista della comunicazione - non vengono sviluppate (anche se ci si vanta d'essere la culla delle moderne telecomunicazioni) e gli amministratori locali sono scarsamente visibili.
In definitiva, il rilancio della comunità non può che passare da una (ri)presa di coscienza civica sia del singolo che del gruppo, a partire da quello di pari, che consenta di riavvicinarsi alla comunità - partendo dal diritto ad essere informato e ascoltato - e al contempo renda consapevoli che per il mantenimento e il miglioramento della qualità di vita è imprescindibile l'impegno di tutti impegno, senza il quale la comunità non può crescere. Anzi, come si evince dai recenti dati, il rischio è il decadimento delle comunità - dato che il problema è a livello per lo meno nazionale - poichè da più parti si notano cedimenti: pensiamo, ad esempio, al mondo del volontariato che fatica a recuperare nuove forze oppure alla già citata sostenibilità che solo attraverso la convinta adesione dei cittadini e delle categorie imprenditoriali e sociali può funzionare.

giovedì 24 marzo 2016

Tra la via Emilia e il west

I luoghi hanno memoria. Ricordano tutto. Il ricordo è inciso nella pietra. È più profondo delle acque più profonde. È come sabbia delle dune, che si sposta di continuo.


Wim Wenders


In questi anni, dopo il trasferimento dalla pianura padana alla collina bolognese, mi sono reso conto di quanto i paesaggi possano dar forma alle nostre vite, plasmino il nostro carattere, definiscano la nostra condizione umana. Così, cercando di stare attenti a ciò che ci sta intorno, s'acuisce una certa sensibilità nei confronti dei contesti che si frequentano, o anche solo si sfiorano, e si scopre che hanno storie da raccontare e sono molto più di semplici luoghi. L'esempio più significativo è - a mio avviso - la zona di Monte Sole dove si tenne il massacro di 770 civili inermi ad opera delle truppe nazi-fasciste. Ma ci sono anche altri piccoli aspetti che caratterizzano il territorio sebbene non abbiano la stessa tragicità della zona sopraccitata.
Ad esempio, quando con mia moglie ci rechiamo al lavoro è poco più dell'alba e il sole non c'è o al massimo sta spuntando a est, dietro le colline che guardano verso la Romagna. Ancora assonnati ci dirigiamo con la nostra Fiat Qubo verso Bologna e, al termine della nuova Porrettana in direzione Casalecchio, prendiamo la salita che ci congiunge con la vecchia Porrettana all’altezza di Borgonuovo. Quando siamo sulla rampa, in basso sulla nostra destra, si apre uno spiazzo che mi lascia sempre sorpreso. Sembra una scena presa da un film di Wim Wenders o dei fratelli Cohen. Si vede questo paesaggio urbano che sembra di stare in certe periferie degli Stati Uniti. Per entrare nell'area c'è un cancello dove ai lati ci sono due alte colonne di ferro sormontate da due enormi palloni bianchi che, presumo, un tempo fungevano da lampioni. All’interno dell'area, al centro, c’è una lunga limousine bianca. Quindi, disseminati nel perimetro recintato, si trovano un camper, una roulotte e un paio di furgoni che probabilmente fungevano da giostre, su uno di essi c'è disegnata un'enorme faccia da clown. Nel lato opposto all'ingresso c'è un piccolo palco che fa presumere che in quel luogo si tenessero - o forse si fanno ancora - rappresentazioni, forse feste danzanti. Sempre dentro l’area, qua e là, si trovano degli alberi, molti sembrano tronchi piantati nel terreno. Fino pochi giorni fa non sembrava esserci erba ma qualche volta si vede un pony che pascola e raccogliere qualcosa, arbusti o gramigna che riesce a sbucare tra la ghiaia e la terra battuta.
Osservando quello spiazzo resto affascinato da quest'orizzonte urbano stratificato dove si mescolano vecchio, nuovo e senza tempo. Un angolo sospeso tra il pieno e il vuoto. Il tutto ai lati di una strada che scorre a pochi metri dall'autostrada più imporante d'Italia e ad una manciata di km da Casalecchio di Reno, sempre meno paese e sempre più non luogo in stile americano.  

martedì 22 marzo 2016

Via del Borgo di San Pietro a Bologna tra degrado ed eccellenze

Via Borgo di San Pietro è una delle strade più fatiscenti del centro storico di Bologna: sporca, bigia e con numerose saracinesche abbassate. Ci sono però alcuni locali e frequentatori della strada che la vivacizzano e, a suo modo, la rendono pittoresca.
Ad esempio c’è il “professore”, un ex insegnante dalla lunga barba bianca che si prodiga ogni giorno (ma proprio ogni giorno) per tenere pulita la via e in particolare i suoi portici; c’è un adolescente che sembra la copia di Telespalla Bob, personaggio dei Simpson dalla capigliatura stranissima, coi capelli ricci biondi e cotonatissimi; c’è quindi una copia di ragazzi (nell’accezione adierna in cui uno è giovane anche se ha 40 anni) dark o post punk che sembrano usciti direttamente da un club di musica alternativa degli anni 80: entrambi vestiti di nero, alti e magri, lui con il chiodo e le braghe di pelle attillate e, in inverno, un berretto da aviatore di quelli che usavano i piloti americani durante la seconda guerra mondiale. Infine, tra i personaggi della strada, c’è Gennarino, un senza fissa dimora che per molti è quasi un filosofo di strada, non è inusuale vedere ragazzi – per lo più studenti universitari – che si fermano a parlare e ascoltare (bravi loro che capiscono cosa dice) le storie di questo clochard. Ci sono poi quelli che gli versano un obolo a ‘patto che non usi i soldi (o i buoni pasto) per acquistare alcoolici’. Ovviamente il barbone fa come gli pare, però i poveri illusi sono contenti perché ritengono d’aver fatto una buona azione. Nel mentre Gennarino continua a pisciare sotto il portico o contro le auto in sosta.
Sebbene le attività commerciali siano per lo più brutte o fatiscenti, vi sono anche delle eccellenze vere come il forno pasticceria Pallotti, bar piccoli ma accoglienti come Notturno Sud e, nella zona alta della via, una bottega dove aggiustano biciclette e, partendo da vecchi mezzi a pedali, ne costruiscono di nuove, su ordinazione oppure tramite l’estro del bravo e giovane artigiano che ha aperto il laboratorio. Infine, proprio in fondo alla via c’è Alessandro Distribuzioni, una delle più belle fumetterie d’Italia. Un luogo che, per gli amanti del genere, è come la caverna dei tesori di Alì Babà.

lunedì 21 marzo 2016

Anche il premier Matteo Renzi loda il sindaco di Sasso Marconi

Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, nella sua newsletter di domenica 20 marzo, ha lodato il sindaco di Sasso Marconi, Stefano Mazzetti, per il suo impegno nella lotta allo spreco e per la sensibilizzazione di cittadini e istituzioni riguardo il tema del consumo consapevole. Renzi scrive: "C'è una politica che sa fare anche buone cose, anche nel silenzio pressoché totale di media e addetti ai lavori. Anzi, lasciatemi ringraziare - oltre ai parlamentari - chi lavora da tempo sul territorio in questo settore, a partire dai primi cittadini, specie dei piccoli comuni: il prode sindaco di Sasso Marconi Stefano Mazzetti lavora da tempo sulla rete dei sindaci antispreco, con la collaborazione del prof. Andrea Segrè che è un'autorità in materia. Non sprecare ciò che abbiamo è una assoluta priorità. E chi vuole saperne di più:www.sprecozero.net".
La lotta allo spreco, anche osservando i dati, non è di poco conto: la pattumiera è la nostra cattiva coscienza ma è anche una possibilità di riscatto. Racconta di noi, popolo di spreconi che compra troppo, consuma male e non sa riutilizzare il cibo cucinato. In quel bidone in cui ogni famiglia brucia 348 euro all'anno, gettando anche un chilo di pane o verdure a settimana, è nascosto un tesoro che vale 13 miliardi di euro. Cui ne vanno aggiunti altri cinque: è il valore degli alimenti persi lungo la filiera, nel viaggio dai campi alla nostra tavola.
Diciotto miliardi di euro: tanto valgono i 15 milioni di tonnellate di cibo perduto ogni anno. E sotto accusa sono soprattutto i privati cittadini: il 43% del cibo viene buttato via nelle nostre cucine. Secondo un'indagine del Politecnico di Milano, in Italia lo spreco di alimenti avviene infatti per il 21% nella ristorazione; seguono la distribuzione commerciale (15%), l'agricoltura (8%), la trasformazione (2%).
Quasi la metà dunque si "perde" e va a male nelle nostre case. E i distratti sono soprattutto i giovani, dicono i dati di Waste Watcher, l'osservatorio sugli sprechi dell'Università di Bologna che da 15 anni monitora il problema tra iniziative e progetti che hanno portato anche alla legge per facilitare le donazioni di aziende e industrie, appena approvata alla Camera.
Il lavoro di Waste Watcher racconta un Paese diviso. Il record negativo va infatti alle Isole, dove ogni famiglia getta nella spazzatura alimenti per 7,4 euro a settimana. Seguono il Centro con 7,2 euro e il Sud con 6,8 euro. Nel Nord Ovest, ogni nucleo butta via in media cibo per 6,3 euro, e il Nord Est è il più virtuoso con "solo" 6,1 euro.
Perché si getta il cibo? I motivi cambiano a seconda della latitudine, stando a un'indagine Lmm-Swg. Abruzzesi, pugliesi, calabresi e campani ammettono di aver cucinato troppo e calcolato male gli acquisti. Le confezioni troppo grandi che invitano a esagerare sono la giustificazione invocata da veneti e umbri. Sardi ed emiliani imputano gli sprechi ad abitudini alimentari e acquisti sbagliati mentre in Liguria a far riempire troppo il carrello è "la paura" di non avere scorte sufficienti.
"I dati in questo campo vanno presi con giudizio: sono spesso frutto di questionari che risentono di un margine di soggettività", spiega Andrea Segrè, professore all'università di Bologna, fondatore di Last Minute Market e Waste Watcher, consulente anti-sprechi del ministero dell'Ambiente. "Abbiamo scoperto - aggiunge - che molte cifre vanno riviste. Facendo tenere diari puntuali alle famiglie, è venuto fuori che si getta via il 50% in più di quello che si pensa. Ecco perché gli 8,4 miliardi di euro stimati nella pattumiera domestica diventano almeno 13".
Siamo un Paese a due velocità, dentro e fuori casa: lasciamo marcire gli alimenti in frigo perché non guardiamo la scadenza, ma allo stesso tempo siamo capaci di organizzare una lotta agli sprechi che coniuga volontariato e solidarietà.

mercoledì 16 marzo 2016

E' iniziato il corso per imparare a fare la sfoglia

Lo scorso gennaio da più cittadini era emersa  la richiesta - a seguito di un post nel gruppo di Facebook "Sei di Sasso Marconi se..." - affinchè qualcuno organizzasse un corso per imparare a tirare la sfoglia.
Mirca Risi, una delle anime della Pro Loco di Sasso Marconi, ha colto al balzo l'idea e, nel giro di neppure due mesi, ha dato vita ad un percorso in 4 tappe per imparare a preparare i primi della tradizione locale.


Grazie alla tenacia di Mirca e alla collaborazione delle bravissime sfogline del laboratorio di pasta fresca "uova, farina e mattarello", lo scorso 10 marzo è partito il primo corso per imparare a fare la sfoglia. L'aspettativa era tale che appena uscita la notizia su Facebook, circa un mese fa, i 20 posti disponibili sono andati subito bruciati, tant'è che è già previsto un nuovo corso, pare nel mese di maggio.
A mio parere, questo interesse è la riprova della riscossa del cibo, della buona cucina e della volontà di recuperare le tradizioni locali. Complice di questa rinnovata passione sono i mass media e in particolare la televisione che propina numerosi reality e canali tematici (sia sul digitale terrestre che sulla TV via cavo) che trasmettono programmi in cui si mostra come si preparano le più svariate pietanze: da Master Chef al Boss delle torte, fino a corsi come quelli del piemontese Luca Montersino o del ferrarese Igles Corelli.
Ma il ruolo fondamentale nella riscoperta della preparazione del cibo è la voglia di fare le cose come una volta, magari in casa insieme ai propri cari. Aspetti che, da sempre, sottendono la cultura locale e più in generale emiliano-romagnola.


L'iniziativa partita la settimana scorsa è stata bella anche per la variegata tipologia di partecipanti: 3 coppie di coniugi di diverse età, una paio di uomini (tra cui il sottoscritto) e una dozzina di donne di tutte le età. Ciò a riprova dell'interesse trasversale che suscitano questo tipo d'attività.


Come accennato sopra, il corso è stato tenuto dalle bravissime titolari (insieme alla loro collaboratrice) del laboratorio di pasta fresca "uova, farina e mattarello", che si trova in zona Cervetta nel capoluogo di Sasso Marconi. Le tre donne hanno innanzitutto spiegato e successivamente mostrato - passo passo - come impastare e realizzare la sfoglia, quindi hanno aiutato i partecipanti a preparare le tagliatelle, obiettivo finale del primo incontro. 

                               


               

Nei prossimi 3 giovedì di marzo si terranno lezioni per imparare a preparare tortelloni con ripieno di di ricotta e spinaci, i tortellini e infine gli gnocchi di patate.


lunedì 14 marzo 2016

Cronaca dell'inaugurazione della Coop di Sasso Marconi dopo il restyling

Sabato mattina mia moglie m'ha svegliato presto e mi ha detto: "Guarda che oggi inaugurano la Coop. Dato che nelle scorse settimane eri tanto preoccupato e ne hai parlato molto (anche a sproposito) sul tuo blog e su Facebook, vaimo a vedere cos'hanno combinato e, già che ci sei, acquista il latte per i tuoi figli".
Così, alle 7:30, sono uscito di casa per andare in via Amedani. Arrivato nei pressi del supermercato ho subito avuto problemi a parcheggiare, addirittura c'era un pullman - messo di traverso sulla strada - che stava scaricando una sessantina di anziani provenienti da Gaggio Montano. Ho dovuto parcheggiare nel piazzale antistante la scuola materna San Lorenzo.
Sceso dall'auto ho percorso circa un km a piedi e, nel mentre, ho incrociato un buon numero di umarell e zdaure che come me si recavano all'inaugurazione. Uno di essi mi ha avvicinato e m'ha espresso tutta la sua emozione per l'evento, dicendo che una cosa del genere a Sasso Marconi non si vedeva dai tempi del concerto di Ivan Graziani nei primi anni 80. 
Arrivato nell'area del supermercato ho visto che vicino l'ingesso bivaccavano già alcune centinaia d'anziani, molti seduti per terra a riposare. Sembrava di stare alla preapertura dei cancelli di un concerto di Vasco Rossi, tranne per il fatto che non giravano canne ma molte scatole di farmaci, gente che spacciava Coumadin e metformina che neanche al Cocoricò ai tempi d'oro.
Alle 8:30, a circa un'ora dall'apertura delle porte del supermercato, la folla era già foltissima e molto agitata. A questo punto la security della Coop, preoccupata per l'enorme afflusso e l'insofferenza degli anziani, ha deciso di chiamare il reparto mobile della polizia di Bologna. Questi, per venire a garantire l'ordine pubblico a Sasso Marconi, ha dovuto lasciare sguarnita la zona universitaria del capoluogo felsineo che è stata poi presa d'assalto dai soliti centri sociali e dai magrebini dato che non avevano più nessuno a contrastarli.
Puntuali  come la morte, alle 9:30 hanno aperto i cancelli e in quel frangente si sono viste cose che voi umani non potete immaginare. Per fortuna i tipi di Coop Adriatica, per placare la fame e la sete delle migliaia di persone accorse, avevano allestito nel piazzale antistante il supermercato un ricchissimo buffet. Il tutto sotto alcuni gazebo, messi per timore della pioggia, affinché l'inaugurazione non si trasformasse in un'enorme Woodstock della terza età. In questo modo hanno anche ridotto il rischio di far ammalare i più cagionevoli, evitando l'intasamento degli ambulatori della Casa della Salute di Sasso che nei prossimi giorni si sarebbero riempiti d'anziani animosi di farsi prescrivere qualche farmaco. 
Dopo aver osservato l'assalto al rinfresco, con gente che si portava via casse di viveri come se non ci fosse domani, sono riuscito a entrare alla coop. Purtroppo c'era così tanta ressa che sembrava di stare sul treno da Porretta a Bologna alla mattina nell'ora di punta. Nel mentre mi sono trovato di fianco il signor Livore che mi ha confidato che, in previsione della riapertura della coop, aveva acquistato (ovviamente da Ventura a Casalecchio) un nuovo freezer a due ante per fare scorte di cibo.
Finalmente tra cucci e spintoni sono riuscito a vedere alcune delle numerose novità apportare al supermercato. Innanzi tutto hanno eliminato (tranne un piccolo scaffale) lo spazio dedicato a libri e cd: che con la cultura - come diceva quello - non si mangia ma, sopratutto, non si vende. Però, per cercare di avvicinare un'utenza più giovane, è stato allestito un piccolo palco con consolle in cui il resident dj, il famoso Francisco Sniaca, mette su musica. Tra gli scaffali è stata allestita una pista che, dalla prossima settimana, sarà utilizzata dai tipi del CSI di Sasso Marconi per i percorsi salute rivolti alla terza età. Sono poi stati sostituiti tutti i carrelli della spesa: ora sono in plastica e di colore rosso, inoltre hanno un rostro estraibile che, in caso di ressa, si può utilizzare per correre verso la cassa  sentendosi come Ben Hur nell'arena.
Avvilito per il caos che non mi permetteva d'acquistare nulla, dismettendo così l'impegno preso con mia moglie, mi sono diretto all'uscita dove ho incontrato il sindaco che stava armeggiando con lo smartphone. Così gli ho chiesto che faceva di bello. Lui mi ha risposto: "Nulla che un ferrarese possa capire. Sto creando un hashtag da mettere su Facebook per celebrare questo evento". Così me ne sono tornato verso casa, passando prima a ritirare il figlio più grande dalla barbiera. Nel mentre mia moglie m'ha chiamato e m'ha chiesto se avevo acquistato il latte. Preso dal panico ho cercato una scusa per il mio fallimento: "Non è colpa mia. Sono rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo portato i soldi. La barbiera era in ritardo nel tagliare i capelli al bimbo. È crollata la coop. C'è stato un terremoto. Una tremenda inondazione del Reno. Le cavallette. Non è colpa mia! Te lo Giuro!".
Purtroppo non l'ho convinta, così sono dovuto tornare in via Amedani - accompagnato da mio figlio - per acquistare il latte. Fuori, dove prima c'erano i gazebo non era rimasto più nulla, pare si siano portativi via pure quelli. Dentro regnava ancora il caos: zdaure piangenti che avevano perso il proprio umarell e non riuscivano a trovare l'uscita, intere famiglie in preda alla sindrome di Stendhal di fronte ai nuovi banchi frigo, turisti giapponesi che fotografavamo ovunque. A un certo punto mi sono voltato e non c'era più mio figlio, qualcuno me l'aveva portavo via! Mi sono guardato intorno pensando fosse stata la coppia di zingare che stazionavano all'esterno della coop prima della ristrutturazione. Guardando meglio ho notato che il bimbo era finito in un carrello di una coppia residente all'Altopiano. Li ho rincorsi e ho chiesto loro cosa stessero facendo. Questi, candidamente, hanno risposto che pensavano che il bambino fosse in vendita, dato che si trovava nell'area dei prodotti in offerta.
A questo punto, stanco e avvilito, ho ripreso mio figlio e sono uscito. Nel mentre ho visto una mano che m'allungava una borsa di tela rossa con scritto COOP - dove la C ricordava molto una falce intrecciata con un martello di staliniana memoria - e una signora mi ha detto: "Torni a trovarci anche domani, saremo aperti tutto il giorno". Al che le risposto: "La ringrazio, penso però che la domenica (tranne casi eccezionali) dovreste tenere chiuso, così anche gli altri supermercati e centri commerciali. Capisco il bisogno di fare cassa, ma voi della GdO dovreste avere maggiore attenzione per i lavoratori". Quindi ho salutato e me ne tornato a casa. Ovviamente senza avere comprato il latte.

sabato 12 marzo 2016

La barbiera

Le botteghe costituiscono un importante elemento di memoria storica, preziosa testimonianza di cultura, tradizione, radicamento nel tessuto della comunità e nel vissuto quotidiano dei cittadini. Ci sono attività commerciali/artigianali diventano parte integrante del patrimonio culturale della comunità stessa. Alcune botteghe storiche conservano arredi e decori artistici di grande pregio, profumi e colori che rendono il territorio interessante anche per lo shopping, attraverso la ricerca di testimonianze del passato in cui si possono ammirare gli stili degli arredi originali, seguire profumi, odori e sapori di una volta di prodotti artigianali che vengono eseguiti ancora oggi.
A Sasso Marconi vi sono ancora un discreto numero di botteghe storiche: alcune hanno cambiato gestione ma hanno cercato di conservare la tipologia di prodotti e lo stile originale dell’attività rilevata, pensiamo ad esempio alla Zangola.
Vi sono poi attività che, sebbene non si possano definire storiche poichè sono state aperte negli ultimi anni, sono già entrare a far parte del tessuto economico e sociale in cui sono inserite, per il ruolo che svolgono e l'incidenza che hanno nella comunità. A Sasso Marconi, ad esempio, abbiamo alcuni begli esempi, tra questi il negozio de La Barbiera aperto nel 2004 da Simona Fabbri.
Simona è una ragazza di Castiglione dei Pepoli che, ad appena 23 anni dopo essersi specializzata in Francia in acconciature maschili, ha rilevato lo storico negozio del barbiere nella principale piazza di Sasso Marconi. Nel settembre del 2015 ha cambiato sede, spostandosi nella vicina via castello, per allargare gli spazi della propria attività e, al contempo, differenziare l'offerta: nel open space è ospitata un'esposizione e vendita d'abbigliamento (abiti sartoriali e su misura) e accessori per uomo. Con il cambio di sede la Barbiera ha anche ampliato lo staff, ora composto da quattro persone Simona, Alessia, Carlotta e Stefano che si occupa dei bimbi ed è bravissimo nel gestirli e tagliar loro i capelli. 
Gli aspetti che rendono piacevole recarsi nel negozio de La Barbiera sono innanzitutto la professionalità e la gentilezza delle persone che vi lavorano: pensiamo alla preparazione della rasatura e al taglio della barba (una vera e propria coccola) ma anche alla ricerca di nuovi stili sia nel taglio dei capelli, sia per barba e baffi; il tutto con un occhio alle ultime tendenze. Queste componenti fanno del negozio un trait d'union tra le antiche barberie e i più moderni saloni d'acconciatura. 
Anche il contesto particolare diverso dai vecchi negozi di barbiere ma anche dai moderni saloni d'acconciature unisex, rende il negozio unico nel suo genere. Senza contare l'attenzione riservata ai bambini: ad esempio, per rendere l'accoglienza più efficace i più piccoli vengono seduti, anzichè su una poltrona, in una minicar riproduzione di una Lamborghini decapottabile. 
Un altra specificità de La barbiera è  essere riuscita a costruire una piccola comunità al proprio interno, coinvolgendo  - ad esempio - Mario un pensionato che aiuta volontariamente, ad esempi spazzando, Simona e il suo gruppo in piccole commissioni all'interno del negozio. Sono altresì numerosi coloro che frequentano, magari sporadicamente, il negozio poichè questi è diventato punto di riferimento non solo per l'utenza più giovane, dato lo stile e le modalità d'approccio che lo hanno sempre contraddistinto, ma è riuscita ad accogliere un pubblico di persone in età matura che apprezzano, e trovano, professionalità e qualità che non sempre in comunità piccole come Sasso Marconi sono presenti. 
Un'altra specificità de La barbiera è il sapiente e costante uso dei social network: Simona e il suo negozio sono presenti su più piattaforme online, dove sono aggiornati costantemente i contenuti delle pagine dedicate alla sua attività, così da informare amici e clienti su sviluppi del suo lavoro. Anche questo aspetto, non di poco conto in una società sempre più vocata alla socializzazione delle esperienze sui new media, dimostra la volontà di guardare avanti e aggiornarsi costantemente, non solo dal mero punto di vista della professione di barbiere per uomo, ma anche di buon comunicatore di quanto si sta realizzando





martedì 8 marzo 2016

Sicurezza e controllo del territorio: iniziativa pubblica a Borgonuovo di Sasso Marconi

Venerdì 4 marzo, presso il Centro sociale di Borgonuovo, si è tenuto un incontro sul tema Sicurezza dei cittadini e controllo del territorio promosso dal PD di Sasso Marconi.
L'iniziativa ha fatto seguito a quella tenuta dall'Amministrazione Comunale di Sasso Marconi per completare l'informazione sulla tematica della sicurezza.
All'incontro hanno partecipato i deputati Emanuele Fiano e David Ermini responsabili nazionali PD per la SICUREZZA e la GIUSTIZIA, l'avvocato Roberto Giorgi Ronchi esperto di questioni legate alla sicurezza e coordinatore a Bologna di vari tavoli sulla 'sicurezza' con la presenza di cittadini e commercianti. Tra i relatori vi erano anche Amedeo Landino e Roberto Braccio, agenti della Polizia di Stato, che hanno portato l'esperienza e l'opinione di chi opera e si confronta tutti i giorni con le problematiche affrontate nell'incontro. L'incontro è stato coordinato Dall'onorevole Marilena Fabbri, già sindaco di Sasso Marconi 


Il primo a intervenire è stato l'avvocato Alberto Giorgi Ronchi che ha affrontato il tema della sicurezza operando un ragionamento che va oltre il contingente, offrendo uno sguardo complessivo alla realtà con cui, quotidianamente, ci confrontiamo. L'avvocato ha asserito che nella società attuale i cambiamenti cui tutti siamo sottoposti sono veloci e numerosi: negli ultimi anni si sono modificati modelli di comportamento e valori in modo molto rapido, pensiamo ad esempio ai rapporti tra uomo e donna oppure tra genitori e figli, aspetti spesso positivi che, però, in alcuni hanno fatto emergere disagio e spaesamento poichè sono venuti a mancare punti di riferimento e certezze che perduravano da anni, in alcuni casi da secoli. Ciò ha creato confusione e paura, talvolta rabbia, sicuramente uno straniamento e una minore fiducia nelle istituzioni e una maggiore chiusura nel privato. Nel mentre  in questi anni stanno aumentando i reati contro il patrimonio, in particolare i reati predatori e con l'avvento della tecnologia, le truffe informatiche legate all'uso sempre più massiccio del web. C'è quindi un problema con il sistema della giustizia. Le riforme che si sono susseguite in questi anni non hanno dato i frutti sperati, anzi hanno creato frustrazione, sia tra chi gestisce il sistema della pubblica sicurezza, sia tra i cittadini. Contemporaneamente questi si stanno organizzando da sè: stanno crescendo comitati, associazioni, gruppi spontanei, come ad esempio le Social Street (solo nella città di Bologna sono una cinquantina), realtà slegate  dalle modalità tradizionali di concepire l'agire comunitario che ha contraddistinto le aggregazioni sociali dal secondo dopoguerra agli inizi degli anni 2000.
L'avvocato ha inoltre aggiunto che, per quanto riguarda la sicurezza, i cittadini spendono sempre più oltre ad organizzarsi da sè, per acquistare sistemi che possano renderli più sicuri all'interno delle proprie abitazioni. Tutto ciò è sintomatico di come le istituzioni non siano in grado di offrire risposte adeguate. E non è solo una questione percettiva poiché il dualismo percezione - realtà oggettiva, in quest'epoca, è ormai superato.
Giorgi Ronchi ha chiosato che, di fronte a ciò, la politica sta cercando di entrare il più possibile a contatto coi cittadini, sia per capire, sia per far comprendere la situazione in cui viviamo. Tavoli per scambiarsi buone pratiche e costruire fiducia reciproca si stanno creando un pò ovunque - ed anche qui a Sasso Marconi sarebbe opportuno realizzarli - perché è necessario tornare al confronto tra cittadini ma anche tra cittadini e istituzioni. Parlare, confrontarsi, trovare soluzioni condivise, sono essenziali per migliorare non solo la percezione, bensì la sicurezza reale. In questo contesto un ruolo significativo, posti i limiti che esse hanno , è quello delle polizie locali. Queste non possono garantire il contrasto al crimine. In realtà, però, i cittadini pongono agli amministratori locali il problema della sicurezza, per cui ciò che sta succedendo già da un po' tempo in molte municipalità e l'uso della polizia municipale per il pattugliamento del territorio. Però, attualmente, per l'organizzazione e le leggi vigenti, le polizie locali non possono svolgere certe mansioni e gli amministratori che lo fanno si muovono sul filo della normativa.

Successivamente all'avvocato, ha preso la parola la coordinatrice della serata. L'On. Marilena Fabbri che ha spiegato come sicurezza non significhi solo repressione ma anche prevenzione e coesione sociale, aspetti che consentono di non offrire spazi all’illegalità e, ove questa si presenti, i cittadini sappiano denunciare per evitare il radicamento della criminalità.
L'ex sindaco di Sasso Marconi, ha anche spiegato che, ad inizio degli anni 90 a Sasso Marconi si creò un’associazione di cittadini che si occupavano di segnalare anomalie, stranezze o altro, il sodalizio nel corso degli si spense. Non erano propriamente delle ronde ma comunque un’esperienza utile per la comunità che contribuiva ad offrire sicurezza e coesione sociale.

Dopo l'on. Fabbri è intervenuto Romeo Braccio, segretario sindacato polizia SIAP di Bologna. Innanzi tutto ha chiesto ai deputati presenti qual è l’impegno del PD, a livello parlamentare, per migliorare il sistema della sicurezza e della giustizia. Ha ammesso che negli ultimi anni il PD ha fatto numerosi sforzi per contrastare le strumentalizzazioni sui temi della sicurezza. Serve però ancora più coraggio perché la sicurezza ha bisogno di riforme. C'è bisogno di un intervento coraggioso che superi la legge 121 del 1981 che riguarda la polizia. Questa è una legge, a parere del sindacalista, non pienamente attuata e in parte obsoleta. C'è pertanto bisogno di riformare la suddetta legge, per dare una direzione unica al ministro degli interni per consentire maggiore coordinamento ed incisività d’azione. Ciò porterebbe indubbi vantaggi, ad esempio una riduzione dei centri di spesa. Centralizzando le competenze si potranno sicuramente razionalizzare le risorse e togliere le duplicazioni e gli accavallamenti tra le forze di polizia, che attualmente sono ben cinque. Questo miglioramento lo chiedono tutti, sia le istituzioni europee, sia i cittadini. Pensiamo ad esempio alla necessità di un unico numero sulla sicurezza, che già in parte sta venendo avanti.
Il poliziotto ha affermato che parlare ancora di ronde è inutile e anacronistico. Durante gli ultimi governi di centrodestra vennero lanciate ma non ebbero successo nè portarono risultati le poche ronde che vennero messe in atto. Tra l’altro furono lautamente finanziate - ha aggiunto il sindacalista - con molti milioni d'euro, togliendo soldi al sistema della sicurezza. Però - ha ribadito - non sortirono risultati, né trovarono riscontri tra la popolazione. Molto meglio sarebbe se i cittadini si riappropriassero degli spazi pubblici, tornando a uscire di casa, non abbandonando le città e le comunità ma ravvivandole e riprendendo i luoghi oggi degradati e/o abbandonati.
Al contempo il governo deve adottare provvedimenti urgenti poiché il sistema sicurezza stai vivendo un periodi di crisi: negli ultimi 10 anni sono calati di 20mila di unità i poliziotti.

Amedeo Landino, SIULP Bologna. La sicurezza non va affrontata come tematica isolata ma va affrontata insieme al tema della giustizia.
A volte il tema della sicurezza viene affrontato solo osservando i dati statistici. Però la percezione di chi subisce un reato di cosiddetta microcriminalità ha un grande trauma.
Non ritiene che le soluzioni che siano validi le proposte che si fanno sull’onda dell’emotività. Ad esempio, è importante che i cittadini collaborino con le forze dell’ordine. E’ fondamentale un rapporto diretto tra cittadini e polizia ma non attraverso le ronde. Serve altresì un’emancipazione del controllo del territorio, limitando il controllo statico ma rendendolo più dinamico, il che comporterebbe risultati più efficaci.
Il poliziotto ha quindi toccato il tema della filiera dei servizi asserendo come sia necessario costruire nuovi modelli per il controllo del territorio tra forze diverse (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizie locali). Già questo avviene nel caso di manifestazioni pubbliche ed eventi sportivi. Sarebbe utile un coordinamento similare anche per quanto riguardano le attività quotidiane di controllo del territorio. Ciò aiuterebbe a definire meglio la copertura del territorio da seguire ed eviterebbe ridondanze d’intervento, come talvolta accade.

Gli ultimi due relatori sono stati i deputati Fiano ed Ermini. Il primo dei due ha voluto affrontare per prima cosa l'aspetto riguardante la paura che pervade un numero sempre maggiore di cittadini. Esiste un timore diffuso d'essere vittime di reati, e da questo punto di vista ci sono soggetti e mezzi di comunicazione che fomentano le paure. Questo sistema che rinfocola il senso d’insicurezza ha però evidenti paradossi al proprio interno. L'on Fiano è ha asserito: "Pensiamo che non c'è mai stato un periodo storico così sicuro. Nonostante ciò quasi l’65% della popolazione ha un diffuso senso d’insicurezza. Va fatto un lavoro per contrastare il senso di insicurezza. C'è una vasta fetta della politica, non solo in questi anni e non solo in Italia, che su questi aspetti basa la sua azione politica e il conseguente successo elettorale".
E’ altresì vero che il tema della paura si alimenta quando c'è un'insicurezza sociale – perdita del lavoro, difficoltà ad accedere ai servizi in primis quelli sanitari, problema a raggiungere l'età della pensione. In questi anni la crisi economica ha rinfocolato questi timori.
Un altro aspetto è quello relativo la politica. Il tema della sicurezza in Italia ha preso piede in particolare nei primi anni novanta, dopo l'entrata in politica di Silvio Berlusconi. Questi ha sempre cavalcato la tigre della sicurezza e della riforma della giustizia ma, al contrario delle tante parole e delle tante promesse, con lui spesso sono tagliati i finanziamenti e sovente le leggi sono state modificate pro domo sua più che per rendere più efficace e snello il sistema della giustizia. Per quanto concerne la sicurezza l'allora ministro dell’interno Maroni, parliamo del luglio 2011, scrisse al premier Berlusconi per lamentarsi dei tagli al suo ministero per un miliardo di euro. L'onorevole ha quindi asserito che, come hanno ricordato anche i rappresentanti sindacali della polizia, un mancato turn over di personale con blocco delle assunzioni, blocco dei salari e tagli lineari che hanno portato all’impossibiilità d'effettuare acquisti di materiale per le forse dell'ordine. Il blocco del turn over ha comportato un aumento dell’eta media degli uomini delle forze dell’ordine, con pesanti ripercussioni sul modello di sicurezza. Modello, ha ricordato Fiano, che non può più essere quello che si aveva negli anni 70 ed 80 del secolo scorso.
fortunatamente, ha proseguito l'onorevole del PD, negli ultimi tre anni vi è stata una controtendenza per quanto riguarda il finanziamento al comportato della sicurezza e anche un aumento degli stipendi della polizia: pensiamo ad esempio agli 80 euro al mese per ogni appartenenti alle forze dell’ordine che, dal 2017, sarà strutturale.
Le risposte sulla sicurezza - ha chiosato l'onorevole lombardo - non possono essere solo di tipo repressivo ma anche di tipo culturale: riqualificazione dei territori, riforme (ancora in atto) nel campo della giustizia, educazione e integrazione debbono essere sempre più capisaldi che guidano l'azione delle istituzioni.
Serve altresì una riorganizzazione nel comportato dei servizi che si occupano di sicurezza e ordine pubblico, oltre ad un adeguato finanziamento: oggi abbiamo 540mila persone che in Italia si occupano di sicurezza, un numero alto ma non è sufficiente per un territorio vasto come il nostro, per questo sono in fase d'assunzione 5.000 nuovi uomini delle forze dell'ordine. I cittadini chiedono un maggiore presidio. Al proposito è stata messa in campo, a partire dall’agosto 2015, una riorganizzazione del personale, cercando di togliere alle forze dell’ordine tutta una serie di funzioni che non sono prettamente legate la sicurezza. Vi sono ben 37 funzioni di cui si occupano le forze dell'ordine e vi sono sovrapposizioni tra i numerosi corpi che si occupano di sicurezza. Questo - ha chiarito l'on Fiano - non va bene. È necessario riorganizzare, partendo dall’aggregazione e dalle modifiche sul territorio per quanto concerne la presenza delle diverse forze di pubblica sicurezza.
In definitiva, a concluso il deputato, sono tre gli aspetti per migliorare la sicurezza e conseguentemente la percezione:
- Investire, riorganizzare, efficientizzare le forze dell’ordine
- Ruolo più centrale delle amministrazioni locali
- Certezza della pena

David Ermini è stato l'ultimo ad intervenire tra i relatori ufficiali della serata. E' partito dal presupposto che "la parte della giustizia è quella che arriva al termine della prevenzione e della sicurezza". L'onorevole toscano ha quindi spiegato che in merito il tema della giustizia è necessario migliorare il sistema carcerario. Creare efficaci misure alternative: queste provocano meno recidiva.
Inoltre ha specificato che il problema relativo coloro che fanno furti, scippi, ecc. e dopo poche ore dal fermo e/ o dall’arresto escono dal carcere. Molti di questi reati sono commessi da cittadini extracomunitari che non hanno sempre fissa dimora, non sono facilmente identificabili, non ha lavoro, ecc. Questi elementi vanno  valutati dalla magistratura. Da parte della politica, però, non è facile intervenire rispetto le valutazioni fatte dai giudici.
Ermini ha inoltre asserito che uno dei criteri "pesanti" per il fermo preventivo è dato dalla pena minima associata al reato, per questo stanno preparando una modifica alla legge in modo da aumentare la pena minima per i furti portandola da 1 a 6 anni, in questo modo anche col patteggiamento e le attenuanti comunque chi ruba in casa va in galera.
Il responsabile sicurezza del Pd, sul tema della legittima difesa ha asserito che “Un ragionamento vero va fatto perché la realtà è cambiata. Un tempo un ladro entrava in un appartamento quando era sicuro che non c’era nessuno dentro, adesso lo fa di notte mentre le persone dormono. È importante che si lavori per elaborare un concetto nuovo di legittima difesa”. In pratica, ha spiegato l’esponente democratico “bisogna studiare il momento in cui scatta la reazione. Una reazione ad esempio di ansia e di paura, come quella di un uomo vede entrare nel proprio appartamento un ladro con manette o corde pronto a legare le persone che sono in casa. I ladri poi, sempre più spesso, sono armati di pistole. Bisogna dunque approfondire l’argomento mantenendo però - ha sottolineato - il principio di proporzionalità tra offesa e difesa. Guai quindi a parlare di Far West. Anzi, in un momento in cui gli Stati Uniti tornano indietro sulla diffusione delle armi, noi non possiamo fare in modo che le persone si difendano da sole senza essere tutelate dalla legge, bisogna che lo Stato intervenga sul concetto di legittima difesa”.

Dopo gli interventi dei relatori si è succeduta un'interessante discussione. Per primo è intervenuto il sig. G.G. che ha raccontato come, in 40 anni che risiede a Sasso Marconi, abbia subito ben 17 casi d’effrazione. Ha spiegato che, sebbene abbia subito pochi danni materiali, in due casi era in casa ed in un caso in particolare ha detto d’avere temuto molto rispetto l’incolumità sua e della moglie.
Il sig. G.G. ha chiesto che questo tipo di reati non siano più chiamati reati contro il patrimonio ma violazione di domicilio. Ha aggiunto inoltre come la vita della sua famiglia sia cambiata dopo che si sono trovati i ladri in casa. Ha però ribadito che non è il danno economico quello che lo preoccupa maggiormente, dato che nella sua vita ha perso più soldi a causa delle banche, ma è molto preoccupato per l'ncolumità sua e dei suoi cari.
Il sig. G.G. ha infine asserito che, nella sia esperienza di vittima di questi reati, ha mai avuto la sensazione che la crisi economica abbia inciso in merito effrazioni subite.

Successivamente è intervenuto un cittadino residente nella zona di San Lorenzo che ha spiegato come nel suo abitato, costituito di 9 ville a schiera, ben 6 sono state visitate dai ladri nel corso di questi anni. Tra l’altro abitazioni che sono in parte abitate da appartenenti a forze dell’ordine o loro congiunti. Il cittadini ha concluso che quanto avvenuto dalle sue parti gli rende difficile pensare che sia solo una percezione d'insicurezza ma c'è qualcosa di terribilmente reale.

Per terzo è intervenuto Stefano Montuori: troppe forze dell’ordine che fanno attività di tipo burocratico e amministrativo. Ha inoltre chiesto si facciano corsi, da parte delle forze dell’ordine, in cui si spieghi come comportarsi e cosa fare per essere d’aiuto nel percepire cose strane. Stefano ha quindi proposto di legalizzare le droghe leggere, in questo modo le forze dell'ordine non dvrebbero occuparsi degli spacciatori e avremmo più agenti a disposizione, inoltre la legalizzazione genererebbe introiti anche per lo stato e si potrebbe utilizzare una parte di queste risorse per investire sulla sicurezza 

Prima delle conclusioni dei relatori ha preso la parola Stefano Mazzetti, sindaco di Sasso Marconi. Egli ha affermato che il tema della conoscenza e della formazione è fondamentale. Ritiene quindi comprensibile che chi ha subito un reato sia più sensibile e abbia una percezione più spiccata del senso di insicurezza. Il primo cittadini di Sasso Marconi ha poi aggiunto che la modalità dei reati ha avuto un accentuazione di aggressività. Anche nel caso di piccoli furti. E questo incide in modo particolare sulla paura dei cittadini.
Il sindaco ha proseguito asserendo che: "una cosa è certa, da soli non si possono risolvere i problemi: né gli amministratori, né le forze dell’ordine, né tanto meno le ronde. Ognuno deve fare il proprio mestiere ma tutti hanno il dovere di collaborare in base al proprio ruolo. La soluzione, perciò, nasce dall’accrescimento del senso di comunità".
Mazzetti ha concluso informando che il Comune sta realizzando un bando, cofinanziato da amministrazione comunale, privati e cittadini che possa aiutare a a creare maggiore sicurezza. Nel mentre il comune di Sasso Marconi ha investito quasi 100.000 euro per migliorare la sicurezza dei cittadini, in particolare acquistando un impianto di videosorveglianza agli ingressi della città.





venerdì 4 marzo 2016

Procrastinata la riapertura della Coop di Sasso Marconi causa proteste degli umarell locali

Riporto quest'articolo dal periodico online LA GAZZETTA DEL RENO

Dopo la scongiurata cessione ai cinesi della locale coop, a Sasso Marconi non sembrano placarsi le polemiche e le preoccupazioni in merito il futuro del più grande supermercato locale.
Circa 15 giorni fa la Coop era stata chiusa per l'ampliamento dei locali, così nei giorni precedenti si era visto l'assalto all'ultimo carrello per fare incetta di scorte.
Nel corso di queste settimane il cantiere di via Amedani è stato meta di pellegrinaggio di numerosi umarell, scesi anche dalle valli circostanti, per osservare i lavori in corso e criticare - alla bisogna - gli operai impegnati a ristrutturare lo storico supermercato.
Gli umarell, a volte accompagnati da zdaure, hanno molto apprezzato i lavori e le nuove metodologie di costruzione del manufatto, tant'è che in questi giorni hanno avviato una dura protesta verso Coop Adriatica affinchè le attività non cessino ma proseguano ancora, almeno tutta la primavera, per consentire ai pensionati sassesi di passare il tempo libero in modo adeguato, visto che ormai da alcuni anni non si vedono cantieri in giro per il paese, nonostante le reiterate promesse dell'Amministrazione Comunale, la quale ha più volte affermato che a breve sarebbero partiti i lavori per il nuovo casello autostradale di Borgonuovo e il nuovo polo scolastico, che sarà realizzato appositamente vicino al Centro Anziani Casa dei campi per consentire agli umarell d'essere comodi al cantiere.
I pensionati, ormai stanchi di promesse vane, hanno deciso di riunirsi in assemblea presso il Centro Sociale e indire iniziative di sensibilizzazione, anche tramite azioni eclatanti: nella mattinata di mercoledì è stato bloccata la strada che porta a Ponte Albano e sono stati incendiati alcuni cassonetti, sputanti non si sa da dove visto che con l'annosa raccolta differenziata promossa dal sindaco non sono più presenti da anni nel territorio di Sasso Marconi. Giovedì, grazie all'aiuto di un anziano consigliere comunale coi baffi, è stato effettuato un volantinaggio a tappeto in cui è stato denunciato il degrado psicologico, morale, sociale, fisico e urbanistico di Sasso Marconi e si è interpellato il sindaco affinchè intervenga al più presto per ristabilire la calma tra la numerosa popolazione anziana. 
Nel mentre, per la giornata di sabato, è stata indetta una grande manifestazione, con partenza dal Centro Sociale Casa dei Campi, a cui hanno già aderito i principali centri sociali bolognesi (dal Labas all'ex TPO, passando per il Crash e gli anarchici dell'Atlantide).
Il sindaco Mazzetti, per placare gli animi, ha già chiesto un incontro coi rappresentanti degli anziani convocando i sindacati pensionati in municipio e creando un tavolo di crisi sul quale sono stati messi affettati e crescentine.
Pare infine che, in qualità di mediatore, sia stato chiamato il noto agitprop bolognese Danilo Masotti, il quale ha già affermato che, al proposito, farà un post su Facebook e un articolo sul Carlino Bologna. 
Per la comunità di Sasso Marconi è un'altra pesante tegola dopo la manifestazione dei profughi della scorsa estate.

giovedì 3 marzo 2016

Avanti tutta con le fusioni di comuni bolognesi ed emiliani sotto l'egida del fiume RENO

La Regione Emilia-Romagna, da circa un anno a questa parte, sta operando affinchè i comuni più piccoli si fondano tra loro per effettuare economie di scala e razionalizzare i servizi. Questa necessità nasce da numerosi fattori, in primis di tipo economico, visti anche i continui tagli che, dallo Stato centrale, ricadono sulle autonomie locali. E' inoltre anacronistico il mantenimento di municipalità che hanno poche migliaia o, addirittura, poche centinaia di cittadini. 
E' così stato avviato un percorso affinchè i comuni che hanno aspetti similari, e già condividono funzioni gestionali e organizzative, si fondano tra loro. Lo Stato e la Regione Emilia-Romagna incentivano la fusioni fornendo alle nuove municipalità un significativo allentamento del patto di stabilità e importanti finanziamenti.

Nel nostro territorio i primi comuni a fondersi sono stati quelli della Val Samoggia che da 5 sono passati ad 1. Ciò non è stato accettano in modo univoco dai cittadini e le minoranze, spesso in modo strumentale e con argomentazioni fallaci, hanno opposto resistenza, senza però spuntarla. Così, dall'anno scorso, nel comprensorio in cui è inserito anche il territorio di Sasso Marconi, vi è un nuovo comune denominato Val Samoggia che conta poco più di 30.000 abitanti.

Ma nella nostra provincia e nella nostra regione si sono realizzate e si stanno portando avanti altre fusioni. Una non distante da noi è quella che ha visto unirsi le municipalità di Granaglione e Porretta Terme che hanno preso il nome di Alto Reno Terme
Entro pochi anni, in provincia di Ferrara, si fonderanno anche i comuni di Sant'Agostino e Mirabello, che fino agli anni 50 del secolo scorso erano un'unica municipalità, poi divisa dai governi a guida democristiana per depotenziare il PCI che governava tutto quel territorio. Così, entro il 2019 avremo un altro comune che porterà il nome RENO al suo interno. Entro la fine del 2016 si farà un referendum e le proposte per il nuovo nome presentate dai Consigli dei 2 comuni ferraresi in procinto di fondersi sono: Reno, Terre del Reno, Reno Antico.

In questo periodo anche a Marzabotto si parla di fusione, alcuni sostengono con il limitrofo comune di Vergato, entrambi già condividono servizi all'interno dell'Unione dei Comuni dell'Appennino bolognese.

Ma pure nella nostra realtà locale si sta iniziando a discutere se non sia il caso di fondersi con altri comuni. Il rischio per Sasso Marconi è trovarsi a essere vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro poichè nel comprensorio in cui è inserito il nostro comune quasi tutte le municipalità (Casalecchio, Val Samoggia, Zola) sono più grandi di noi. Per cui, nel caso Monte San Pietro, che è il municipio più piccolo dell'Unione dei Comuni delle valli del Reno Lavino Samoggia, decidesse di fondersi con Zola, Sasso Marconi restasse solo, sarebbe molto problematico giacchè diverremmo il comune più piccolo dell'Unione e quello politicamente meno rilevante, cosa che - almeno in parte - è già così.