venerdì 23 settembre 2016

Elogio alle crescentine di Sasso Marconi (e alcune considerazioni sulla valorizzazione dei prodotti tipici)

Cesto di crescentine prodotte da una zdaura di Sasso Marconi
Quanto penso al comune in cui vivo la prima cosa è: Qualità di vita (e anche costo della vita). Subito dopo: le crescentine. Perchè, sebbene molti non se ne rendano conto, il territorio di Sasso Marconi si fonda sulle crescentine fritte. Chiariamo per i 'forestieri': le crescentine sono un piatto tipico dell’Emilia-Romagna che, a seconda della zona, cambia nome in gnocco fritto, torta fritta,  pizza fritta, pinzini. L'impasto delle crescentine è simile a quello del pane (anche se vi sono variabili date dalle tradizioni locali e familiari) che viene tirato con il mattarello, tagliato a losanghe e fritto. Si accompagna a salumi, formaggi molli e marmellate. Ma ci può stare anche la Nutella.
La tradizione vuole che le crescentine si friggano nello strutto. Questo tipo di fritto, se ben fatto, non è pesante, anzi le crescentine diventano anche meno unte rispetto al classico olio di semi o di palma. 
Lo stand dell'Antico Mondo nella piazzetta del mercato
A Sasso Marconi le crescentine sono un must, il cibo di strada (oggi declinato nel più anglofono: street food) che non manca mai, quando ci sono feste o una sagre, grazie all'impegno d'associazioni come Antico Mondo Contadino, Mieti & Trebbia e al giovane imprenditore locale Lorenzo Biagioni con lo stand Le crescentine di Biagio
Le crescentine, ovviamente, si trovano anche nei forni, nelle rosticcerie, nei ristoranti e negli agriturismo del territorio. Ognuno le declina a proprio modo: peculiarità nella ricetta, dimensioni (piccole come una noce, grandi quasi come la federa di un cuscino), tipo di cottura (olio o strutto). Molto spesso sono buone, anche se in qualche rara occasione - forse per la fretta, forse per risparmiare - ci si trova ad addentare qualcosa che solo vagamente ricorda le crescentine.
Tante zdaure locali preparano questo cibo in casa. L'unica controindicazione afferisce l'odore di fritto che si genera durante la cottura, tant'è che per molte signore è usuale cuocerle all'aperto per evitare d'impestare la casa.
Un momento della cottura delle crescentine di Biagio
A Sasso Marconi, sebbene le crescentine riscuotano sempre successo, servirebbe maggiore attenzione nei confronti di questa pietanza, data la bontà, la sua diffusione capillare e la tipicità. Senza nulla togliere al tartufo, ai funghi o alle ciliegie - che hanno spazi e momenti a loro dedicati - vi sono anche altri prodotti, come crescentine e vino, che meriterebbero maggiore visibilità e considerazione. 
La capacità di valorizzazione dei numerosi prodotti tipici locali può rappresentare "un elemento decisivo per lo sviluppo e il rilancio del territorio sassese, in considerazione delle importanti ricadute economiche, sociali e turistiche che esso può produrre. Attraverso la valorizzazione delle tipicità, infatti, la funzione meramente produttiva delle attività agricole e commerciali viene integrata da nuove e diverse funzioni, tra cui la tutela dell’ambiente e del territorio, la conservazione della cultura e delle tradizioni rurali, creando e ampliando spazi e luoghi interessati da nuove dinamiche di tipo economico e sociale" (cit.). 
Zdaura di Batedizzo
prepara le crescentine in garage
Nella nostra regione (incluso il territorio di Sasso Marconi) negli ultimi anni si è assistito ad una "proliferazione d'iniziative volte ad affiancare alla produzione agricola quella dei servizi (turistici, ricreativi, educativi, sociali, ecc.), anche allo scopo d'intercettare e soddisfare nuovi segmenti di consumatori interessati alla fruizione dei prodotti agricoli nei territori di produzione al fine di “immergersi” nella cultura dei luoghi e di vivere le esperienze di consumo come occasioni di arricchimento culturale e sociale" (cit.).
Al contempo, "l'affermarsi di un modello di produzione e di consumo non di massa ha rafforzato e fatto emergere l'interesse per i prodotti agro-alimentari tradizionali e tipici", dando luogo altresì al fenomeno definito da alcuni studiosi di ristrutturazione rurale: pensiamo, ad esempio, ai numerosi agriturismi che punteggiano il nostro territorio per rispondere a una nuova multifunzionalità che caratterizza le attività agricole e ricettive. 
Se le istituzioni locali, in collaborazione con il tessuto imprenditoriale e il mondo dell'associazionismo, operassero in modo ancora più incisivo e convinto per la valorizzazione e la promozione della qualità dei prodotti tipici - dai funghi al vino passando per le pietanze tipiche - mettendo ancora più al centro dell’attenzione quanto di buono si crea e si trasforma sul territorio, "si avrebbero sicuri vantaggi, non solo dagli operatori economici ma anche per le amministrazioni pubbliche le quali avrebbero un elemento centrale su cui basare una strategia complessiva di sviluppo locale che prevede anche la salvaguardia culturale delle tradizioni produttive" (cit.). 

RICETTA delle CRESCENTINE
Ingredienti
  • 500 g di farina 0
  • 50 g di strutto
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 10 g di sale fino
  • latte tiepido q.b.
  • 1 kg di strutto per friggere
Procedimento
Disponete la farina a fontana e inserite al centro lo strutto sciolto, il bicarbonato, il sale e un po’ di latte. Iniziate ad impastare aggiungendo latte a sufficienza per ottenere un impasto liscio e abbastanza sostenuto.
Fate una palla e mettetela a riposare in una ciotola coperta da un burazzo/canovaccio per mezzora. Con il mattarello tirate una sfoglia sottile (3 mm) e tagliatela a rombi di 6/7 cm di lunghezza.
In una padella abbastanza larga fate sciogliere lo strutto (o fate scaldare l’olio) e friggete un alcuni rombi alla volta 1 minuto per lato (devono essere leggermente dorati). Noterete che l’impasto a contatto con lo strutto si gonfia formando delle bolle e viene subito in superficie.
Adagiate le crescentine in un vassoio con carta assorbente e servitele calde accompagnate da affettati (ci stanno bene tutti, dal prosciutto crudo alla coppa di testa, passando per la mortadella e i ciccioli), formaggi molli (squacquerone, stracchino), marmellate e pure la Nutella. Ciò rende le crescentine un prodotto adatto dall'antipasto al dolce.

mercoledì 14 settembre 2016

A Bologna c'era un palazzo di gelato

Una volta, a Bologna, fecero un palazzo di gelato proprio sulla Piazza Maggiore, e i bambini venivano di lontano a dargli una leccatina.
Il tettto era di panna montanta, il fumo dei comignoli di zucchero filato, i comignoli di frutta candita. Tutto il resto era di gelato: le porte di gelato, i muri di gelato, i mobili di gelato.
Un bambino piccolissimo si era attaccato a un tavolo e gli leccò le zampe una per una, fin che il tavolo gli crollò addosso con tutti i piatti, e i piatti erano di gelato al cioccolato, il più buono.
Una guardia del Comune, a un certo punto, si accorse che una finestra si scioglieva. I vetri erano di gelato alla fragola, e si squagliavano in rivoletti rosa.
“Presto”, gridò la guardia, “più presto ancora!”
E giù tutti a leccare più presto, per non lasciar andare perduta una sola goccia di quel capolavoro.
“Una poltrona!” implorava una vecchiettina, che non riusciva a farsi largo tra la folla, “una poltrona per una povera vecchia. Chi me la porta? Coi braccioli, se è possibile”.
Un generoso pompiere corse a prenderle una poltrona di gelato alla crema e pistacchio, e la povera vecchietta, tutta beata, cominciò a leccarla proprio dai braccioli.
Fu un gran giorno, quello, e per ordine dei dottori nessuno ebbe il mal di pancia.
Ancora adesso, quando i bambini chiedono un altro gelato, i genitori sospirano: “Eh già, per te ce ne vorrebbe un palazzo intero, come quello di Bologna”.

Tratto da "Favole al telefono", Gianni Rodari, 1962

lunedì 12 settembre 2016

Fira di Sdaz di Pontecchio Marconi ovvero "una grande festa popolare, un momento d'aggregazione irrinunciabile per grandi e piccini, un'occasione per conoscere le tradizioni enogastronomiche dell'appennino, un rituale vivace in cui mescolano colori, suoni, sapori della cultura contadina". 
Ho preso in prestito le azzeccate parole di Silverio Ventura, presidente dell'Associazione Fiera di Pontecchio, poichè mi sembrano la chiosa ideale per descrivere, soprattutto con le immagini a corredo di questo post, quella che a ragione può essere definitiva la quintessenza della storia locale. Se si desidera conoscere questo territorio, chiuso tra gli Appennini e la città di Bologna, una gita alla Fira di Sdaz è d'obbligo. La kermesse si tiene da sempre a cavallo dell'8 settembre e, nei sui 343 anni di storia, non è mai accaduto che sia stata sospesa, neppure durante i tempi bui del secondo conflitto mondiale. Quest'anno l'apertura si è tenuta proprio l'8 settembre, puntale, ad animare il borgo e la corte del cinquecentesco Palazzo de’ Rossi, a Pontecchio. 
Passano gli anni ma la Fiera di Pontecchio conserva intatto un fascino che ci riporta indietro nel tempo, alle tradizioni popolari e alle origini contadine delle genti di Sasso Marconi. 
Prendendo ancora a prestito le parole di Ventura, egli descrive come si sia evoluta negli anni la Fiera: "Una volta andare alla Fira di Sdaz era l’occasione per approvvigionarsi di utensili per la vendemmia, festeggiare il raccolto, acquistare il bestiame e vendere i propri prodotti. Da allora tante cose sono cambiate, ma la manifestazione continua ad essere un importante momento di aggregazione per la gente del luogo e per tanti visitatori (record di presenze: 35.000 nel 2014) e un’occasione per immergersi tra i colori, i suoni e i sapori della cultura contadina, proprio come un tempo".
Anche quest'anno la Fiera si è aperta nel rispetto della tradizione più autentica giovedì 8 settembre, quando Palazzo de’ Rossi ha assunto le sembianze di un borgo rinascimentale ospitando una rievocazione storica in costume con tanto di cena medioevale a lume di candela nel suggestivo contesto del borgo rischiarato dalle torce e popolato da nobildonne, gentiluomini e gente del contado: un’occasione unica per calarsi nell’atmosfera del ‘600, quando la Fiera muoveva i primi passi proprio qui, a Pontecchio, secondo un copione destinato a riproporsi nei secoli.
Nel corso dei 4 giorni sono stati ospitati nell'area artisti, artigiani, bancarelle con prodotti per la casa, il giardino, la cantina e i caratteristici setacci (gli“sdaz”), assaggi golosi di prodotti locali, curiosità e intrattenimento dal mattino a tarda sera. 
La 343ª Fìra di Sdaz ha proposto alcune novità, tra cui uno spazio tematico dedicato allo street food e una birreria con ristoro aperta dal mattino a notte fonda, abbinata ad un’area ristorante (gestito da volontari dell'associazione fiera di Pontecchio) da 350 posti, con nuovi sapori e prodotti tipici.
Tra le novità dell’edizione 2016 c’è stato il concorso a premi “Fornai per un giorno”, che ha premiato le migliori pagnotte preparate con la farina integrale Colle Ameno. Questa farina è un prodotto naturale a Km 0, ricavato da grano antico tenero "Verna". Un'esperienza significativa promossa dal gruppo25aprile*, con la partecipazione di vari sodalizi locali.
Molto belle, interessanti e anche coinvolgenti le iniziative relative la Fattoria, all’interno dell’Area Agricola, dove sono stati riproposti gli antichi mestieri contadini, gli animali domestici, i banchi dei produttori agricoli e le esibizioni dei campanari dell'Associazione Beata Vergine di San Luca. 
Numerosi gli spazi dedicati alle associazioni con il Circolo Filatelico G. Marconi e Gruppo di Studi Progetto 10 Righe (impegnate in promozione e conservazione della storia locale), gli Arceri della Rupe, il Sasso Marconi Calcio, la scuola materna Grimaldi. Senza contare i volontari del C.S.P. Pontecchio che gestivano il parcheggio della Fiera per aiutare a finanziare le attività della loro polisportiva.
Il 10 settembre si è tenuta la Pedalata dell’antica Fiera, con gare di e-bike e mountain-bike a coppie in staffetta, a cura dell’MTB “La Rupe”. 

Infine la domenica c'è stato il grande raduno (l'ottavo) di trattori Tractor Sdaz che ha chiuso la manifestazione con prove di aratura, dimostrazione di trebbiatura del grano, giochi contadini nell’aia e il concorso di bellezza Miss Tractor Sdaz.

*: nel bando 2015 dell’Istituto per i Beni Culturali dell’Emilia Romagna Giovani per il Territorio, che ha visto tra i vincitori il gruppo25aprile di Sasso Marconi con il progetto “Colle Ameno: le radici di un futuro”, finalizzato a valorizzare Colle Ameno facendo conoscere i principali aspetti di interesse nella storia di questo luogo. Il progetto è dedicato all’attività di panificazione esistita nel ‘700 a Colle Ameno dove, tra le tante attività artigianali, artistiche e commerciali del Borgo, c’era un negozio di granaglie attrezzato con un forno per la cottura del pane (bianco e nero). L’obiettivo era quello di far conoscere questa antica attività e renderla nuovamente attuale nel rispetto della lavorazione di un tempo. Ecco allora che nell’autunno scorso, presso il fondo di Cà del Bosco, la Cooperativa Sociale “Copaps” ha seminato un grano antico, il “Verna”. Dopo la mietitura avvenuta un paio di mesi fa, il grano è stato macinato a pietra dal Mulino Ferri di Borgonuovo. E’ nata così la farina integrale Colle Ameno: un prodotto di buona qualità, ricavato da grano coltivato biologicamente sul territorio di Sasso Marconi.

mercoledì 31 agosto 2016

Una Mollica buona buona

L'ingresso del forno
Sasso Marconi è incluso in quel territorio - l'Emilia-Romagna - rinomato per avere la cucina migliore al mondo. Questo sia per la qualità di ciò che si produce (carne, formaggi, verdura, frutta), sia per la capacità di trasformare ciò che la natura offre. Sasso Marconi, come rilanciato più volte in questo blog, è una cittadina dove abbondano - sia tra i privati, sia in ambito ristorativo - amore e dedizione per il cibo e la buona tavola: è sufficiente avere una zdaura a cui rivolgersi e s'avrà modo d'assaggiare prelibatezze tipiche (tortellini, passatelli, arrosti, ecc.) che difficilmente potreste trovare anche in ristoranti di qualità. Sasso Marconi ospita sul suo territorio numerosi agriturismi e ristoranti, molti di pregio e uno in particolare (il Ristorante Marconi di Aurora e Massimo Mazzucchelli) riconosciuto come vera eccellenza gastronomica, non solo a livello locale ma nazionale. I Fratelli Mazzucchelli con il preziosissimo contributo di Francesca Zagato (che si occupa della preparazione del pane e dei lievitati) alcune settimane fa hanno aperto Mollica, un innovativo progetto in grado di coniugare tradizionale e contemporaneo, dando vita ad un'offerta che non ha eguali nella valle del Reno e non solo. Definirlo forno è sicuramente riduttivo, ma anche caffetteria, wine bar, pizzeria o pasticceria non rendono l'idea. Mollica è un mix di stili, inseriti in un ambiente caldo e accogliente, che offre pane, colazioni e pizze di elevatissima qualità.
Chi mi conosce sa della mia passione per farinacei e affini per cui non potevo non provare questo nuovo locale a pochi passi da casa (circa 3 km dal centro di Sasso Marconi in direzione Casalecchio). In questi ultimi scampoli d'estate, io e la mia signora, abbiamo eletto Mollica come nostro luogo ideale per la colazione prima di recarci al lavoro.
Pan dolce con farcitura di crema pasticcera
cappuccino e caffè (torrefazione Lelli)
Il forno visto dall'interno
Abbiamo così scoperto che Mollica ha un menù flessibile e in grado di soddisfare sia i golosi - come il sottoscritto - che coloro che cercano bontà ma anche leggerezza e salubrità. Pane e derivati essendo preparati con farine di ottima qualità e lievito madre non gonfiano, nè appesantiscono, lasciando però il giusto senso di sazietà. Inoltre, per chi si reca a colazione, vi sono proposte particolari che non si trovano nelle tradizionali caffetterie o pasticcerie, ad esempio: pane burro e marmellata (di fichi o al gelsomino) oppure, per coloro che gradiscono il salato, panini al grana farciti sul momento con ottimo prosciutto cotto. Una menzione speciale per le creme che farciscono i pan dolci: delicate, freschissime, talvolta arricchite con particolari fragranze (ad esempio al cardamomo).
Cappuccino e panino con gocce di cioccolato farcito con crema al cioccolato
Insomma, ciò che scrivono i fratelli Mazzuchelli sul sito web della loro bakery corrisponde a quanto realmente potrete apprezzare recandovi al locale di via Porrettana: "Al mattino potrete gustare una fetta di torta o una crostatina da infilare nel cestino della merenda di vostro figlio o prendere un caffè per caricarvi prima di iniziare la giornata". E anche i prezzi - aggiungo  io che ormai me ne intendo (in qualità d'assiduo utente) di forni, caffetterie e pasticcerie - non sono più elevati di altri locali, anzi per dirla tutta alcuni prodotti hanno prezzi più bassi. 
Fette di pan brioches accompagnate da burro e marmellata ai fichi
Particolare del banco dei prodotti per la colazione
Pizza e Focaccia
Mollica non è solo un luogo per amene colazioni poichè già all'apertura (alle 7 di mattina) trovate sul banco dei lievitati  (ovviamente con pasta madre) pane fresco appena sfornato di varie tipologie: dal comune all'integrale, passando per pani speciali come quello alle carrube. Non mancano pizza e focacce, quest'ultima veramente notevole per fragranza e leggerezza.
Alcune tipologie di pane presenti sul banco dei lievitati
Nel pomeriggio, ad orario di aperitivo, si possono assaggiare - accompagnate con una buona birra artigianale o un calice di vino - altre prelibatezze salate.

Dalle 19 si può gustare la pizza da asporto o da consumare in uno dei (per la verità pochi ) tavoli all'interno del locale. 
La pizza è qualcosa di veramente notevole. Se pani, focaccia e colazione sono ad un livello ottimo, per quanto riguarda la pizza tonda del Forno Mollica è possibile affermare che difficilmente avrete modo di provarne d'eguali. Tecnica e materie prime, dalle farine per gli impasti, agli ingredienti per i condimenti, spingendosi poi a toccare tutti gli altri prodotti che compongono il variegato panorama delle farciture. Abbiamo provato due pizze, una bianca (stracciatella e prosciutto cotto al forno) e l'altra classica (pomodoro e mozzarella con farcitura alle melanzane). 
Le abbiamo accompagnate con Chinotto Paoletti ma per i più esigenti c'è una selezione di vini e birre artigianali notevoli. 

Mini crema bruciata al limone e vaniglia. Un piccolo dessert per chiudere in dolcezza la serata

giovedì 4 agosto 2016

Bologna d'agosto

Nel mese d'agosto, con la chiusura dell'Università, di molte fabbriche, d'uffici e attività commerciali, Bologna tende a svuotarsi.
In questo periodo dell'anno la città risplende d'una luce nuova e - a mio parare - risulta molto più vivibile. Sicuramente è più tranquilla.
E' bello passeggiare nelle vie del centro storico, fare un bagno di sole nelle sue piazze e poi trovare ristoro all'ombra dei portici dove s'infila il vento a rendere più piacevole le passeggiate.
Agosto, se non si hanno pretese di shopping e mangiare nei numerosi ristorante che affollano il centro, è il mese ideale per scoprire la città e viverla in modo diverso dagli altri 11 mesi dell'anno.
Basilica di San Petronio
Via Orefici
Piazza Maggiore
Via Zamboni vista dal portico del Teatro Comunale
Sempre via Zamboni
Portico del Pavaglione
Piazza VIII Agosto

mercoledì 27 luglio 2016

Metti una sera a Colle Ameno a mangiare pastasciutta, discutere e festeggiare

Il 25 luglio del 1943 cadde il regime fascista di Benito Mussolini e per l'Italia iniziò una nuova fase della propria storia. In quell'occasione la famiglia Cervi, agricoltori della bassa reggiana che vivevano nel podere dei Campi Rossi a Praticello di Gattatico, decisero di festeggiare questo evento con una grande pastasciuttata in piazza a Campegine. Nonostante la caduta di Mussolini il fascismo continuò a imperversare in quelle terre e, insieme agli alleati nazisti, si vendicò contro la numerosa famiglia di Alcide.  Nell'autunno l'anziano padre e i 7 figli maschi furono arrestati e, poco prima della fine dell'anno, i 7 giovani uomini vennero fucilati dai soldati tedeschi. Poche settimane dopo,  per il dolore,  morì la madre Genoveffa Cocconi. Il padre Alcide,  insieme alle figlie e ai nipoti,  mantenne vivo il ricordo e grazie anche al supporto di tanti (partiti, Anpi, istituzioni, sindacati, associazioni e semplici cittadini) operò negli anni a venire affinchè il sacrificio dei 7 figliuoli facesse crescere consapevolezza in merito i temi della pace, dell'antifascismo e della necessità di ricordare per non ripetere gli errori e gli orrori del passato. Nel corso di questi anni Casa Cervi è diventata un punto di riferimento internazionale per la conservazione della memoria storica, non solo sui temi del fascismo ma anche su quelli relativi la civiltà contadina.
Lunedì 25 luglio 2016 all'interno della storica cornice del Borgo di Colle Ameno è stata promossa (per il sesto anno consecutivo) una pastasciuttata antifascista a cura di ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) e Gruppo25aprile, in collaborazione con il Comune di Sasso Marconi, Libera Lavino-Samoggia, Slow Food, la Camera del Lavoro Metropolitana - sezione di Casalecchio di Reno, alcune associazioni del territorio e il contributo di sponsor privati (tra cui Alleanza Coop 3.0, che ha fornito la pasta di “Libera Terra”, proveniente dai terreni confiscati alla mafia e utilizzata nell’occasione).
L'ingresso del Borgo di Colle Ameno come si presentava la sera del 25 luglio
La giornata è iniziata con un reading di poesia a cura de “Le Voci della Luna” e la presentazione del numero 65 della rivista omonima dedicata alla poesia eco-solidale e civile, all'arte e alle scritture collettive. 
Alle 19:00, per chi lo desiderava, c'è stata la possibilità di visitare il Borgo settecentesco e l’Aula della Memoria accompagnati dalla guida Annarita Degli Esposti.
Uno scorcio del pubblico all'interno del borgo

Visita guidata al borgo di Colle Ameno
Il banchetto dell'associazione Le Voci della Luna 
Un'altra  immagine dello stand dell'associazione Le Voci della Luna
Alle 19.30 i volontari hanno dato vita alla distribuzione gratuita della pastasciutta (ma era presente anche un punto ristoro con crescentine e tigelle). 
La partecipazione è stata grande, ancora maggiore rispetto alcune delle edizioni precedenti, in un'ambiente accogliente e di grande serenità. Un aspetto non di poco conto se pensiamo al momento storico in cui viviamo. Invece, all'interno del borgo, la serenità e l'amicizia permeavano i partecipanti che socializzavamo tra loro - complice anche la disposizione dei tavoli e le modalità di servire la pasta - si mescolavano in un chiacchiericcio diffuso, in discussioni interessanti che non afferivano solo la quotidianità del vivere ma anche temi importi sia di carattere locale), sia di carattere nazionale ed internazionale.
In definitiva la pastasciuttata s'è svolta in un contesto amichevole e fraterno non facile incontrare oggigiorno.
Partecipanti in attesa di ritirare il coperto e sedersi a mangiare la pasta antifascista
Distribuzione della pasta a cura di Ghino Collina
Il pubblico antifascista 
Il bar curato dai volontari dell'Anpi di Marzabotto 
Alcune volontarie dell'Anpi di Sasso Marconi che si occupavano della cassa
Nel corso della serata il pubblico ha continuato a fluire alle festa
Uno scorcio dei banchetti delle associazioni presenti alla serata (Libera, ANPI, Emergency, CGIL)
Numerosi rappresentanti delle istituzioni hanno partecipato all'incontro, tra questi il sindaco di Sasso Marconi Stefano Mazzetti insieme all'assessore Renzo Corti (come si vede nell'immagine sopra) e a numerosi consiglieri comunali di maggioranza. Erano quindi presenti il sindaco di Marzabotto Romano Franchi, l'assessore di Casalecchio Massimo Masetti e l'eurodeputata Elly Schlein.
Un selfie dell'Europarlamentare Schlein
Il pannello di presentazione dell'Aula della memoria di Colle Ameno
Per tutta la serata è stato possibile visitare le mostre “Le Madri Costituenti” (a cura dell’ANPI Provinciale di Bologna) e “Curiamo la nostra memoria. Noi ancora al vostro fianco” (una retrospettiva fotografica di Carlotta Gamberini).
Pannello della mostra dedicata alle donne costituenti
Il decalogo delle staffette partigiane per ridurre il rischio di cattura
Un altro pannello della mostra sulle donne e la Costituzione
Un momento di balli popolari nel parco di Colle Ameno a cura dell’associazione “I Biasanòt"
Il grande striscione esposto nel parco del Borgo di Colle Ameno