martedì 27 giugno 2017

37esimo anniversario della strage di Ustica

Il 27 giugno 1980 un aereo della compagnia Itavia s'inabissò nel mare vicino l'isola di Ustica. A bordo 81 persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio. 
Il vettore era partito dall'aeroporto "G. Marconi" di Bologna alle 20:08 ed era diretto a Palermo. Il volo si svolge regolarmente fino all'ultimo normale contatto radio tra il velivolo e "Roma controllo" avvenuto alle 20:58. Alle 21:04, chiamato per autorizzare l'avvio della fase di atterraggio su Palermo, il DC9 non risponde. Alle 21:25 si avviano le operazioni di ricerca.
Durante la notte, diversi aerei, elicotteri e navi percorrono invano il tratto di mare sul quale si sono perse le tracce dell'aereo, soltanto all'alba un elicottero avvista una chiazza oleosa tra le isole di Ustica e Ponza, segue il rinvenimento d'oggetti e corpi umani. Di questi ne saranno recuperati 38.
Le indagini che furono avviate dalle Procure di Palermo e Roma e dal Ministero dei Trasporti, considerarono le ipotesi di cedimento strutturale, di una attentato con bomba a bordo, di una collisione in volo, oppure di un missile. La prima ipotesi sarebbe presto caduta, la commissione ministeriale chiude i propri lavori escludendo il cedimento strutturale, ma il sospetto che si era diffuso sulla cattiva manutenzione dell'aereo aveva portato alla chiusura - l'anno successivo la tragedia - della compagnia Itavia. 


Sulla vicenda scese il silenzio fino al 1986 quando, dopo un'inchiesta giornalistica che indicava il DC9 quale vittima di un'azione militare, un gruppo di politici ed intellettuali si rivolgeva con un appello al Presidente della Repubblica perchè "qualsiasi dubbio, anche minimo, sull'eventualità di un'azione militare lesiva di vite umane e di interessi pubblici primari fosse affrontato".
Nel 1988  nacque l'associazione dei parenti vittime della strage di Ustica per iniziativa di Daria Bonfietti - sorella di una delle vittime.
Ne seguirono due importanti effetti: con due successive campagne di recupero - svolte a 3.700 metri di profondità, nel 1987 e nel 1991, furono recuperati il 96% dei resti dell'aereo. Qundi la vicenda divenne oggetto della Commissione parlamentare che si occupa di stragi. Quest'ultima giunse a segnalare comportamenti di militari, in servizio presso alcuni centri radar, volti ad occultare ciò che era avvenuto quella sera nei cieli del mar Tirreno.
Nel 1992 i vertici dell'Aeronautica militare furono accusati di alto tradimento perchè "dopo aver omesso di riferire alle autorità politiche e a quella giudiziaria le informazioni concernenti la possibile presenza di traffico militare, l'ipotesi di un'esplosione coinvolgente il velivolo e i risultati dei tracciati radar, abusando del proprio ufficio, fornivano alle Autorità politiche informazioni errate". Gli imputati furono prosciolti per prescrizione nel 2004, e all'inizio del 2007 assolti dalla Cassazione.
Nel 1999 il giudice Rosario Priore affermò che l'incidente "del DC9 era occorso a seguito di azione militare di intercettamento". Il DC9 era coinvolto in una azione militare nel corso della quale un missile ne aveva causato la caduta.
L'ipotesi di una bomba collocata a bordo, per lungo tempo andata avanti insieme a quella del missile, si rivelò solo un'operazione di depistaggio.

Anche la satira, nel corso degli anni, ha voluto dire la sua in merito quest'atroce vicenda. Numerosi disegnatori e giornalisti sono intervenuti, con sarcasmo o ironia, per mettere a nudo l'ipocrita situazione creatasi a seguito della strage, dei tentativi d'insabbiamento e depistaggio occorsi negli anni.



Tutte le immagini a corredo del post sono state scattate da me un paio di settimane fa all'interno ed all'esterno del museo per la Memoria di Ustica. Il museo, fortemente voluto dall'Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, è stato aperto il 27 Giugno 2007 e si trova in via di Saliceto n. 3/22 presso gli ex Magazzini ATC di Bologna.