venerdì 14 luglio 2017

Festa Campagnola Tignano (Sasso Marconi): un ritrovo unico per fresche serate estive

Ogni anno nei fine settimana di luglio si tiene una festa speciale, un pò particolare, organizzata dai volontari e dalle volontarie del PD di Sasso Marconi: è la festa campagnola di Tignano.
In una location unica in mezzo agli appennini bolognesi, una kermesse che sa d'antico, di quando si festeggiava sull'aia, in mezzo ai filari di viti e frutta.

Tre fine settimana
Da giovedì 13 a domenica 16
Da giovedì 20 a domenica 23
Da giovedì 27 a domenica 30 luglio

Cucina locale e di pesce
Ballo liscio
Tanto fresco






martedì 27 giugno 2017

37esimo anniversario della strage di Ustica

Il 27 giugno 1980 un aereo della compagnia Itavia s'inabissò nel mare vicino l'isola di Ustica. A bordo 81 persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio. 
Il vettore era partito dall'aeroporto "G. Marconi" di Bologna alle 20:08 ed era diretto a Palermo. Il volo si svolge regolarmente fino all'ultimo normale contatto radio tra il velivolo e "Roma controllo" avvenuto alle 20:58. Alle 21:04, chiamato per autorizzare l'avvio della fase di atterraggio su Palermo, il DC9 non risponde. Alle 21:25 si avviano le operazioni di ricerca.
Durante la notte, diversi aerei, elicotteri e navi percorrono invano il tratto di mare sul quale si sono perse le tracce dell'aereo, soltanto all'alba un elicottero avvista una chiazza oleosa tra le isole di Ustica e Ponza, segue il rinvenimento d'oggetti e corpi umani. Di questi ne saranno recuperati 38.
Le indagini che furono avviate dalle Procure di Palermo e Roma e dal Ministero dei Trasporti, considerarono le ipotesi di cedimento strutturale, di una attentato con bomba a bordo, di una collisione in volo, oppure di un missile. La prima ipotesi sarebbe presto caduta, la commissione ministeriale chiude i propri lavori escludendo il cedimento strutturale, ma il sospetto che si era diffuso sulla cattiva manutenzione dell'aereo aveva portato alla chiusura - l'anno successivo la tragedia - della compagnia Itavia. 


Sulla vicenda scese il silenzio fino al 1986 quando, dopo un'inchiesta giornalistica che indicava il DC9 quale vittima di un'azione militare, un gruppo di politici ed intellettuali si rivolgeva con un appello al Presidente della Repubblica perchè "qualsiasi dubbio, anche minimo, sull'eventualità di un'azione militare lesiva di vite umane e di interessi pubblici primari fosse affrontato".
Nel 1988  nacque l'associazione dei parenti vittime della strage di Ustica per iniziativa di Daria Bonfietti - sorella di una delle vittime.
Ne seguirono due importanti effetti: con due successive campagne di recupero - svolte a 3.700 metri di profondità, nel 1987 e nel 1991, furono recuperati il 96% dei resti dell'aereo. Qundi la vicenda divenne oggetto della Commissione parlamentare che si occupa di stragi. Quest'ultima giunse a segnalare comportamenti di militari, in servizio presso alcuni centri radar, volti ad occultare ciò che era avvenuto quella sera nei cieli del mar Tirreno.
Nel 1992 i vertici dell'Aeronautica militare furono accusati di alto tradimento perchè "dopo aver omesso di riferire alle autorità politiche e a quella giudiziaria le informazioni concernenti la possibile presenza di traffico militare, l'ipotesi di un'esplosione coinvolgente il velivolo e i risultati dei tracciati radar, abusando del proprio ufficio, fornivano alle Autorità politiche informazioni errate". Gli imputati furono prosciolti per prescrizione nel 2004, e all'inizio del 2007 assolti dalla Cassazione.
Nel 1999 il giudice Rosario Priore affermò che l'incidente "del DC9 era occorso a seguito di azione militare di intercettamento". Il DC9 era coinvolto in una azione militare nel corso della quale un missile ne aveva causato la caduta.
L'ipotesi di una bomba collocata a bordo, per lungo tempo andata avanti insieme a quella del missile, si rivelò solo un'operazione di depistaggio.

Anche la satira, nel corso degli anni, ha voluto dire la sua in merito quest'atroce vicenda. Numerosi disegnatori e giornalisti sono intervenuti, con sarcasmo o ironia, per mettere a nudo l'ipocrita situazione creatasi a seguito della strage, dei tentativi d'insabbiamento e depistaggio occorsi negli anni.



Tutte le immagini a corredo del post sono state scattate da me un paio di settimane fa all'interno ed all'esterno del museo per la Memoria di Ustica. Il museo, fortemente voluto dall'Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, è stato aperto il 27 Giugno 2007 e si trova in via di Saliceto n. 3/22 presso gli ex Magazzini ATC di Bologna.  

lunedì 1 maggio 2017

Che fatica fare satira

La satira costituisce la più graffiante delle manifestazioni artistiche. Basata su sarcasmo, ironia, trasgressione, dissacrazione e paradosso, verte preferibilmente su temi di attualità, scegliendo come bersaglio privilegiato i potenti di turno. Anzi, più in alto si colloca il destinatario del messaggio satirico, maggiore è l’interesse manifestato dal pubblico. Quella politica, infatti, è di gran lunga il tipo di satira che raccoglie maggiore interesse e consenso tra i cittadini.
Essendo una forma d’arte, il diritto di satira trova riconoscimento nell’Articolo 33 della Costituzione, che sancisce la libertà dell’arte. Ma è una forma d’arte particolare. Il contenuto tipico del messaggio satirico è lo sbeffeggiamento del suo destinatario. La satira mette alla berlina il personaggio al di sopra di tutti, l’intoccabile per definizione. Esalta i difetti dell’uomo pubblico ponendolo sullo stesso piano dell’uomo medio. Da questo punto di vista, la satira è un formidabile veicolo di democrazia, perché diventa applicazione del principio di uguaglianza. Non a caso è tollerata persino nei sistemi autoritari, fortemente motivati a mostrare il volto “umano” del regime.

Nell’enciclopedia Treccani per “Satira "si intende la ”Composizione poetica che rivela e colpisce con lo scherno o con il ridicolo concezioni, passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo”. 

Il dizionario Garzanti ci fornisce invece questa descrizione: “genere letterario che ritrae con intenti critici e morali personaggi e ambienti della realtà e dell’attualità, in toni che vanno dalla pacata ironia alla denuncia, all’invettiva più acre”. 

Dall’attentato al giornale satirico francese Charlie Hebdo spesso e volentieri è capitato di imbattersi in definizioni arbitrarie di satira, mistificandone anche il ruolo: nel descriverla, comune a molte persone è l’utilizzo del termine “sottile”. Molti reputano che questa debba unicamente essere “sottile”, cioè debba provocare il riso e la denuncia sociale attraverso una non meglio precisata eleganza e uno stile che non debba mai cedere al volgare o alla sfrontatezza. 

La teoria largamente diffusa quindi, secondo la quale la satira non può essere sporca, brutta e cattiva, contrasta con la sua definizione immanente. La satira può essere sottile, così come può anche essere sprezzante, sconcia e pesante.

Il timore più grande che si nutre attorno al riconoscimento di un’incondizionata libertà di satira è che dietro di essa si possano in realtà celare le più ributtanti e feroci ingiurie contro la persona, tutt’altro che innocue e gioconde, lesive della dignità e della reputazione altrui. La giurisprudenza è sovente intervenuta in merito al sottile, evanescente confine tra satira e diffamazione. I suoi contributi sono così numerosi che l’argomento meriterebbe una trattazione esclusiva e da chi è più esperto del sottoscritto per essere esaustivi.

Il gradimento e il margine di “tollerabilità” della satira variano da persona a persona, pensare quindi che ci siano dei limiti assoluti, invalicabili della stessa significa commettere un errore di valutazione. In molti (compreso lo scrivente) hanno manifestato profondo disprezzo per la vignetta di Charlie Hebdo su Amatrice perché quest’ultima utilizzava un argomento tabù, la morte, per provocare il riso. 

Si può fare satira su tutto e su tutti, anche sulle vittime, purché il bersaglio non siano loro. Così come non è satira una battuta su un gay che si suicida a causa di bullismo nei suoi confronti. Qui però mi pongo una domanda a cui non ho trovato ancora una risposta: chi è considerato vittima dalla società? Se nell'infelice battuta del periodico francese Chiarlie Hebdo sui morti di Amatrice non sorgono dubbi a riguardo, per altre categorie di soggetti il problema si pone eccome. E’ vittima il gay, la donna, il nero, l’immigrato quando su di essi si fa satira, in assenza di particolari soprusi su di essi? Tutte categorie in un certo qual modo tutelate maggiormente dalla società contemporanea, tutte categorie ove la satira, nella maggior parte dei casi produce solo un suo accorato rigetto da parte dei più. Perché, per esempio,il ragazzo credente che si offende per la satira sulla sua religione è tacciato di bigottismo, mentre il ragazzo che fa satira sui gay deve esser considerato necessariamente un omofobo (che magari non è, anzi, magari li difende)?
Insomma a volte la satira fa schifo, fa vomitare, ci fa piangere di rabbia come nel caso di Charlie Hebdo sul terremoto ad Amatrice. Abbiamo la libertà di leggerla, perché chi l'ha fatta ha avuto la libertà di produrla e di pubblicarla. Abbiamo la libertà di non leggerla o di insultarla ma - purtroppo - questo non ci riporterà indietro le quasi trecento vittime. Non poterla leggere significherebbe essere sotto uno stato fascista, non libero, dominato da dittatori, che siano essi solamente politici o a sfondo religioso. E questa doppia libertà, di creare e di criticare è alla base di quello che siamo oggi. E allora non è la satira, bellezza. È la democrazia, bellezza. E se non l'accettiamo allora che si torni alle marcette del sabato mattina.

mercoledì 26 aprile 2017

Festa Unità Parco del Chiù 2017 @ Pontecchio Marconi di Sasso Marconi

Benvenuti anche quest'anno a Pontecchio, al Parco del Chiù, alla Festa de l’Unità organizzata dal PD di Sasso Marconi e Monte San Pietro.

Numerose le Novità: tutte le domeniche troverete SAPORI e SAPERI, il mercatino di prodotti tipici locali, artigianato e collezionismo. 
Per bambini e famiglie si terrà il PARTY SULL’ERBA. Giochi nel prato si alterneranno nelle varie domeniche pomeriggio: artisti di strada, giocolieri, gonfiabili, giochi dell’aia con ottimi gelati “La Baracchina” di Sasso Marconi ... e le CRESCENTINE calde.

Tutte le sere Ristorante aperto e le domeniche anche a pranzo

PROGRAMMA DELLE DOMENICHE POMERIGGIO:
  • Tutte le domeniche in giro per la Festa il Carretto dei Gelati “La Baracchina”via Ponte Albano.
  • Domenica 21 Maggio ore 15,00, la Compagnia “Bubble on Circus” presenta Mate de Remate, uno spettacolo di umorismo, giocoleria, equilibrismo e bolle di sapone, seguirà animazione. 
  • Le altre Domeniche vi saranno animazioni della Balena Bianca e di altre associazioni locali.
Anche lo sport avrà il suo spazio con la classica Corri Bologna

Non mancherà la balera con ballo liscio

Si ricorda infine che la Festa quest’anno è attrezzata per accogliervi anche in caso di brutto tempo

giovedì 13 aprile 2017

Coesione sociale e aiuto tra vicini per contribuire a prevenire i crimini e creare senso di fiducia: report dell'incontro sul controllo di vicinato a Sasso Marconi

Mercoledì 12 Aprile, presso il Salone delle Decorazioni del Borgo di Colle Ameno (Pontecchio Marconi), si è tenuto un partecipato incontro pubblico aperto a tutti i cittadini, le associazioni e le aziende interessate, per presentare il Controllo del Vicinato, progetto di sicurezza urbana di prossima attuazione a Sasso Marconi. 
L’incontro, promosso dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’Associazione nazionale “Controllo del vicinato”, i Carabinieri e la Polizia Municipale, è stato occasione per conoscere meglio obiettivi, modalità di funzionamento e tempi d'attivazione del progetto, finalizzato a prevenire e disincentivare i comportamenti illegali attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e la cooperazione con le Forze dell’Ordine.

L'iniziativa è stata introdotta dal sindaco di Sasso Marconi, Stefano Mazzetti, che ha sinteticamente parlato delle azioni messe in campo dal comune e ha citato una precedente iniziativa, tenutasi lo scorso febbraio in municipio, promossa in collaborazione con un gruppo di un gruppo di cittadini che, spontaneamente, sull'applicazione di instant messaging Whatsapp ha dato vita ad una chat sul tema della sicurezza.
L’idea del controllo di vicinato ha spiegato Mazzetti "è un modello di prevenzione, un modello di comunità che vuole coinvolgere il più possibile i cittadini, renderli attivi e partecipi per quanto concerne l’osservazione del territorio in cui vivono". A quindi aggiunto: "questa sera si fa per la prima volta comunità sul tema della sicurezza: è un problema collettivo e non individuale che va affrontato insieme". 
"Il tentativo del controllo di vicinato è questo” ha affermato il sindaco, “e in quanto tentativo richiede grande attenzione e partecipazione, consci che è un tentativo complesso e complicato”. Un tema che afferisce la sicurezza ma anche di ritrovare il rapporto con i vicini, le persone che abitano in prossimità.
Il primo cittadino, prima di passare la parola agli ospiti, ha tracciato il percorso della serata: i relatori racconteranno un’esperienza reale, che è quella di Castelfranco Emilia nel modenese. Successivamente, in base alle domande dei partecipanti, sarebbero intervenute le Forze dell’ordine per fornire ragguagli e/o approfondire alcuni aspetti emersi nel corso della serata.

Il primo intervento è stato quello di Giovanni Gargano (Assessore alla Sicurezza, Comune di Castelfranco Emilia): ha iniziato spiegando come il tema che in senso lato si definisce sicurezza in senso pratico incide sulla qualità e lo stile di vita. Ha quindi presentato l’esperienza di Castelfranco Emilia che, tra i primi comuni in Emilia-Romagna, ha cercato d'affrontare il tema della sicurezza in un’ottica di coesione di comunità e vicinato. Successivamente ha spiegato i presupposti del controllo di vicinato: un reato avviene quando vi sono una concomitanza di diversi fattori: deve esserci un malintenzionato, una preda (un obiettivo) ma anche la mancanza o la carenza di un controllore, che non dev’essere inteso come l’assenza di forze dell’ordine. Quando ci sono tutte le condizioni è più facile che un reato avvenga. Eliminando uno di questi (cattivo controllore) e se i vicini lavorano insieme per ridurre appetibilità degli obiettivi, eliminando le proprie vulnerabilità ambientali e comportamentali, i furti e tanti altri reati occasionali possono essere limitati.
L’assessore ha asserito che un buon vicino è il miglior ausilio alla prevenzione. i reati d'occasione sono frutto più del momento specifico, favoriti dalla noncuranza e della negligenza; "i nostri occhi e le nostre orecchie – uniti al buon senso – sono gli strumenti di prevenzione più importanti per fare comunità".
Questo anche perché
In sintesi cos’è il controllo di vicinato? "Uno strumento di prevenzione che presuppone la partecipazione attiva dei cittadini, residenti in una determinata zona, con la partecipazione delle forze dell’ordine e della polizia municipale. Fare controllo di vicinato significa promuovere sicurezza urbana attraverso la solidarietà tra i cittadini".
Gli obiettivi sono di contribuire all’attività di prevenzione e controllo di territorio, accrescere la consapevolezza dei cittadini alle problematiche di territorio ed il livello di dei propri beni con piccole cautele e misure di difesa passiva; promuovere la sicurezza partecipata attraverso la reciproca attenzione ed il vicinato solidale; favorire coesione sociale.
Come si può riconoscere: a Castelfranco hanno messo dei cartelli straladi (segnaletica) che indicano un controllo capillare e costante da parte dei cittadini che sanno capire le informazioni da rilevare per comunicare in diretta, in modo appropriato sulla base di precise nozioni e metodologie coordinate con le forze dell’ordine. Detto in due parole: PRESTARE ATTENZIONE.
Guardiamo fuori è stata l'esortazione dell'assessore alla sicurezza di Castelfranco: quando suona un allarme,
quando si sentono rumori e suoni sconosciuti, quando si sentono voci sconosciute, quando svolgiamo attività quotidiane, quando i cani nostri o dei nostri vicini abbaiano. Anche i commercianti possono diventare straordinarie vedette per attenzionare i cambiamenti in quanto presenti costantemente, quasi quotidianamente sul territorio.
Cosa non fa un gruppo di controllo di vicinato. Innanzi tutto non si sostituisce alle forze dell’ordine, a cui resterà prerogativa per quanto concerne l’attività di repressione e ricerca degli autori dei reati. Pertanto questi gruppi:
- non interviene direttamente in caso di reato;
- non arresta i ladri;
- non fa indagini sugli individui;
- non scheda le persone;
- non pattuglia attivamente il territorio (no ronde);
- non intraprende iniziative personali e imprudenti.
Condividere le informazioni su vari aspetti che possono destare sospetto e/o preoccupazione:
- presenza di mezzi di trasporto con persone sospette;
- eventuale fuga di mezzi o persone;
- episodi di bullismo.
Collaborazione tra cittadini, tra questi e le forze dell’ordine e più in generale le istituzioni sono alla base della buona riuscita di questo tipo iniziative.
Il percorso è sicuramente complesso e deve partire dal basso poiché deve prevedere capillarità sul territorio affinchè, partendo dai vicini di casa, ci si possa conoscere e riconoscere. Ciò al fine d'arrivare a un'informazione e, soprattutto per chi fa parte dei gruppi, una formazione puntuale per consentire la costruzione di procedure operative condivise con le forze dell’ordine.

Cesare Di Napoli (Comandante Polizia Municipale di Castelfranco Emilia) ha approfondito il tema del controllo di vicinato dal punto di vista dei professionisti della polizia locale, che collaborano coi cittadini da un lato e le forze dell'ordine (Carabinieri, Polizia, Finanza dall'altro). 
Ha iniziato il suo intervento raccontando come e quando è iniziato questo percorso, alla fine del 2015, aggiungendo alcuni dati per quanto riguarda il comune in cui opera: ad oggi vi sono circa 32 gruppi di vicinato (ognuno tra le 10 e le 20 persone) per un totale di 400 cittadini. Quindi 800 occhi che monitorano il territorio, la loro via, il quartiere. E queste persone sono collegate ai propri familiari. E questo porta a far si che i cittadini abbiano più attenzione, anche questi che possono sembrare minuzie ma molti non le fanno. Sono quelle attenzioni, legate alle vulnerabilità ambientali, che se non messe in atto favoriscono i reati predatori. Piccole attenzioni che fungono da deterrente e i risultati dimostrano che il sistema funziona bene.
I coordinatori dei 32 gruppi sono in comunicazione con la polizia municipale tramite Whatsapp. Un canale d’informazione preventiva, prima che il reato si compia, così come non dev’essere un canale di condivisione di informazioni futili.
I singoli partecipanti al gruppo convergono sul coordinatore. Questi si interfaccia circa ogni 4 mesi per fare il punto della situazione per vagliare se il processo sta funzionando oppure se abbisogna di revisioni. A sua volta la polizia municipale si interfaccia ed interloquisce con i Carabinieri operativi sul territorio questo per non intralciare il lavoro delle forze dell’ordine ma, al contrario, può allertarli.

Fausto Paltrinieri (Associazione Nazionale Controllo del Vicinato) ha spiegato la storia dell’associazione, che in Italia è nata nel 2008, ed aiuta i gruppi a crescere e radicarsi nel territorio.
Ha raccontato l’importanza di questi gruppi per quanto concerne la coesione sociale, partendo dalla sua esperienza: "il riavvicinamento tra vicini di casa, tra persone che spesso non andavano oltre il saluto, che ora stanno riscoprendo il “senso d’appartenenza, senso di stare insieme perché il territorio è vostro. Ed avete il diritto di preservarlo”. L’associazione (che ad oggi ha censito ed anche supportato 1.200 gruppi in Italia, in particolare nel nord del Paese) offre indicazioni per il controllo passivo della casa per renderle più sicure, anche con piccoli accorgimenti (esempio filo spinato sulle grondaie).
I reati predatori sono una malattia che va curata: i controlli d vicinato sono uno dei componenti che può curarla, insieme alle forze dell’ordine, ecc.
Come funziona:
- chat di whatsapp tra vicini                  
- gli anziani che hanno dimestichezza e raccolgono dai propri coetanei che non hanno determinati strumenti (smartphone).
- non isolarsi: l’isolamento rende vulnerabili
- i coordinatori: una figura al pari degli altri che ha un po’ più di tempo rispetto gli altri partecipanti al gruppo (chat). I coordinatori hanno una formazione leggermente superiore rispetto le altre famiglie che fanno parte dei gruppi di vicinato. Perché a chi sceglie di entrare nei gruppi sono date informazioni come guardare, come segnalare, come utilizzare la chat e la sicurezza passiva che può essere messa in atto nelle proprie abitazioni.

Alessandro Raschi (consigliere comunale con delega all’informatizzazione ed alla sicurezza), uno dei fautori dell'iniziativa di Colle Ameno e coordinatori di questo percorso partecipato, ha fatto il punto della situazione a Sasso Marconi e l’iter che si sta attivando:
- primo passo l’assemblea di colle Ameno;
- dal giovedì 13 aprile, sul sito del Comune di Sasso Marconi, saranno aperte le iscrizioni ai gruppi e chi desidera fare il coordinatore di gruppo: un modulo scaricabile e da compilare, successivamente consegnare in Municipio o reinviare tramite posta elettronica.
- registrazione dei gruppi e loro individuazione in base al numero di richieste;
- dopo il 13 maggio saranno realizzate assemblee sul territorio, utilizzando le consulte frazionali, per spiegare in modo capillare cosa sono i gruppi e dare indicazioni utili per ridurre la vulnerabilità ambientale;
Raschi ha quindi presentato tramite slide lo schema delle segnalazioni attività sospette ed il ciclo virtuoso che si andrà a creare una volta che l'intero processo del controllo di vicinato sarà operativo:
- un primo livello fatto da cittadini che abitano in specifiche zone (n, borgata, vie adiacenti): alcuni gruppi nel territorio di Sasso Marconi sono già presenti;
- coordinamento di secondo livello: chat dei coordinatori e rappresentanti locali delle forze dell’ordine stanziano.

Conclusi gli interventi degli relatori è stato dato spazio alla discussione e alle domande da parte dei cittadini.
La prima è stata Antonella, residente a Mongardino, che ha chiesto in merito l’efficacia di questi gruppi, se hanno realmente contribuito nella gestione della sicurezza.
Il comandante della stazione dei Carabinieri Castelfranco Emilia ha prontamente risposto spiegando l’efficacia di questi gruppi per quanto riguardano gli ambiti di spaccio e prostituzione. Hanno anche agevolato l’operato delle forze dell’ordine nell’individuare soggetti che erano pronti a compiere reati di tipi predatorio come furti in abitazione, portando alcuni esempi per rendere più efficace e chiaro il suo intervento. I gruppi di vicinato hanno dato concretezza in merito l’abbassamento dei reati e riduzione della criminalità. Ma anche a livello di percezione si è creata una maggiore sensazione di sicurezza.

Un secondo cittadino di Borgonuovo ha chiesto dati sui reati nel territorio di Sasso Marconi e sull’eventuale acquisto, come già avviene in Lombardia, di telecamere che leggono le targhe e posso così individuare se queste sono assicurate e in regola al PRA.
Il sindaco Mazzetti ha risposto che i dati non sono a disposizione del Comune ma  è la Prefettura il soggetto titolare a raccoglierli e - eventualmente condividerli, per cui le uniche informazioni a disposizione, già condivise recentemente in Consiglio Comunale e a breve negli incontri di consulte, afferiscono le tendenze, che al momento risultano stabili per quando riguarda il comune di Sasso Marconi.
Per quanto riguarda l'acquisto di strumenti mobili di controllo dell'autovetture ha risposto il consigliere comunale Raschi spiegando che al momento sono previste altre tipologie d'investimenti.

Una terza cittadina residente in via Ca’ di Fabbriani: ha spiegato che risiede in un territorio poco abitato, dove le abitazioni sono distanti le une dalle altre e questo ha portato ad un elevato livello di furti in quelle abitazioni. Ritiene che servirebbe una strategia diversa perché il controllo di vicinato è complicato da farsi in un contesto del genere.
Il sindaco ha ammesso che, essendo il territorio di Sasso molto ed in alcuni punti isolato, è difficile controllarlo tutto in modo capillare ma è altresì vero che il controllo di vicinato, se fatto in modo diffuso sull’intero territorio comunale, può aiutare e semplificare l’individuazione di chi commette o vuole commettere reati.
Successivamente sono intervenuti l’assessore alla sicurezza e il comandante dei Carabinieri di Castelfranco spiegando che sono le situazioni più isolate e lontane dal centro possono trarre vantaggio da una capillare presenza di controllo del territorio da parte dei cittadini perché, sebbene certe abitazioni siano isolate, vi sono comunque strade che portano a quelle zone pertanto la rete di controllo di vicinato serve come ricettore per tutto il territorio. Questo sia a livello di maggiore controllo, sia a livello di percezione della sicurezza.

Un quarto cittadino è intervenuto prima asserendo che, a suo avviso è in corso da parecchio tempo - in particolare sui mezzi d'informazione - una campagna volta a creare paura, però è innegabile che certi reati, in realtà ricche come Sasso Marconi, sono numerosi e destano preoccupazione. Ha pertanto chiesto qual è il trend, ovvero la tendenza reale dei reati su questo territorio - ed in che direzione si sta andando? Inoltre ha domandato se nei contesti dove sono presenti i gruppi di vicinato vi siano stati dei cambiamenti per quanto concernono i reati contro il patrimonio quali i furti.
Il sindaco ha risposto affermando che il comune di Sasso Marconi è ampiamente sotto la media provinciale. Anche se alcuni reati sono in media (senza però specificare quali). "Un grande problema" - ha asserito Mazzetti - “è anche la percezione sul reato: questa è importante”. E’ per questo che è fondamentale stare insieme, aiutarsi vicendevolmente, per contribuire ad offrire sicurezza: sia a livello di prevenzione dei reati, sia a livello di percezione dei medesimi. Ha così portato l’esempio della zona di via Maranina che, poco più di un anno fa, è stata duramente colpita dai furti in abitazione. Oggi c’è sicuramente un problema di recrudescenza e modalità di come avvengono certi tipi di reati.

Un cittadino residente nel capoluogo e facente parte dell'associazione "Sasso Libera" ha chiesto chiarimenti riguardanti i gruppi che si andranno a costituire per rassicurare chi ne vuole far parte affinchè non vi siano problemi di chi ne fa parte: ritorsioni, denunce per violazione della privacy, ecc.
L’assessore di Castelfranco ha risposto che, per come è costruito il progetto si tende ad evitare la sovraesposizione di chi fa parte dei gruppi. La segnalazione entra in un processo in cui le forze dell’ordine sono coscienti della tutela dei segnalanti, così come chi segnala sarà conscio come si deve comportare nei confronti sia dei coordinatori, sia delle forze dell’ordine.

Elisabetta, creatrice della chat su Whatsapp che ha contribuito a sensibilizzare sul tema dei furti, ha chiesto in merito i cartelli ed il loro posizionamento.
Il rappresentante dei gruppi di vicinato ha spiegato che vi sono due tipologie di segnali: la prima è un palo (simile per dimensione ai cartelli stradali), la seconda afferisce adesivi fluorescenti che le famiglie possono mettere davanti la propria abitazione o nei luoghi di maggiore passaggio e presenza di cittadini che aderiscono ai gruppi d vicinato.

Il sindaco, per concludere, ha ribadito l’iter che terrà il comune, partendo da incontri (a cominciare dal mese di maggio) presso le consulte frazionali. 
Da giovedì 13 aprile, sul sito del Comune di Sasso Marconi, saranno disponibili i moduli per iscrivi ai gruppi di controllo di vicinato -->  http://www.comune.sassomarconi.bologna.it/servizi/notizie/notizie_homepage.aspx


Si ringrazia Mirca Risi per le immagini allegate al post

giovedì 6 aprile 2017

Creata a Sasso Marconi la prima area di sgambamento in Italia per piccoli animali domestici

Il Comune di Sasso Marconi, nei giorni scorsi, ha informato la cittadinanza e l'opinione pubblica locale in merito la creazione di un'area di sgambamento per piccoli amici animali domestici.
L'assessore ai Lavori Pubblici, Renzo Corti, ha dichiarato che è stata realizzata, all'interno del piccolo parco posto su viale Kennedy, area verde dedicata al gemellaggio con la città francese di Sassenange, una piccola zona recintata per ospitare conigli nani, criceti, porcellini d'india e altri animali d'affezione di piccola e piccolissima taglia. Questo per rispondere in modo concreto a bisogni sempre più pressanti provenienti da una parte della popolazione locale particolarmente amante degli animali.
Sempre l'assessore spiega come, all'inizio dello scorso autunno, un paio di signore si siano recate nel suo ufficio accompagnate dalle proprie bestiole: due cricete e un coniglio testa d'ariete, rimarcando il fatto che questi piccoli animali non debbono essere considerati animali domestici di serie B rispetto cani e gatti, chiedendo pertanto spazi affinchè i loro cuccioli potessero trovare uno ambiente adeguato dove socializzare, correre, scavare e fare la cacca al di fuori della propria gabbia.
Le due signore hanno citato il Giappone, dove già da anni sono presenti aree di questo tipo, rimarcando anche il fatto che nell'isola del Sol Levante i treni arrivano sempre puntuali diversamente da quanto avviene sulla linea ferroviaria Trasporrettana.
Corti ha spiegato che lui è sempre stato favorevole alle tope, specificando che questi animali, essendo di ridotte dimensioni, abbisognano di poco spazio per cui è relativamente semplice individuare un'area consona in cui ospitarli. I cantonieri del comune hanno recintato una parte del parco Sassenange e all'interno hanno creato una piccola vasca con paglia in cui gli animali possono andare a fare i propri bisogni, creando così letame che - nell'ottica di riciclo tanto cara al primo cittadino di Sasso Marconi - potrà essere utilizzato come fertilizzante per le piante del parco.
L'assessora alle pari opportunità, dal canto suo, si è detta fiduciosa che entro la fine della legislatura sarà stilato un regolamento per consentire il voto alle elezioni amministrative anche agli animali domestici nati e residenti nel territorio di Sasso Marconi, un primo passo per offrire piena cittadinanza ai migliori amici dell'uomo e avvicinarci maggiormente agli standard europei. Un plauso a questa coraggiosa opportunità è arrivato dall'associazione che gestisce il canile di Sasso Marconi, già pronta al gemellaggio col partito animalista olandese, che in quel paese esprime già due deputati: un cavallo ed una mucca.
Il sindaco, intervistato dalle televisioni locali, s'è detto molto soddisfatto dell'operazione andata in porto nei primi giorni d'aprile poichè s'inserisce nella sua visione d'economia circolare grazie alla grande ruota in legno, installata nell'area di sgambamento, entro cui possono correre i criceti e i topini ballerini per sgranchirsi le zampette.
Mazzetti ha quindi lanciato un appello affinchè a Pasqua nessuno mangi agnello ma ci si limiti, come durante tutto il resto dell'anno, a cibarsi di maiale, indipendente dall'età del suino.
Il primo cittadino ha infine affermato che si sta progettando un'area di sgambamento per umarells affinchè anche questi cittadini possano trovare spazi e momenti di ristoro al di fuori dei soliti luoghi, come bar e centri sociali.
L'ente locale sta ragionando con esperti geriatri sulla costruzione di un percorso che preveda cantieri fittizi, con vari stati d'avanzamento dei lavori, dove gli anziani possano controllare e criticare i lavori che non sono fatti a regola d'arte; quindi una finta sala d'aspetto di un medico di famiglia che, in particolare nei mesi freddi, fungerà da location per poter condividere chiacchiere sui problemi di salute della terza e quarta età: tale luogo tenderà inoltre a soddisfare il bisogno di perpetrare luoghi comuni, con particolare riferimento all'individuazione di capri espiatori. 

venerdì 31 marzo 2017

"Le parole incitano, gli esempi trascinano": serve maggiore attenzione verso chi s'impegna per il prossimo

Il volontariato è un lavoro non retribuito e non obbligatorio; 
ossia tempo donato da individui 
in assenza di retribuzione per svolgere attività
tramite un’organizzazione o direttamente per altri, 
al di fuori della propria famiglia

Una delle pochissime certezze che ho raggiunto nel mestiere di genitore è relativa all'importanza della coerenza. Mi riferisco soprattutto alla coerenza tra i nostri comportamenti e ciò che chiediamo ai nostri figli. Ovvero l'esempio che diamo loro, che è qualcosa di molto più concreto delle parole. Penso a un genitore fumatore che vieta al figlio adolescente di fumare, a un genitore che cede alla tentazione dello schiaffo che rimprovererà il figlio perchè ha colpito il fratellino, un genitore che mangia con lo smartphone in mano e rimprovera i figli perchè vogliono vedere, mentre mangiano, i giochi sul tablet o i cartoni animati. E poco importa se a noi le informazioni che leggiamo sul cellulare sembrano più importanti dei videogiochi, perchè dal punto di vista di un bambino non c'è differenza, sono rispettivamente il programma preferito del papà e suo.
Ma coerenza è anche il comportamento che tengono gli adulti tra loro e, soprattutto, coloro che ricoprono ruoli di responsabilità verso i cittadini.
Purtroppo, vediamo che spesso c’è incoerenza – anche da parte del sottoscritto - tra parole (buoni propositi, proposte, norme) e azioni. Questo si nota ancora di più quando l'incoerenza è presente in chi ha il compito di rappresentarci.
Al contempo possiamo vedere come le buone prassi e i buoni esempi non siano sufficientemente valorizzati. In quest’epoca sembrano svanite le persone di buon senso, volenterose, che si prendono cura degli altri e, più in generale, della propria comunità. Invece questi cittadini ci sono e sono parecchi. Li troviamo sia aggregati in associazioni, sia attivi come singoli. Ma ciò non sembra interessare i mass media e poco anche le istituzioni. I giornalisti sanno che sono gli eventi negativi ‘a vendere’ e interessare di più (anche per la morbosità che scatenano), le istituzioni, fors'anche perchè assorbite da altri problemi, si limitano alle commemorazioni, ai ricordi (che, per carità, sono importantissimi), alla consultazione delle associazioni che operano sul territorio, ma spesso difettano nella loro valorizzazione, né premiano le buone pratiche e coloro che le mettono in atto. Sovente si da’ per scontato che chi si prende cura del suo prossimo non abbia bisogno d’essere gratificato. E non parlo dal punto di vista economico ma dal punto di vista morale, umano.
Servono, invece, momenti in cui i volontari abbiano visibilità: una festa loro dedicata, un premio o altri eventi - sia mediatici che aggregativi - che consentano ai volontari d'essere gratificati e, soprattutto, di renderli visibili alla cittadinanza. Anche nel nostro piccolo, penso alla comunità sassese in cui risiedo, si potrebbero mettere in atto azioni per promuovere maggiormente da parte dell'istituzione locale il valore aggiunto dei volontari. E' altresì vero che i volontari, in particolare la Pubblica Assistenza, creano significativi momenti di visibilità e attenzione: la Festa della Pubblica a luglio, incontri e iniziative presso la loro sede, corsi di primo soccorso, ecc. 
Servono, però, iniziative che partano direttamente dalle istituzioni, ad esempio in occasione del 2 giugno - festa della Repubblica - si potrebbe affiancare una festa del volontariato in cui le associazioni sfilano in piazza, hanno modo di presentarsi, condividere le loro esperienze. 
Si potrebbe istituire un premio dedicato ai volontari, che non sempre agiscono in modo associato ma anche come singoli, per dare loro un momento di gratificazione - qui ed ora - e non quando non sono più attivi o addirittura non sono più tra noi. 
È di questo che abbiamo bisogno tutti noi, in particolare i più giovani, e soprattutto oggi: buoni esempi. Retorica? Lo pensi pure chi vuole, tanto la realtà non cambia. I risultati dei cattivi esempi, dei cattivi maestri, della cattiva politica e della cattiva informazione sono sotto gli occhi di tutti. È un’urgenza assillante che va tradotta in termini di «sfida educativa». Una sfida da prendere finalmente sul serio. Abbiamo proprio bisogno di buoni esempi, anche quelli che - come il sottoscritto - non hanno possibilità (almeno in questo momento della vita) di essere volontari ma desiderano che i propri figli e nipoti conoscano e tocchino con mano storie di fedeltà a un’idea chiara e giusta della vita e della famiglia. 
Abbiamo bisogno di testimoni di un consapevole e alto senso del lavoro e della contribuzione al bene comune, che è fatta di impegno, di pulizia, di onestà e di equità in ogni ambito civile e politico, compreso quello fiscale.
Dobbiamo smentire (sia come singoli individui, sia all'interno delle istituzioni laiche e religiose) coloro che pretendono di affermare che tutti gli approdi sono eguali e che non ci sono più valori-guida ma un’indistinta infinità di opzioni possibili. No, non è tutto relativo.

martedì 28 marzo 2017

Senso delle istituzioni e nervi saldi per gestire al meglio il tema della sicurezza

Quando piccole comunità - come ad esempio è Sasso Marconi - sono scosse da furti, rapine, scippi, anche chi normalmente è sempre stato equilibrato improvvisamente sarebbe disposto a imbracciare un fucile e andarsi a fare giustizia da solo. 
E' comprensibile che chi venga colpito da vicino e in maniera violenta da una perdita (non pensiamo solo agli omicidi, ma anche al furto di oggetti a noi cari, indipendentemente dal valore economico che essi hanno) reagisca in preda alla rabbia e alla disperazione. È comprensibile che diventi difficile fare appello alla lucidità e cedere il passo alla speranza che la giustizia possa fare il suo corso nel migliore dei modi. Ma il problema, infatti, non sono le persone immediatamente più prossime al dolore, quelle toccate più da vicino da un fatto di cronaca nera. 
Il problema, spesso, sono tutti gli altri. Il problema sono quelli che alimentano il livore, che stizziscono, che diffondo frasi cariche di odio, che partono spediti in una caccia al mostro di cui conoscono appena qualcosa ma solo per sentito dire. Il problema sono quelli che scrivono senza avere la certezza di ciò che stanno affermando, e senza avere la consapevolezza di quanto quel dato incerto, impreciso, verrà preso da altri per certo e diventerà notizia.
Il problema è l'assenza di buon senso che si sta propagando come un vuoto incolmabile e che dovrebbe indurre proprio chi è meno attinto dal dolore a diffondere prudenza, fiducia nell'operato delle Istituzioni, della giustizia. A far capire a chi è vinto dalla disperazione che, purtroppo, gli inquirenti hanno più di un codice da rispettare e le cui norme, talvolta, possono apparire anche discutibili, ma imprescindibili. Quando la gente urla che ormai i nomi sono noti ma che le forze dell'ordine stanno facendo tutt'altro anziché andarseli a prendere è perché non sa quel che dice, non conosce le procedure, e mostra una preoccupante ignoranza che può partorire pericolosissime reazioni in chi, per frustrazione o un esasperato livello di passione con cui sta vivendo quella data esperienza, decide di procedere in autonomia e dare all'assassino la lezione che merita. Se talvolta gli inquirenti hanno difficoltà a chiudere il cerchio è perché le informazioni e le testimonianze in loro possesso risultano piuttosto contrastanti. Spesso accade che quelli che in un post su Facebook scrivono dichiarazioni che sembrano gravi, precise e concordanti, sentiti a verbale ne modificando completamente il tenore. Eppure là fuori sembra che tutti sappiano tutto, tutti ne siano assolutamente certi. 
In definitiva, le considerazioni che desidererei condividere in questo momento sono due. La prima è che se siamo vicini, o anche lontani, a chi è stato direttamente colpito da un evento criminoso è nostro dovere tentare di fargli mantenere la calma, perché lui da solo non potrebbe. Perché se, invece, alimentiamo la sua rabbia e lo induciamo a imbracciare un fucile e farsi giustizia, noi ne sarete direttamente responsabili. Andremo così ad aggiungere solo uno smisurato dolore al dolore, e non saremo molto diversi da criminali contro cui ci siamo scagliati.
La seconda è che Facebook, strumento eccellente da un punto di vista ludico, non può sostituirsi agli atti giudiziari e che la verità può essere perseguita solo attraverso le giuste modalità e negli ambienti preposti. Spegnete 'sto computer e andate a dire a chi di dovere tutto e solo quel che sapete. È questo l'unico modo per trovare giustizia.

martedì 28 febbraio 2017

Il sindaco di Sasso Marconi: quando il linguaggio è pura innovazione.

Il primo cittadino di Sasso Marconi, in particolare quando scrive sui social network, ha un linguaggio che a volte non è comprensibile a tutti. Egli, con estrema modestia, afferma che è colpa del sistema T9 dello smartphone che gli corregge le parole storpiandole. 
Secondo me, invece, dietro al suo lessico particolare c’è qualcosa di ben più complesso e intrigante. Quello del sindaco sembra un linguaggio scenico che non si fonda sull’articolazione in parole, ma riproduce alcune proprietà del sistema fonetico di una determinata lingua o varietà, e le ricompone in un flusso continuo, che talvolta assomiglia a un discorso, talvolta a una sequenza di codici fiscali.
L’etimologia di questo suo scrivere appare incerta. Di primo acchito sembra considerato un prestito dal francese o uno pseudo-francesismo. Più probabilmente, anche in considerazione delle origini bolognesissime del sindaco, il linguaggio deriva dal dialetto felsineo.
A volte il primo cittadino di Sasso Marconi – in particolare quando replica bofonchiando a chi lo contesta - sembra quasi utilizzi un gioco onomatopeico di un discorso, articolato arbitrariamente, ma comunque in grado di trasmettere, anche con l’apporto di hashtag, ritmi particolari di un intero discorso compiuto.
In questa chiave è possibile per lui improvvisare – meglio, articolare – ragionamenti e discorsi di tutti i tipi, riferiti agli argomenti più disparati, anche se preferisce dibattere sul Bologna Football Club e su questioni che egli stesso ha contributo a far diventare d'attualità, come ad esempio, l’economia circolare* e il riuso.
Il sistema di linguaggio al quale il sindaco di Sasso Marconi si riferisce svolge un ruolo fondamentale per quanto attiene il successo della sua comunicazione politica. In primo luogo perché questo suo modo d’esprimersi possiede espressioni tipiche, che lo caratterizzano rendendolo singolare e lo distinguono da tutti gli altri e ancor più da chi gli si oppone. In secondo luogo perché l’intonazione di frase – cioè l’andamento con il quale la frase viene scritta – assieme ad altri elementi soprasegmentali della lingua (pensiamo all’uso smodato degli hashtag [#]) informa i lettori sull’intenzione dello scrivente di fare un’affermazione, una domanda, un’esclamazione o anche di lasciare la frase in sospeso: informazioni, queste, che possono essere comunicate nonostante l’assenza (o comunque la rarità) di vere e proprie parole.
Parallelamente al testo, e in coerenza con le informazioni in esso contenute, sui social network  il sindaco svolge un percorso fatto di temi e ragionamenti riconoscibili perché codificati nella nostra società: sport, ambiente, economia, viabilità. 
Per queste ragioni, e nonostante sui social network esistano numerosi imitatori del suo linguaggio, nessuno è attualmente in grado di raggiungere i suoi livelli. Ogni intervento del primo cittadino di Sasso Marconi è infatti un evento unico a causa delle numerose possibili varianti che intervengono nella combinazione tra parole, hashtag e incastri para-lessicali. Post che rimangono stabili soltanto in una sorta di canovaccio rappresentato dalla trama narrativa dell’episodio narrato, come nel caso della descrizione di una partita del Bologna FC. 
In definitiva ogni post costituisce un’invenzione di codice operata dal sindaco, in cui il lettore ha il compito di ricostruirla, così da assume un ruolo attivo nell’interpretare il senso della comunicazione del primo cittadino di Sasso Marconi, completando mediante le proprie conoscenze i messaggi allusivi più o meno impliciti.

*: Se sul motore di ricerca Google inserite la voce "evoluzione del linguaggio", la prima risposta che esce è "l'economica circolare è futuro"