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martedì 27 marzo 2018

Valorizzare i prodotti locali. A Sasso Marconi andrebbe istituita la Denominazione Origine Comunale

Oltre ai tradizionali marchi di qualità Ue per cibi e bevande (Dop, Igp, Stg) in Italia abbiamo un altro marchio di riconoscimento, meno noto: De.Co. (Denominazione Comunale d’origine). 
Di che si tratta? Le Denominazioni Comunali D'Origine (De.C.O.) sono marchi di garanzia nati in seguito alla legge nº 142 dell'8 giugno 1990, che consente ai Comuni la facoltà di disciplinare, nell'ambito dei principi sul decentramento amministrativo, in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali.
La Denominazione Comunale d’origine (a differenza dei marchi Dop, Igp e Stg) non è un marchio di qualità. È un’attestazione comunale, un certificato notarile che viene approvato a seguito di delibera comunale e contrassegnato dal sindaco, e che attesta che un determinato prodotto è un prodotto tipico e caratteristico di quel territorio comunale, e ha un valore identitario forte per quella comunità.
La "Denominazione comunale" fu una intuizione del noto enogastronomo e giornalista Luigi Veronelli (1926-2004) che, alla fine degli anni '90, iniziò un nuovo percorso di valorizzazione e promozione di quelle produzioni di nicchia, esclusive di un comprensorio comunale, che non avrebbero potuto ottenere i blasonati marchi di tipicità citati sopra. Veronelli sosteneva che "per restituire ai cittadini, agli abitanti dei comuni il loro patrimonio, il frutto della fatica di tanti anni, io vorrei che i sindaci si facessero attivi per un "certificato di origine" di ciascuno dei prodotti che nasce e che è confezionato nella loro terra".
La De.c.o. è attualmente un percorso di sviluppo integrato e marketing territoriale che ogni Comune può intraprendere per valorizzare quei prodotti, agroalimentari o artigianali, locali e caratteristici realizzati all'interno dei confini comunali. 
La De.c.o. si concretizza nel marchio che viene attribuito ad un determinato prodotto previa approvazione, da parte del Consiglio comunale, di un'apposita delibera che sancisce e regola l'attribuzione del marchio stesso, la gestione dell'uso del medesimo e la caratterizzazione del prodotto tramite un apposito Regolamento, nonché specifici disciplinari, registro comunale dei produttori che quali hanno le caratteristiche per realizzare e commercializzare i prodotti a marchio De.c.o.
Il certificato De.Co. può essere rilasciato a un prodotto alimentare o a una ricetta, ma anche a un prodotto dell’artigianato locale, a una festa, una fiera, una sagra, o una certa pratica (per esempio una tecnica di coltivazione, di allevamento o di pesca).
Una novità che il Comune di Sasso Marconi dovrebbe fare propria date le numerose eccellenze che caratterizzano il nostro territorio. Ciò potrebbe rivestire grandi potenzialità  d'indotto. Non semplicemente un’etichetta da applicare ad un prodotto, ma un percorso di promozione. 
Pensiamo, ad esempio, al rapporto tra Sasso Marconi e il tartufo. L’associazione dei tartufai con il suo lavoro e le sagre (quella tradizionale autunnale e quella nuova di giugno) hanno dato il vero gusto di questo prodotto della terra alla gente. E' vero che la Tartufesta è già inserite in un contesto territoriale più ampio ma dare una connotazione con significativo imprinting locale a questo come altri prodotti, è sicuramente utile per valorizzare il lavoro della filiera locale e delle associazioni che operano nel territorio sassese.
In conclusione la Denominazione Comunale d'Origine può rappresentare la nuova frontiera su cui potrebbe agire l'Amministrazione Locale per salvaguardare l'identità del nostro territorio. Essa è già stata adottata da oltre 400 comuni italiani per tutelare e valorizzare in primis la produzione tipica del mondo agricolo, ma anche i piatti della tradizione e alcuni prodotti artigianali di eccellenza. Si tratta di un sistema che vuole difendere il locale rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori.

venerdì 14 luglio 2017

Festa Campagnola Tignano (Sasso Marconi): un ritrovo unico per fresche serate estive

Ogni anno nei fine settimana di luglio si tiene una festa speciale, un pò particolare, organizzata dai volontari e dalle volontarie del PD di Sasso Marconi: è la festa campagnola di Tignano.
In una location unica in mezzo agli appennini bolognesi, una kermesse che sa d'antico, di quando si festeggiava sull'aia, in mezzo ai filari di viti e frutta.

Tre fine settimana
Da giovedì 13 a domenica 16
Da giovedì 20 a domenica 23
Da giovedì 27 a domenica 30 luglio

Cucina locale e di pesce
Ballo liscio
Tanto fresco






venerdì 23 settembre 2016

Elogio alle crescentine di Sasso Marconi (e alcune considerazioni sulla valorizzazione dei prodotti tipici)

Cesto di crescentine prodotte da una zdaura di Sasso Marconi
Quanto penso al comune in cui vivo la prima cosa è: Qualità di vita (e anche costo della vita). Subito dopo: le crescentine. Perchè, sebbene molti non se ne rendano conto, il territorio di Sasso Marconi si fonda sulle crescentine fritte. Chiariamo per i 'forestieri': le crescentine sono un piatto tipico dell’Emilia-Romagna che, a seconda della zona, cambia nome in gnocco fritto, torta fritta,  pizza fritta, pinzini. L'impasto delle crescentine è simile a quello del pane (anche se vi sono variabili date dalle tradizioni locali e familiari) che viene tirato con il mattarello, tagliato a losanghe e fritto. Si accompagna a salumi, formaggi molli e marmellate. Ma ci può stare anche la Nutella.
La tradizione vuole che le crescentine si friggano nello strutto. Questo tipo di fritto, se ben fatto, non è pesante, anzi le crescentine diventano anche meno unte rispetto al classico olio di semi o di palma. 
Lo stand dell'Antico Mondo nella piazzetta del mercato
A Sasso Marconi le crescentine sono un must, il cibo di strada (oggi declinato nel più anglofono: street food) che non manca mai, quando ci sono feste o una sagre, grazie all'impegno d'associazioni come Antico Mondo Contadino, Mieti & Trebbia e al giovane imprenditore locale Lorenzo Biagioni con lo stand Le crescentine di Biagio
Le crescentine, ovviamente, si trovano anche nei forni, nelle rosticcerie, nei ristoranti e negli agriturismo del territorio. Ognuno le declina a proprio modo: peculiarità nella ricetta, dimensioni (piccole come una noce, grandi quasi come la federa di un cuscino), tipo di cottura (olio o strutto). Molto spesso sono buone, anche se in qualche rara occasione - forse per la fretta, forse per risparmiare - ci si trova ad addentare qualcosa che solo vagamente ricorda le crescentine.
Tante zdaure locali preparano questo cibo in casa. L'unica controindicazione afferisce l'odore di fritto che si genera durante la cottura, tant'è che per molte signore è usuale cuocerle all'aperto per evitare d'impestare la casa.
Un momento della cottura delle crescentine di Biagio
A Sasso Marconi, sebbene le crescentine riscuotano sempre successo, servirebbe maggiore attenzione nei confronti di questa pietanza, data la bontà, la sua diffusione capillare e la tipicità. Senza nulla togliere al tartufo, ai funghi o alle ciliegie - che hanno spazi e momenti a loro dedicati - vi sono anche altri prodotti, come crescentine e vino, che meriterebbero maggiore visibilità e considerazione. 
La capacità di valorizzazione dei numerosi prodotti tipici locali può rappresentare "un elemento decisivo per lo sviluppo e il rilancio del territorio sassese, in considerazione delle importanti ricadute economiche, sociali e turistiche che esso può produrre. Attraverso la valorizzazione delle tipicità, infatti, la funzione meramente produttiva delle attività agricole e commerciali viene integrata da nuove e diverse funzioni, tra cui la tutela dell’ambiente e del territorio, la conservazione della cultura e delle tradizioni rurali, creando e ampliando spazi e luoghi interessati da nuove dinamiche di tipo economico e sociale" (cit.). 
Zdaura di Batedizzo
prepara le crescentine in garage
Nella nostra regione (incluso il territorio di Sasso Marconi) negli ultimi anni si è assistito ad una "proliferazione d'iniziative volte ad affiancare alla produzione agricola quella dei servizi (turistici, ricreativi, educativi, sociali, ecc.), anche allo scopo d'intercettare e soddisfare nuovi segmenti di consumatori interessati alla fruizione dei prodotti agricoli nei territori di produzione al fine di “immergersi” nella cultura dei luoghi e di vivere le esperienze di consumo come occasioni di arricchimento culturale e sociale" (cit.).
Al contempo, "l'affermarsi di un modello di produzione e di consumo non di massa ha rafforzato e fatto emergere l'interesse per i prodotti agro-alimentari tradizionali e tipici", dando luogo altresì al fenomeno definito da alcuni studiosi di ristrutturazione rurale: pensiamo, ad esempio, ai numerosi agriturismi che punteggiano il nostro territorio per rispondere a una nuova multifunzionalità che caratterizza le attività agricole e ricettive. 
Se le istituzioni locali, in collaborazione con il tessuto imprenditoriale e il mondo dell'associazionismo, operassero in modo ancora più incisivo e convinto per la valorizzazione e la promozione della qualità dei prodotti tipici - dai funghi al vino passando per le pietanze tipiche - mettendo ancora più al centro dell’attenzione quanto di buono si crea e si trasforma sul territorio, "si avrebbero sicuri vantaggi, non solo dagli operatori economici ma anche per le amministrazioni pubbliche le quali avrebbero un elemento centrale su cui basare una strategia complessiva di sviluppo locale che prevede anche la salvaguardia culturale delle tradizioni produttive" (cit.). 

RICETTA delle CRESCENTINE
Ingredienti
  • 500 g di farina 0
  • 50 g di strutto
  • 1 cucchiaino di bicarbonato
  • 10 g di sale fino
  • latte tiepido q.b.
  • 1 kg di strutto per friggere
Procedimento
Disponete la farina a fontana e inserite al centro lo strutto sciolto, il bicarbonato, il sale e un po’ di latte. Iniziate ad impastare aggiungendo latte a sufficienza per ottenere un impasto liscio e abbastanza sostenuto.
Fate una palla e mettetela a riposare in una ciotola coperta da un burazzo/canovaccio per mezzora. Con il mattarello tirate una sfoglia sottile (3 mm) e tagliatela a rombi di 6/7 cm di lunghezza.
In una padella abbastanza larga fate sciogliere lo strutto (o fate scaldare l’olio) e friggete un alcuni rombi alla volta 1 minuto per lato (devono essere leggermente dorati). Noterete che l’impasto a contatto con lo strutto si gonfia formando delle bolle e viene subito in superficie.
Adagiate le crescentine in un vassoio con carta assorbente e servitele calde accompagnate da affettati (ci stanno bene tutti, dal prosciutto crudo alla coppa di testa, passando per la mortadella e i ciccioli), formaggi molli (squacquerone, stracchino), marmellate e pure la Nutella. Ciò rende le crescentine un prodotto adatto dall'antipasto al dolce.

lunedì 20 giugno 2016

Metti una sera a Ponte Albano

PONTE ALBANO C'E'! Con questo motto, venerdì 17 giugno, si è tenuta una bellissima festa di strada presso la storica borgata di Sasso Marconi. L'iniziativa è stata promossa dagli abitanti del quartiere al fine di creare un'occasione per stare insieme, mangiare bene, ascoltare musica, incontrare tante persone e - ultimo ma non ultimo - fare solidarietà.
E' il quinto anno consecutivo che gli abitanti di Ponte Albano promuovono questo happening. Ed ogni hanno è un successo di partecipazione. Ma, come scritto sopra, è anche un momento per raccogliere fondi per il volontariato: Paolo Lolli, presentatore della serata, raccontava di come, grazie ai volontari, l'anno scorso sono stati raccolti 6.000 €. Questa cifra è stata conseguita tramite gli stand del mangiare allestiti lungo la via.

A metà pomeriggio di venerdì la strada è stata chiusa tra il ponte e il passaggio a livello, quindi sono stati allestiti i palchi e gli stand. Poco prima delle 19 è iniziato ad affluire il pubblico e sono stati aperti gli stand del cibo: dalle crescentine dell'Antico Mondo ai panini del bar Tamarindo arrivando alle prelibatezze locali - praticamente tutte a base di maiale (trippa, friggione, fagioli con le cotiche, panini con salsiccia) - preparate dai volontari di Ponte Albano.
Erano presenti bancarelle d'artigianato locale, stand di associazioni di volontariato (ANT e AGEOP) e associazioni sportive (gli arcieri della Rupe), mentre su un palco a metà della via i deejay di Radio Venere facevano la diretta della serata.
Cassa dello stand gestito dagli abitanti di Ponte Albano

Preparazione dei borlenghi a cura dei 'borlengari' dla Funtena (frazione di Sasso Marconi)

La simpaticissima spiaggia, meta molto apprezzata dai più piccoli, realizzata dai tipi del Tamarindo Cafè 
L'immancabile stand delle crescentine gestito dall'Associazione Antico Mondo Contadino
Uno scorcio della via

Una nota molto bella, per ricordare la vecchia borgata di Ponte Albano, è la mostra che ogni anno allestisce il fotografo amatoriale (ma non per questo meno bravo di tanti suoi colleghi professionisti) Sergio Marchioni, anch'egli storico abitante del quartiere. Vecchie foto e cartoline degli abitanti e dei luoghi. Un flashback che aiutare a ricordare ma anche a prendere visione di come sono cambiati il territorio e le sue genti.

L'ingresso allo spazio dedicato alla mostra fotografica su Ponte Albano curata da Sergio Marchioni
Un particolare della mostra fotografica: vecchie immagini (foto e cartoline) del ponte sul Reno
Con l'imbrunire sono iniziati gli spettacoli. Prima, però, il sindaco di Ponte Albano (Paolo Lolli) ha ringraziato i volontari della borgata e le attività commerciali che hanno contribuito alla buona riuscita dell'evento.  Subito dopo sono arrivati i bravissimi musici del folklore toscano che hanno cantano e suonato musiche popolari. Successivamente è stato il momento dell'associazione dei ballerini di tango. Infine è salita sul palco la band: "I tutta colpa di Alfredo".
Paolo Lolli, sindaco di Ponte Albano, sul palco a presentare la serata

Gruppo folkloristico toscano. Una bellissima presenza che ha animato la prima parte della serata: sia sul palco che sfilando lungo la via

Tango
Un altro momento di tango
La stada di Ponte Albano come si presentava alle 22:30 di venerdì

lunedì 30 maggio 2016

Conclusa con successo la Festa Unità al Parco del Chiù a Pontecchio Marconi

Il 29 maggio, dopo oltre un mese d'attività, si è conclusa la Festa dell'Unità al Parco del Chiù a Pontecchio Marconi.
L'ingresso del ristorante con i grandi pannelli su cui è esposto il menù
Questa storica kermesse è iniziata con il pranzo (a base di pesce) del 25 aprile ed è terminata domenica scorsa. In questo lungo lasso di tempo essa ha coinvolto oltre 100 volontari e alcune migliaia di cittadini che, nel corso di 5 fine settimana, si sono recati a pranzo e cena alla Festa. 
Sebbene la stagione non sia stata clemente (quasi tutti i fine settimana è piovuto), l'incasso e la partecipazione di pubblico sono stati più che buoni: sia il ristorante, sia le iniziative collaterali politiche e ludico-ricreative, che hanno punteggiato le circa 20 giornate d'apertura, sono state seguite e hanno lasciato soddisfatti i partecipanti.
Sulla sinistra il segretario comunale del PD di Sasso Marconi: Carlo Sinigaglia
Ora i volontari e le volontarie (a cui va un grandissimo ringraziamento) si spostano alla Festa campagnola a Tignano, che si terrà per tre fine settimana di luglio e, successivamente, alla rassegna "il parco sotto le stelle" che si terrà presso l'area del Chiù dal 10 al 15 agosto prossimi. Ma molti di loro saranno impegnati ad aiutare altre associazioni che, nel corso dell'estate, promuovono eventi in giro per il paese: dalla neonata sagra della ciliegia (che si terrà sempre al parco del Chiù nel weekend del 4 e 5 giugno) fino alle feste che si tengono nelle frazioni di Sasso Marconi per vivacizzare la comunità e le sue borgate.
Di seguito alcune immagini esemplificative della Festa Unità di quest'anno.
L'ingresso della balera
Il piatto principe della Festa: i tortellini fatti dalle zdaure di Sasso Marconi
La cassa del ristorante (con le volontarie Mirca e Teresa) e uno scorcio del medesimo
Le volontarie della cucina che preparano gli antipasti e i primi di pesce
I volontari della cucina che si occupano della preparazioni dei primi piatti
Pippo (responsabile della cucina) ringrazia i volontari e saluti gli ospiti nel corso della serata di chiusura della Festa
La volontaria Manila (consigliere comunale) che si occupa di gestire le prenotazioni dei secondi
Il volontario Alessandro, nonchè consigliere comunale, che si premura di servire in tavola la polenta con salsiccia
Polenta con salsiccia e ragù: un must della Festa
Il famoso carrello dei dolci di Oriana


mercoledì 16 marzo 2016

E' iniziato il corso per imparare a fare la sfoglia

Lo scorso gennaio da più cittadini era emersa  la richiesta - a seguito di un post nel gruppo di Facebook "Sei di Sasso Marconi se..." - affinchè qualcuno organizzasse un corso per imparare a tirare la sfoglia.
Mirca Risi, una delle anime della Pro Loco di Sasso Marconi, ha colto al balzo l'idea e, nel giro di neppure due mesi, ha dato vita ad un percorso in 4 tappe per imparare a preparare i primi della tradizione locale.


Grazie alla tenacia di Mirca e alla collaborazione delle bravissime sfogline del laboratorio di pasta fresca "uova, farina e mattarello", lo scorso 10 marzo è partito il primo corso per imparare a fare la sfoglia. L'aspettativa era tale che appena uscita la notizia su Facebook, circa un mese fa, i 20 posti disponibili sono andati subito bruciati, tant'è che è già previsto un nuovo corso, pare nel mese di maggio.
A mio parere, questo interesse è la riprova della riscossa del cibo, della buona cucina e della volontà di recuperare le tradizioni locali. Complice di questa rinnovata passione sono i mass media e in particolare la televisione che propina numerosi reality e canali tematici (sia sul digitale terrestre che sulla TV via cavo) che trasmettono programmi in cui si mostra come si preparano le più svariate pietanze: da Master Chef al Boss delle torte, fino a corsi come quelli del piemontese Luca Montersino o del ferrarese Igles Corelli.
Ma il ruolo fondamentale nella riscoperta della preparazione del cibo è la voglia di fare le cose come una volta, magari in casa insieme ai propri cari. Aspetti che, da sempre, sottendono la cultura locale e più in generale emiliano-romagnola.


L'iniziativa partita la settimana scorsa è stata bella anche per la variegata tipologia di partecipanti: 3 coppie di coniugi di diverse età, una paio di uomini (tra cui il sottoscritto) e una dozzina di donne di tutte le età. Ciò a riprova dell'interesse trasversale che suscitano questo tipo d'attività.


Come accennato sopra, il corso è stato tenuto dalle bravissime titolari (insieme alla loro collaboratrice) del laboratorio di pasta fresca "uova, farina e mattarello", che si trova in zona Cervetta nel capoluogo di Sasso Marconi. Le tre donne hanno innanzitutto spiegato e successivamente mostrato - passo passo - come impastare e realizzare la sfoglia, quindi hanno aiutato i partecipanti a preparare le tagliatelle, obiettivo finale del primo incontro. 

                               


               

Nei prossimi 3 giovedì di marzo si terranno lezioni per imparare a preparare tortelloni con ripieno di di ricotta e spinaci, i tortellini e infine gli gnocchi di patate.


martedì 2 febbraio 2016

Borlenghi, la riposta dell'appennino emiliano alle crêpes francesi

Sasso Marconi è una comunità anzinotta - oltre il 26% della popolazione ha più di 65 anni d'età - così si trovano ancora numerose zdaure che hanno la pazienza d'insegnare e trascrivere (come si può vedere nell'immagine sottostante) i trucchi per preparare i piatti della tradizione locale.


Lo scorso weekend, con il contributo di mia suocera Silvana (zdaura locale di tutto rispetto) abbiamo preparato i borlenghi, detti anche burlengi o zampanelle a seconda della zona dove sono realizzati. 
Il borlengo è una specie di crepe dalla sfoglia sottilissima e croccante che si riempie con la Cunza.


Sebbene assomigli al piatto tradizionale francese, il borlengo ha una sua storia e una ricetta molto diversa da quella della crepe. Anche il borlengo ha la sfoglia sottile, ma è più croccante e preparata a partire da un impasto liquido estremamente semplice (è un tipico cibo povero), a base d'acqua, farina, sale e uova: questo impasto è detto colla
Il ripieno tradizionale del borlengo, detto cunza, consiste in un battuto di lardo, salsiccia, aglio, con successivamente l'aggiunta di Parmigiano Reggiano anzi (come la chiamano nel bolognese) con la forma, tanta forma!  Il borlengo va servito molto caldo e ripiegato in quattro parti.


Per quanto riguardano le origini, “molti paesi della zona di produzione rivendicano la paternità di questo alimento, la cui origine è decisamente antica: i primi documenti certi risalgono al 1266, ma c'è chi ne situa la data di nascita addirittura nel Neolitico” (Wikipedia). 
Il territorio in cui è stato inventato questo piatto è una ristretta fascia d’Appennino emiliano che comprende i comuni a cavallo tra la provincia di Modena (a Zocca c’è il museo del borlengo) e la parte della provincia di Bologna più vicina a Modena (tra cui anche Sasso Marconi).


Come per tutti i prodotti tipici locali, è praticamente impossibile definire una ricetta e un modo di preparazione univoco per i borlenghi. Ogni famiglia ha la propria variante peculiare. Sotto presento la ricetta di mia suocera, che è possibile vedere anche nella versione pizzino nella prima foto di questo post.



La colla
1,2 kg di farina Tipo 0
3 uova
2 litri d'acqua
sale q.b.
cotenna di maiale per ungere la padella

La cunza
1 kg di salsiccia
150 g. di lardo
4 spicchi d'aglio
1 mazzetto di prezzemolo
olio d'oliva q.b.
100 g. parmigiano reggiano