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giovedì 13 aprile 2017

Coesione sociale e aiuto tra vicini per contribuire a prevenire i crimini e creare senso di fiducia: report dell'incontro sul controllo di vicinato a Sasso Marconi

Mercoledì 12 Aprile, presso il Salone delle Decorazioni del Borgo di Colle Ameno (Pontecchio Marconi), si è tenuto un partecipato incontro pubblico aperto a tutti i cittadini, le associazioni e le aziende interessate, per presentare il Controllo del Vicinato, progetto di sicurezza urbana di prossima attuazione a Sasso Marconi. 
L’incontro, promosso dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con l’Associazione nazionale “Controllo del vicinato”, i Carabinieri e la Polizia Municipale, è stato occasione per conoscere meglio obiettivi, modalità di funzionamento e tempi d'attivazione del progetto, finalizzato a prevenire e disincentivare i comportamenti illegali attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e la cooperazione con le Forze dell’Ordine.

L'iniziativa è stata introdotta dal sindaco di Sasso Marconi, Stefano Mazzetti, che ha sinteticamente parlato delle azioni messe in campo dal comune e ha citato una precedente iniziativa, tenutasi lo scorso febbraio in municipio, promossa in collaborazione con un gruppo di un gruppo di cittadini che, spontaneamente, sull'applicazione di instant messaging Whatsapp ha dato vita ad una chat sul tema della sicurezza.
L’idea del controllo di vicinato ha spiegato Mazzetti "è un modello di prevenzione, un modello di comunità che vuole coinvolgere il più possibile i cittadini, renderli attivi e partecipi per quanto concerne l’osservazione del territorio in cui vivono". A quindi aggiunto: "questa sera si fa per la prima volta comunità sul tema della sicurezza: è un problema collettivo e non individuale che va affrontato insieme". 
"Il tentativo del controllo di vicinato è questo” ha affermato il sindaco, “e in quanto tentativo richiede grande attenzione e partecipazione, consci che è un tentativo complesso e complicato”. Un tema che afferisce la sicurezza ma anche di ritrovare il rapporto con i vicini, le persone che abitano in prossimità.
Il primo cittadino, prima di passare la parola agli ospiti, ha tracciato il percorso della serata: i relatori racconteranno un’esperienza reale, che è quella di Castelfranco Emilia nel modenese. Successivamente, in base alle domande dei partecipanti, sarebbero intervenute le Forze dell’ordine per fornire ragguagli e/o approfondire alcuni aspetti emersi nel corso della serata.

Il primo intervento è stato quello di Giovanni Gargano (Assessore alla Sicurezza, Comune di Castelfranco Emilia): ha iniziato spiegando come il tema che in senso lato si definisce sicurezza in senso pratico incide sulla qualità e lo stile di vita. Ha quindi presentato l’esperienza di Castelfranco Emilia che, tra i primi comuni in Emilia-Romagna, ha cercato d'affrontare il tema della sicurezza in un’ottica di coesione di comunità e vicinato. Successivamente ha spiegato i presupposti del controllo di vicinato: un reato avviene quando vi sono una concomitanza di diversi fattori: deve esserci un malintenzionato, una preda (un obiettivo) ma anche la mancanza o la carenza di un controllore, che non dev’essere inteso come l’assenza di forze dell’ordine. Quando ci sono tutte le condizioni è più facile che un reato avvenga. Eliminando uno di questi (cattivo controllore) e se i vicini lavorano insieme per ridurre appetibilità degli obiettivi, eliminando le proprie vulnerabilità ambientali e comportamentali, i furti e tanti altri reati occasionali possono essere limitati.
L’assessore ha asserito che un buon vicino è il miglior ausilio alla prevenzione. i reati d'occasione sono frutto più del momento specifico, favoriti dalla noncuranza e della negligenza; "i nostri occhi e le nostre orecchie – uniti al buon senso – sono gli strumenti di prevenzione più importanti per fare comunità".
Questo anche perché
In sintesi cos’è il controllo di vicinato? "Uno strumento di prevenzione che presuppone la partecipazione attiva dei cittadini, residenti in una determinata zona, con la partecipazione delle forze dell’ordine e della polizia municipale. Fare controllo di vicinato significa promuovere sicurezza urbana attraverso la solidarietà tra i cittadini".
Gli obiettivi sono di contribuire all’attività di prevenzione e controllo di territorio, accrescere la consapevolezza dei cittadini alle problematiche di territorio ed il livello di dei propri beni con piccole cautele e misure di difesa passiva; promuovere la sicurezza partecipata attraverso la reciproca attenzione ed il vicinato solidale; favorire coesione sociale.
Come si può riconoscere: a Castelfranco hanno messo dei cartelli straladi (segnaletica) che indicano un controllo capillare e costante da parte dei cittadini che sanno capire le informazioni da rilevare per comunicare in diretta, in modo appropriato sulla base di precise nozioni e metodologie coordinate con le forze dell’ordine. Detto in due parole: PRESTARE ATTENZIONE.
Guardiamo fuori è stata l'esortazione dell'assessore alla sicurezza di Castelfranco: quando suona un allarme,
quando si sentono rumori e suoni sconosciuti, quando si sentono voci sconosciute, quando svolgiamo attività quotidiane, quando i cani nostri o dei nostri vicini abbaiano. Anche i commercianti possono diventare straordinarie vedette per attenzionare i cambiamenti in quanto presenti costantemente, quasi quotidianamente sul territorio.
Cosa non fa un gruppo di controllo di vicinato. Innanzi tutto non si sostituisce alle forze dell’ordine, a cui resterà prerogativa per quanto concerne l’attività di repressione e ricerca degli autori dei reati. Pertanto questi gruppi:
- non interviene direttamente in caso di reato;
- non arresta i ladri;
- non fa indagini sugli individui;
- non scheda le persone;
- non pattuglia attivamente il territorio (no ronde);
- non intraprende iniziative personali e imprudenti.
Condividere le informazioni su vari aspetti che possono destare sospetto e/o preoccupazione:
- presenza di mezzi di trasporto con persone sospette;
- eventuale fuga di mezzi o persone;
- episodi di bullismo.
Collaborazione tra cittadini, tra questi e le forze dell’ordine e più in generale le istituzioni sono alla base della buona riuscita di questo tipo iniziative.
Il percorso è sicuramente complesso e deve partire dal basso poiché deve prevedere capillarità sul territorio affinchè, partendo dai vicini di casa, ci si possa conoscere e riconoscere. Ciò al fine d'arrivare a un'informazione e, soprattutto per chi fa parte dei gruppi, una formazione puntuale per consentire la costruzione di procedure operative condivise con le forze dell’ordine.

Cesare Di Napoli (Comandante Polizia Municipale di Castelfranco Emilia) ha approfondito il tema del controllo di vicinato dal punto di vista dei professionisti della polizia locale, che collaborano coi cittadini da un lato e le forze dell'ordine (Carabinieri, Polizia, Finanza dall'altro). 
Ha iniziato il suo intervento raccontando come e quando è iniziato questo percorso, alla fine del 2015, aggiungendo alcuni dati per quanto riguarda il comune in cui opera: ad oggi vi sono circa 32 gruppi di vicinato (ognuno tra le 10 e le 20 persone) per un totale di 400 cittadini. Quindi 800 occhi che monitorano il territorio, la loro via, il quartiere. E queste persone sono collegate ai propri familiari. E questo porta a far si che i cittadini abbiano più attenzione, anche questi che possono sembrare minuzie ma molti non le fanno. Sono quelle attenzioni, legate alle vulnerabilità ambientali, che se non messe in atto favoriscono i reati predatori. Piccole attenzioni che fungono da deterrente e i risultati dimostrano che il sistema funziona bene.
I coordinatori dei 32 gruppi sono in comunicazione con la polizia municipale tramite Whatsapp. Un canale d’informazione preventiva, prima che il reato si compia, così come non dev’essere un canale di condivisione di informazioni futili.
I singoli partecipanti al gruppo convergono sul coordinatore. Questi si interfaccia circa ogni 4 mesi per fare il punto della situazione per vagliare se il processo sta funzionando oppure se abbisogna di revisioni. A sua volta la polizia municipale si interfaccia ed interloquisce con i Carabinieri operativi sul territorio questo per non intralciare il lavoro delle forze dell’ordine ma, al contrario, può allertarli.

Fausto Paltrinieri (Associazione Nazionale Controllo del Vicinato) ha spiegato la storia dell’associazione, che in Italia è nata nel 2008, ed aiuta i gruppi a crescere e radicarsi nel territorio.
Ha raccontato l’importanza di questi gruppi per quanto concerne la coesione sociale, partendo dalla sua esperienza: "il riavvicinamento tra vicini di casa, tra persone che spesso non andavano oltre il saluto, che ora stanno riscoprendo il “senso d’appartenenza, senso di stare insieme perché il territorio è vostro. Ed avete il diritto di preservarlo”. L’associazione (che ad oggi ha censito ed anche supportato 1.200 gruppi in Italia, in particolare nel nord del Paese) offre indicazioni per il controllo passivo della casa per renderle più sicure, anche con piccoli accorgimenti (esempio filo spinato sulle grondaie).
I reati predatori sono una malattia che va curata: i controlli d vicinato sono uno dei componenti che può curarla, insieme alle forze dell’ordine, ecc.
Come funziona:
- chat di whatsapp tra vicini                  
- gli anziani che hanno dimestichezza e raccolgono dai propri coetanei che non hanno determinati strumenti (smartphone).
- non isolarsi: l’isolamento rende vulnerabili
- i coordinatori: una figura al pari degli altri che ha un po’ più di tempo rispetto gli altri partecipanti al gruppo (chat). I coordinatori hanno una formazione leggermente superiore rispetto le altre famiglie che fanno parte dei gruppi di vicinato. Perché a chi sceglie di entrare nei gruppi sono date informazioni come guardare, come segnalare, come utilizzare la chat e la sicurezza passiva che può essere messa in atto nelle proprie abitazioni.

Alessandro Raschi (consigliere comunale con delega all’informatizzazione ed alla sicurezza), uno dei fautori dell'iniziativa di Colle Ameno e coordinatori di questo percorso partecipato, ha fatto il punto della situazione a Sasso Marconi e l’iter che si sta attivando:
- primo passo l’assemblea di colle Ameno;
- dal giovedì 13 aprile, sul sito del Comune di Sasso Marconi, saranno aperte le iscrizioni ai gruppi e chi desidera fare il coordinatore di gruppo: un modulo scaricabile e da compilare, successivamente consegnare in Municipio o reinviare tramite posta elettronica.
- registrazione dei gruppi e loro individuazione in base al numero di richieste;
- dopo il 13 maggio saranno realizzate assemblee sul territorio, utilizzando le consulte frazionali, per spiegare in modo capillare cosa sono i gruppi e dare indicazioni utili per ridurre la vulnerabilità ambientale;
Raschi ha quindi presentato tramite slide lo schema delle segnalazioni attività sospette ed il ciclo virtuoso che si andrà a creare una volta che l'intero processo del controllo di vicinato sarà operativo:
- un primo livello fatto da cittadini che abitano in specifiche zone (n, borgata, vie adiacenti): alcuni gruppi nel territorio di Sasso Marconi sono già presenti;
- coordinamento di secondo livello: chat dei coordinatori e rappresentanti locali delle forze dell’ordine stanziano.

Conclusi gli interventi degli relatori è stato dato spazio alla discussione e alle domande da parte dei cittadini.
La prima è stata Antonella, residente a Mongardino, che ha chiesto in merito l’efficacia di questi gruppi, se hanno realmente contribuito nella gestione della sicurezza.
Il comandante della stazione dei Carabinieri Castelfranco Emilia ha prontamente risposto spiegando l’efficacia di questi gruppi per quanto riguardano gli ambiti di spaccio e prostituzione. Hanno anche agevolato l’operato delle forze dell’ordine nell’individuare soggetti che erano pronti a compiere reati di tipi predatorio come furti in abitazione, portando alcuni esempi per rendere più efficace e chiaro il suo intervento. I gruppi di vicinato hanno dato concretezza in merito l’abbassamento dei reati e riduzione della criminalità. Ma anche a livello di percezione si è creata una maggiore sensazione di sicurezza.

Un secondo cittadino di Borgonuovo ha chiesto dati sui reati nel territorio di Sasso Marconi e sull’eventuale acquisto, come già avviene in Lombardia, di telecamere che leggono le targhe e posso così individuare se queste sono assicurate e in regola al PRA.
Il sindaco Mazzetti ha risposto che i dati non sono a disposizione del Comune ma  è la Prefettura il soggetto titolare a raccoglierli e - eventualmente condividerli, per cui le uniche informazioni a disposizione, già condivise recentemente in Consiglio Comunale e a breve negli incontri di consulte, afferiscono le tendenze, che al momento risultano stabili per quando riguarda il comune di Sasso Marconi.
Per quanto riguarda l'acquisto di strumenti mobili di controllo dell'autovetture ha risposto il consigliere comunale Raschi spiegando che al momento sono previste altre tipologie d'investimenti.

Una terza cittadina residente in via Ca’ di Fabbriani: ha spiegato che risiede in un territorio poco abitato, dove le abitazioni sono distanti le une dalle altre e questo ha portato ad un elevato livello di furti in quelle abitazioni. Ritiene che servirebbe una strategia diversa perché il controllo di vicinato è complicato da farsi in un contesto del genere.
Il sindaco ha ammesso che, essendo il territorio di Sasso molto ed in alcuni punti isolato, è difficile controllarlo tutto in modo capillare ma è altresì vero che il controllo di vicinato, se fatto in modo diffuso sull’intero territorio comunale, può aiutare e semplificare l’individuazione di chi commette o vuole commettere reati.
Successivamente sono intervenuti l’assessore alla sicurezza e il comandante dei Carabinieri di Castelfranco spiegando che sono le situazioni più isolate e lontane dal centro possono trarre vantaggio da una capillare presenza di controllo del territorio da parte dei cittadini perché, sebbene certe abitazioni siano isolate, vi sono comunque strade che portano a quelle zone pertanto la rete di controllo di vicinato serve come ricettore per tutto il territorio. Questo sia a livello di maggiore controllo, sia a livello di percezione della sicurezza.

Un quarto cittadino è intervenuto prima asserendo che, a suo avviso è in corso da parecchio tempo - in particolare sui mezzi d'informazione - una campagna volta a creare paura, però è innegabile che certi reati, in realtà ricche come Sasso Marconi, sono numerosi e destano preoccupazione. Ha pertanto chiesto qual è il trend, ovvero la tendenza reale dei reati su questo territorio - ed in che direzione si sta andando? Inoltre ha domandato se nei contesti dove sono presenti i gruppi di vicinato vi siano stati dei cambiamenti per quanto concernono i reati contro il patrimonio quali i furti.
Il sindaco ha risposto affermando che il comune di Sasso Marconi è ampiamente sotto la media provinciale. Anche se alcuni reati sono in media (senza però specificare quali). "Un grande problema" - ha asserito Mazzetti - “è anche la percezione sul reato: questa è importante”. E’ per questo che è fondamentale stare insieme, aiutarsi vicendevolmente, per contribuire ad offrire sicurezza: sia a livello di prevenzione dei reati, sia a livello di percezione dei medesimi. Ha così portato l’esempio della zona di via Maranina che, poco più di un anno fa, è stata duramente colpita dai furti in abitazione. Oggi c’è sicuramente un problema di recrudescenza e modalità di come avvengono certi tipi di reati.

Un cittadino residente nel capoluogo e facente parte dell'associazione "Sasso Libera" ha chiesto chiarimenti riguardanti i gruppi che si andranno a costituire per rassicurare chi ne vuole far parte affinchè non vi siano problemi di chi ne fa parte: ritorsioni, denunce per violazione della privacy, ecc.
L’assessore di Castelfranco ha risposto che, per come è costruito il progetto si tende ad evitare la sovraesposizione di chi fa parte dei gruppi. La segnalazione entra in un processo in cui le forze dell’ordine sono coscienti della tutela dei segnalanti, così come chi segnala sarà conscio come si deve comportare nei confronti sia dei coordinatori, sia delle forze dell’ordine.

Elisabetta, creatrice della chat su Whatsapp che ha contribuito a sensibilizzare sul tema dei furti, ha chiesto in merito i cartelli ed il loro posizionamento.
Il rappresentante dei gruppi di vicinato ha spiegato che vi sono due tipologie di segnali: la prima è un palo (simile per dimensione ai cartelli stradali), la seconda afferisce adesivi fluorescenti che le famiglie possono mettere davanti la propria abitazione o nei luoghi di maggiore passaggio e presenza di cittadini che aderiscono ai gruppi d vicinato.

Il sindaco, per concludere, ha ribadito l’iter che terrà il comune, partendo da incontri (a cominciare dal mese di maggio) presso le consulte frazionali. 
Da giovedì 13 aprile, sul sito del Comune di Sasso Marconi, saranno disponibili i moduli per iscrivi ai gruppi di controllo di vicinato -->  http://www.comune.sassomarconi.bologna.it/servizi/notizie/notizie_homepage.aspx


Si ringrazia Mirca Risi per le immagini allegate al post

martedì 28 marzo 2017

Senso delle istituzioni e nervi saldi per gestire al meglio il tema della sicurezza

Quando piccole comunità - come ad esempio è Sasso Marconi - sono scosse da furti, rapine, scippi, anche chi normalmente è sempre stato equilibrato improvvisamente sarebbe disposto a imbracciare un fucile e andarsi a fare giustizia da solo. 
E' comprensibile che chi venga colpito da vicino e in maniera violenta da una perdita (non pensiamo solo agli omicidi, ma anche al furto di oggetti a noi cari, indipendentemente dal valore economico che essi hanno) reagisca in preda alla rabbia e alla disperazione. È comprensibile che diventi difficile fare appello alla lucidità e cedere il passo alla speranza che la giustizia possa fare il suo corso nel migliore dei modi. Ma il problema, infatti, non sono le persone immediatamente più prossime al dolore, quelle toccate più da vicino da un fatto di cronaca nera. 
Il problema, spesso, sono tutti gli altri. Il problema sono quelli che alimentano il livore, che stizziscono, che diffondo frasi cariche di odio, che partono spediti in una caccia al mostro di cui conoscono appena qualcosa ma solo per sentito dire. Il problema sono quelli che scrivono senza avere la certezza di ciò che stanno affermando, e senza avere la consapevolezza di quanto quel dato incerto, impreciso, verrà preso da altri per certo e diventerà notizia.
Il problema è l'assenza di buon senso che si sta propagando come un vuoto incolmabile e che dovrebbe indurre proprio chi è meno attinto dal dolore a diffondere prudenza, fiducia nell'operato delle Istituzioni, della giustizia. A far capire a chi è vinto dalla disperazione che, purtroppo, gli inquirenti hanno più di un codice da rispettare e le cui norme, talvolta, possono apparire anche discutibili, ma imprescindibili. Quando la gente urla che ormai i nomi sono noti ma che le forze dell'ordine stanno facendo tutt'altro anziché andarseli a prendere è perché non sa quel che dice, non conosce le procedure, e mostra una preoccupante ignoranza che può partorire pericolosissime reazioni in chi, per frustrazione o un esasperato livello di passione con cui sta vivendo quella data esperienza, decide di procedere in autonomia e dare all'assassino la lezione che merita. Se talvolta gli inquirenti hanno difficoltà a chiudere il cerchio è perché le informazioni e le testimonianze in loro possesso risultano piuttosto contrastanti. Spesso accade che quelli che in un post su Facebook scrivono dichiarazioni che sembrano gravi, precise e concordanti, sentiti a verbale ne modificando completamente il tenore. Eppure là fuori sembra che tutti sappiano tutto, tutti ne siano assolutamente certi. 
In definitiva, le considerazioni che desidererei condividere in questo momento sono due. La prima è che se siamo vicini, o anche lontani, a chi è stato direttamente colpito da un evento criminoso è nostro dovere tentare di fargli mantenere la calma, perché lui da solo non potrebbe. Perché se, invece, alimentiamo la sua rabbia e lo induciamo a imbracciare un fucile e farsi giustizia, noi ne sarete direttamente responsabili. Andremo così ad aggiungere solo uno smisurato dolore al dolore, e non saremo molto diversi da criminali contro cui ci siamo scagliati.
La seconda è che Facebook, strumento eccellente da un punto di vista ludico, non può sostituirsi agli atti giudiziari e che la verità può essere perseguita solo attraverso le giuste modalità e negli ambienti preposti. Spegnete 'sto computer e andate a dire a chi di dovere tutto e solo quel che sapete. È questo l'unico modo per trovare giustizia.

martedì 8 marzo 2016

Sicurezza e controllo del territorio: iniziativa pubblica a Borgonuovo di Sasso Marconi

Venerdì 4 marzo, presso il Centro sociale di Borgonuovo, si è tenuto un incontro sul tema Sicurezza dei cittadini e controllo del territorio promosso dal PD di Sasso Marconi.
L'iniziativa ha fatto seguito a quella tenuta dall'Amministrazione Comunale di Sasso Marconi per completare l'informazione sulla tematica della sicurezza.
All'incontro hanno partecipato i deputati Emanuele Fiano e David Ermini responsabili nazionali PD per la SICUREZZA e la GIUSTIZIA, l'avvocato Roberto Giorgi Ronchi esperto di questioni legate alla sicurezza e coordinatore a Bologna di vari tavoli sulla 'sicurezza' con la presenza di cittadini e commercianti. Tra i relatori vi erano anche Amedeo Landino e Roberto Braccio, agenti della Polizia di Stato, che hanno portato l'esperienza e l'opinione di chi opera e si confronta tutti i giorni con le problematiche affrontate nell'incontro. L'incontro è stato coordinato Dall'onorevole Marilena Fabbri, già sindaco di Sasso Marconi 


Il primo a intervenire è stato l'avvocato Alberto Giorgi Ronchi che ha affrontato il tema della sicurezza operando un ragionamento che va oltre il contingente, offrendo uno sguardo complessivo alla realtà con cui, quotidianamente, ci confrontiamo. L'avvocato ha asserito che nella società attuale i cambiamenti cui tutti siamo sottoposti sono veloci e numerosi: negli ultimi anni si sono modificati modelli di comportamento e valori in modo molto rapido, pensiamo ad esempio ai rapporti tra uomo e donna oppure tra genitori e figli, aspetti spesso positivi che, però, in alcuni hanno fatto emergere disagio e spaesamento poichè sono venuti a mancare punti di riferimento e certezze che perduravano da anni, in alcuni casi da secoli. Ciò ha creato confusione e paura, talvolta rabbia, sicuramente uno straniamento e una minore fiducia nelle istituzioni e una maggiore chiusura nel privato. Nel mentre  in questi anni stanno aumentando i reati contro il patrimonio, in particolare i reati predatori e con l'avvento della tecnologia, le truffe informatiche legate all'uso sempre più massiccio del web. C'è quindi un problema con il sistema della giustizia. Le riforme che si sono susseguite in questi anni non hanno dato i frutti sperati, anzi hanno creato frustrazione, sia tra chi gestisce il sistema della pubblica sicurezza, sia tra i cittadini. Contemporaneamente questi si stanno organizzando da sè: stanno crescendo comitati, associazioni, gruppi spontanei, come ad esempio le Social Street (solo nella città di Bologna sono una cinquantina), realtà slegate  dalle modalità tradizionali di concepire l'agire comunitario che ha contraddistinto le aggregazioni sociali dal secondo dopoguerra agli inizi degli anni 2000.
L'avvocato ha inoltre aggiunto che, per quanto riguarda la sicurezza, i cittadini spendono sempre più oltre ad organizzarsi da sè, per acquistare sistemi che possano renderli più sicuri all'interno delle proprie abitazioni. Tutto ciò è sintomatico di come le istituzioni non siano in grado di offrire risposte adeguate. E non è solo una questione percettiva poiché il dualismo percezione - realtà oggettiva, in quest'epoca, è ormai superato.
Giorgi Ronchi ha chiosato che, di fronte a ciò, la politica sta cercando di entrare il più possibile a contatto coi cittadini, sia per capire, sia per far comprendere la situazione in cui viviamo. Tavoli per scambiarsi buone pratiche e costruire fiducia reciproca si stanno creando un pò ovunque - ed anche qui a Sasso Marconi sarebbe opportuno realizzarli - perché è necessario tornare al confronto tra cittadini ma anche tra cittadini e istituzioni. Parlare, confrontarsi, trovare soluzioni condivise, sono essenziali per migliorare non solo la percezione, bensì la sicurezza reale. In questo contesto un ruolo significativo, posti i limiti che esse hanno , è quello delle polizie locali. Queste non possono garantire il contrasto al crimine. In realtà, però, i cittadini pongono agli amministratori locali il problema della sicurezza, per cui ciò che sta succedendo già da un po' tempo in molte municipalità e l'uso della polizia municipale per il pattugliamento del territorio. Però, attualmente, per l'organizzazione e le leggi vigenti, le polizie locali non possono svolgere certe mansioni e gli amministratori che lo fanno si muovono sul filo della normativa.

Successivamente all'avvocato, ha preso la parola la coordinatrice della serata. L'On. Marilena Fabbri che ha spiegato come sicurezza non significhi solo repressione ma anche prevenzione e coesione sociale, aspetti che consentono di non offrire spazi all’illegalità e, ove questa si presenti, i cittadini sappiano denunciare per evitare il radicamento della criminalità.
L'ex sindaco di Sasso Marconi, ha anche spiegato che, ad inizio degli anni 90 a Sasso Marconi si creò un’associazione di cittadini che si occupavano di segnalare anomalie, stranezze o altro, il sodalizio nel corso degli si spense. Non erano propriamente delle ronde ma comunque un’esperienza utile per la comunità che contribuiva ad offrire sicurezza e coesione sociale.

Dopo l'on. Fabbri è intervenuto Romeo Braccio, segretario sindacato polizia SIAP di Bologna. Innanzi tutto ha chiesto ai deputati presenti qual è l’impegno del PD, a livello parlamentare, per migliorare il sistema della sicurezza e della giustizia. Ha ammesso che negli ultimi anni il PD ha fatto numerosi sforzi per contrastare le strumentalizzazioni sui temi della sicurezza. Serve però ancora più coraggio perché la sicurezza ha bisogno di riforme. C'è bisogno di un intervento coraggioso che superi la legge 121 del 1981 che riguarda la polizia. Questa è una legge, a parere del sindacalista, non pienamente attuata e in parte obsoleta. C'è pertanto bisogno di riformare la suddetta legge, per dare una direzione unica al ministro degli interni per consentire maggiore coordinamento ed incisività d’azione. Ciò porterebbe indubbi vantaggi, ad esempio una riduzione dei centri di spesa. Centralizzando le competenze si potranno sicuramente razionalizzare le risorse e togliere le duplicazioni e gli accavallamenti tra le forze di polizia, che attualmente sono ben cinque. Questo miglioramento lo chiedono tutti, sia le istituzioni europee, sia i cittadini. Pensiamo ad esempio alla necessità di un unico numero sulla sicurezza, che già in parte sta venendo avanti.
Il poliziotto ha affermato che parlare ancora di ronde è inutile e anacronistico. Durante gli ultimi governi di centrodestra vennero lanciate ma non ebbero successo nè portarono risultati le poche ronde che vennero messe in atto. Tra l’altro furono lautamente finanziate - ha aggiunto il sindacalista - con molti milioni d'euro, togliendo soldi al sistema della sicurezza. Però - ha ribadito - non sortirono risultati, né trovarono riscontri tra la popolazione. Molto meglio sarebbe se i cittadini si riappropriassero degli spazi pubblici, tornando a uscire di casa, non abbandonando le città e le comunità ma ravvivandole e riprendendo i luoghi oggi degradati e/o abbandonati.
Al contempo il governo deve adottare provvedimenti urgenti poiché il sistema sicurezza stai vivendo un periodi di crisi: negli ultimi 10 anni sono calati di 20mila di unità i poliziotti.

Amedeo Landino, SIULP Bologna. La sicurezza non va affrontata come tematica isolata ma va affrontata insieme al tema della giustizia.
A volte il tema della sicurezza viene affrontato solo osservando i dati statistici. Però la percezione di chi subisce un reato di cosiddetta microcriminalità ha un grande trauma.
Non ritiene che le soluzioni che siano validi le proposte che si fanno sull’onda dell’emotività. Ad esempio, è importante che i cittadini collaborino con le forze dell’ordine. E’ fondamentale un rapporto diretto tra cittadini e polizia ma non attraverso le ronde. Serve altresì un’emancipazione del controllo del territorio, limitando il controllo statico ma rendendolo più dinamico, il che comporterebbe risultati più efficaci.
Il poliziotto ha quindi toccato il tema della filiera dei servizi asserendo come sia necessario costruire nuovi modelli per il controllo del territorio tra forze diverse (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizie locali). Già questo avviene nel caso di manifestazioni pubbliche ed eventi sportivi. Sarebbe utile un coordinamento similare anche per quanto riguardano le attività quotidiane di controllo del territorio. Ciò aiuterebbe a definire meglio la copertura del territorio da seguire ed eviterebbe ridondanze d’intervento, come talvolta accade.

Gli ultimi due relatori sono stati i deputati Fiano ed Ermini. Il primo dei due ha voluto affrontare per prima cosa l'aspetto riguardante la paura che pervade un numero sempre maggiore di cittadini. Esiste un timore diffuso d'essere vittime di reati, e da questo punto di vista ci sono soggetti e mezzi di comunicazione che fomentano le paure. Questo sistema che rinfocola il senso d’insicurezza ha però evidenti paradossi al proprio interno. L'on Fiano è ha asserito: "Pensiamo che non c'è mai stato un periodo storico così sicuro. Nonostante ciò quasi l’65% della popolazione ha un diffuso senso d’insicurezza. Va fatto un lavoro per contrastare il senso di insicurezza. C'è una vasta fetta della politica, non solo in questi anni e non solo in Italia, che su questi aspetti basa la sua azione politica e il conseguente successo elettorale".
E’ altresì vero che il tema della paura si alimenta quando c'è un'insicurezza sociale – perdita del lavoro, difficoltà ad accedere ai servizi in primis quelli sanitari, problema a raggiungere l'età della pensione. In questi anni la crisi economica ha rinfocolato questi timori.
Un altro aspetto è quello relativo la politica. Il tema della sicurezza in Italia ha preso piede in particolare nei primi anni novanta, dopo l'entrata in politica di Silvio Berlusconi. Questi ha sempre cavalcato la tigre della sicurezza e della riforma della giustizia ma, al contrario delle tante parole e delle tante promesse, con lui spesso sono tagliati i finanziamenti e sovente le leggi sono state modificate pro domo sua più che per rendere più efficace e snello il sistema della giustizia. Per quanto concerne la sicurezza l'allora ministro dell’interno Maroni, parliamo del luglio 2011, scrisse al premier Berlusconi per lamentarsi dei tagli al suo ministero per un miliardo di euro. L'onorevole ha quindi asserito che, come hanno ricordato anche i rappresentanti sindacali della polizia, un mancato turn over di personale con blocco delle assunzioni, blocco dei salari e tagli lineari che hanno portato all’impossibiilità d'effettuare acquisti di materiale per le forse dell'ordine. Il blocco del turn over ha comportato un aumento dell’eta media degli uomini delle forze dell’ordine, con pesanti ripercussioni sul modello di sicurezza. Modello, ha ricordato Fiano, che non può più essere quello che si aveva negli anni 70 ed 80 del secolo scorso.
fortunatamente, ha proseguito l'onorevole del PD, negli ultimi tre anni vi è stata una controtendenza per quanto riguarda il finanziamento al comportato della sicurezza e anche un aumento degli stipendi della polizia: pensiamo ad esempio agli 80 euro al mese per ogni appartenenti alle forze dell’ordine che, dal 2017, sarà strutturale.
Le risposte sulla sicurezza - ha chiosato l'onorevole lombardo - non possono essere solo di tipo repressivo ma anche di tipo culturale: riqualificazione dei territori, riforme (ancora in atto) nel campo della giustizia, educazione e integrazione debbono essere sempre più capisaldi che guidano l'azione delle istituzioni.
Serve altresì una riorganizzazione nel comportato dei servizi che si occupano di sicurezza e ordine pubblico, oltre ad un adeguato finanziamento: oggi abbiamo 540mila persone che in Italia si occupano di sicurezza, un numero alto ma non è sufficiente per un territorio vasto come il nostro, per questo sono in fase d'assunzione 5.000 nuovi uomini delle forze dell'ordine. I cittadini chiedono un maggiore presidio. Al proposito è stata messa in campo, a partire dall’agosto 2015, una riorganizzazione del personale, cercando di togliere alle forze dell’ordine tutta una serie di funzioni che non sono prettamente legate la sicurezza. Vi sono ben 37 funzioni di cui si occupano le forze dell'ordine e vi sono sovrapposizioni tra i numerosi corpi che si occupano di sicurezza. Questo - ha chiarito l'on Fiano - non va bene. È necessario riorganizzare, partendo dall’aggregazione e dalle modifiche sul territorio per quanto concerne la presenza delle diverse forze di pubblica sicurezza.
In definitiva, a concluso il deputato, sono tre gli aspetti per migliorare la sicurezza e conseguentemente la percezione:
- Investire, riorganizzare, efficientizzare le forze dell’ordine
- Ruolo più centrale delle amministrazioni locali
- Certezza della pena

David Ermini è stato l'ultimo ad intervenire tra i relatori ufficiali della serata. E' partito dal presupposto che "la parte della giustizia è quella che arriva al termine della prevenzione e della sicurezza". L'onorevole toscano ha quindi spiegato che in merito il tema della giustizia è necessario migliorare il sistema carcerario. Creare efficaci misure alternative: queste provocano meno recidiva.
Inoltre ha specificato che il problema relativo coloro che fanno furti, scippi, ecc. e dopo poche ore dal fermo e/ o dall’arresto escono dal carcere. Molti di questi reati sono commessi da cittadini extracomunitari che non hanno sempre fissa dimora, non sono facilmente identificabili, non ha lavoro, ecc. Questi elementi vanno  valutati dalla magistratura. Da parte della politica, però, non è facile intervenire rispetto le valutazioni fatte dai giudici.
Ermini ha inoltre asserito che uno dei criteri "pesanti" per il fermo preventivo è dato dalla pena minima associata al reato, per questo stanno preparando una modifica alla legge in modo da aumentare la pena minima per i furti portandola da 1 a 6 anni, in questo modo anche col patteggiamento e le attenuanti comunque chi ruba in casa va in galera.
Il responsabile sicurezza del Pd, sul tema della legittima difesa ha asserito che “Un ragionamento vero va fatto perché la realtà è cambiata. Un tempo un ladro entrava in un appartamento quando era sicuro che non c’era nessuno dentro, adesso lo fa di notte mentre le persone dormono. È importante che si lavori per elaborare un concetto nuovo di legittima difesa”. In pratica, ha spiegato l’esponente democratico “bisogna studiare il momento in cui scatta la reazione. Una reazione ad esempio di ansia e di paura, come quella di un uomo vede entrare nel proprio appartamento un ladro con manette o corde pronto a legare le persone che sono in casa. I ladri poi, sempre più spesso, sono armati di pistole. Bisogna dunque approfondire l’argomento mantenendo però - ha sottolineato - il principio di proporzionalità tra offesa e difesa. Guai quindi a parlare di Far West. Anzi, in un momento in cui gli Stati Uniti tornano indietro sulla diffusione delle armi, noi non possiamo fare in modo che le persone si difendano da sole senza essere tutelate dalla legge, bisogna che lo Stato intervenga sul concetto di legittima difesa”.

Dopo gli interventi dei relatori si è succeduta un'interessante discussione. Per primo è intervenuto il sig. G.G. che ha raccontato come, in 40 anni che risiede a Sasso Marconi, abbia subito ben 17 casi d’effrazione. Ha spiegato che, sebbene abbia subito pochi danni materiali, in due casi era in casa ed in un caso in particolare ha detto d’avere temuto molto rispetto l’incolumità sua e della moglie.
Il sig. G.G. ha chiesto che questo tipo di reati non siano più chiamati reati contro il patrimonio ma violazione di domicilio. Ha aggiunto inoltre come la vita della sua famiglia sia cambiata dopo che si sono trovati i ladri in casa. Ha però ribadito che non è il danno economico quello che lo preoccupa maggiormente, dato che nella sua vita ha perso più soldi a causa delle banche, ma è molto preoccupato per l'ncolumità sua e dei suoi cari.
Il sig. G.G. ha infine asserito che, nella sia esperienza di vittima di questi reati, ha mai avuto la sensazione che la crisi economica abbia inciso in merito effrazioni subite.

Successivamente è intervenuto un cittadino residente nella zona di San Lorenzo che ha spiegato come nel suo abitato, costituito di 9 ville a schiera, ben 6 sono state visitate dai ladri nel corso di questi anni. Tra l’altro abitazioni che sono in parte abitate da appartenenti a forze dell’ordine o loro congiunti. Il cittadini ha concluso che quanto avvenuto dalle sue parti gli rende difficile pensare che sia solo una percezione d'insicurezza ma c'è qualcosa di terribilmente reale.

Per terzo è intervenuto Stefano Montuori: troppe forze dell’ordine che fanno attività di tipo burocratico e amministrativo. Ha inoltre chiesto si facciano corsi, da parte delle forze dell’ordine, in cui si spieghi come comportarsi e cosa fare per essere d’aiuto nel percepire cose strane. Stefano ha quindi proposto di legalizzare le droghe leggere, in questo modo le forze dell'ordine non dvrebbero occuparsi degli spacciatori e avremmo più agenti a disposizione, inoltre la legalizzazione genererebbe introiti anche per lo stato e si potrebbe utilizzare una parte di queste risorse per investire sulla sicurezza 

Prima delle conclusioni dei relatori ha preso la parola Stefano Mazzetti, sindaco di Sasso Marconi. Egli ha affermato che il tema della conoscenza e della formazione è fondamentale. Ritiene quindi comprensibile che chi ha subito un reato sia più sensibile e abbia una percezione più spiccata del senso di insicurezza. Il primo cittadini di Sasso Marconi ha poi aggiunto che la modalità dei reati ha avuto un accentuazione di aggressività. Anche nel caso di piccoli furti. E questo incide in modo particolare sulla paura dei cittadini.
Il sindaco ha proseguito asserendo che: "una cosa è certa, da soli non si possono risolvere i problemi: né gli amministratori, né le forze dell’ordine, né tanto meno le ronde. Ognuno deve fare il proprio mestiere ma tutti hanno il dovere di collaborare in base al proprio ruolo. La soluzione, perciò, nasce dall’accrescimento del senso di comunità".
Mazzetti ha concluso informando che il Comune sta realizzando un bando, cofinanziato da amministrazione comunale, privati e cittadini che possa aiutare a a creare maggiore sicurezza. Nel mentre il comune di Sasso Marconi ha investito quasi 100.000 euro per migliorare la sicurezza dei cittadini, in particolare acquistando un impianto di videosorveglianza agli ingressi della città.





giovedì 18 febbraio 2016

Report incontro: Focus sicurezza a Sasso Marconi

Mercoledì 17 Febbraio, presso la Sala mostre “Renato Giorgi” di Sasso Marconi, si è tenuto il primo di due incontri dedicati alla sicurezza promossi dal comando dei Carabinieri di Borgo Panigale (cui la stazione di Sasso Marconi fa riferimento), dall’Amministrazione Comunale e dalla Polizia Municipale sassesi.

Il tema della sicurezza è molto sentito in Italia e Sasso Marconi non fa eccezione, anche a causa di numerosi furti occorsi nelle abitazioni e in particolare – come vedremo – in certe zone del paese.  
La partecipazione è stata molto elevata, così come l’età media era decisamente alta: un pubblico maturo – il più giovane presente era il noto animatore Federico Vargas – molta parte del quale residente nelle zone più colpite dai furti.
Il tavolo dei relatori era composto da due rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri (il Maggiore Walter Calvi e il Maresciallo Massimiliano Argento della locale stazione dei Carabinieri), dalla responsabile della Polizia Municipale di Sasso Marconi e da una rappresentante dell’Amministrazione Comunale, la vicesindaco Marilena Lenzi.


In apertura di serata, la vicesindaco ha portato il saluto della Giunta e del Comune. Subito dopo è intervenuto il Maggiore Walter Calvi del comando dei Carabinieri di Borgo Panigale, questi ha funzione di coordinamento in 8 comuni dell’hinterland bolognese e nella zona di Borgo Panigale, all’estrema periferia ovest di Bologna: un totale di 11 stazioni dei Carabinieri e 170mila abitanti.

Il Maggiore ha subito spiegato che la ragione per cui i carabinieri hanno sentito l’esigenza di un contatto coi cittadini è la sempre più significativa sensazione di un generale senso d’insicurezza che, talvolta, viene enfatizzato dai mass media. Il rappresentante dell’Arma ha inoltre premesso che, durante l’incontro, era suo desiderio concentrarsi su due ambiti: fornire dati oggettivi in merito sicurezza e criminalità, fornire suggerimenti per la prevenzione dei reati.


Il Maggiore Calvi, per prima cosa, ha chiesto  un confronto coi partecipanti - che a tratti è stato vivace ma sempre corretto - perché desiderava ascoltare e capire al fine di rendere migliore il sistema che si occupa di sicurezza.
Il Maggiore ha spiegato che, tra gli aspetti che maggiormente incidono in merito il senso d’insicurezza dei cittadini, ci sono i reati di natura predatoria. Sono quei crimini che fanno meno clamore ma incidono moltissimo sulla sensibilità d’ognuno di noi: furti in abitazione, furti d’auto, danneggiamenti, aggressioni. Il Maggiore ha ammesso che negli ultimi anni vi sono piccole sacche in cui la criminalità ha avuto maggior diffusione, ad esempio vi è stato un aumento dei furti, ma se si orienta l’analisi sui reati avvenuti nel territorio di Sasso Marconi, prendendo come base di riferimento gli ultimi due anni (2014 e 2015), è possibile notare che essi sono calo, mentre il problema relativo ai furti è stabile. Il Maggiore ha inoltre precisato di non poter fornire numeri e statistiche poiché, sebbene ne sia in possesso, non è autorizzato a diffonderle, dato che questo compito spetta specificatamente alla Prefettura.
Il rappresentante dei Carabinieri ha quindi asserito che l’aumento nella percezione d’insicurezza è dovuto anche al sistema dei mass media e ai social network. Ha quindi aggiunto che - a proposito di dati - se si visionano quelli relativi i primi 45 giorni di quest’anno, raffrontandoli col primo mese e mezzo del 2015, i reati in generale sono stabili, mentre i furti sono in sensibile calo. 
Il Maggiore ha poi spiegato da dove è nata l’idea di promuovere incontri nei comuni del territorio sotto il suo comando. Nel luglio 2015 sono stati realizzati incontri con l’associazione degli agricoltori della Val Samoggia, colpiti da numerosi furti nelle loro aziende. Questi incontri, come quello di mercoledì sera a Sasso Marconi, sono molto importanti poiché fanno emergere aspetti che talvolta non sono palesati durante le denunce oppure accade che alcuni reati non siamo affatto denunciati. Ciò non è affatto un bene poiché chi ha il compito di contrastare il fenomeno della criminalità non ha i dati che utili per effettuare un’analisi e successivamente una politica di contrasto. Pertanto - ha esortato il Maggiore dell'Arma - va denunciato tutto! Egli ha anche precisato che la realtà bolognese, e più in generale emiliano-romagnola, ha una propensione a denunciare, quindi a fare emergere i reati. 
Il maggiore Calvi ha insistito più volte, nel corso della serata, affinchè i cittadini denuncino i reati poichè questo è il primo passo per contrastare i fenomeni criminali, a partire dagli odiosi reati predatori.

Il primo intervento da parte del pubblico è venuto da un cittadino che ha contestato il fatto che non sia solo una sensazione quella relativa l'insicurezza. Egli ha quindi parlato dalla sua esperienza quando, durante l’estate 2015 nella zona di via Maranina, c’è stata una recrudescenza di furti in abitazioni. Ha raccontato la propria vicenda (furti e ladrocini vari nelle case e nei garage, anche quando vi erano presenti i residenti) e ha spiegato come la situazione sia migliorata solo dopo che è stato preso un ladro (fermato dai cittadini stessi) e di come, in quell'occasione, le forze dell'ordine siano arrivate dopo 50 minuti dalla chiamata al 112. In quel periodo i cittadini hanno iniziato a presidiare il territorio, così la situazione è iniziata a diventare più vivibile. Ciò si è potuto fare anche grazie alla collaborazione dei carabinieri della stazione di Sasso Marconi. E anche il comune ha offerto il proprio aiuto, supportando anche psicologicamente la popolazione colpita dai furti.
La sensazione, ha chiosato il cittadino, è che il territorio non sia sufficientemente presidiato. Nella conclusione dell'intervento ha ammesso la soddisfazione per come è stato gestito il problema dei furti nella zona di via Maranina e ora la situazione sembra sotto controllo.

Successivamente è intervenuta una signora che, innanzi tutto, si è complimentata con i carabinieri della locale caserma. Però anche lei ha lamentato che la notte, con la stazione dei carabinieri chiusa, si amplifica il senso d’insicurezza e c’è paura, soprattutto nelle zone più isolate del paese. Ha pertanto esortato una presenza non solo diurna ma anche notturna da parte delle forze dell’ordine. Il problema, secondo la cittadina, è che i vertici debbono comprendere il disagio della popolazione, in particolare nelle ore notturne. La signora ha concluso che d'avere la sensazione che, ‘dalle alte sfere’, i carabinieri della stazione di Sasso Marconi siano lasciati soli.
Il maggiore ha spiegato che lui, come gli altri militari dell’arma, ce la stanno mettendo tutta.

Una terza cittadina ha parlato d'un episodio che ha coinvolto suo figlio: a quest’ultimo è stata rubata la bicicletta. Due giorni, dopo vedendo un furgone sospetto pieno di biciclette, è andata dai carabinieri per effettuare una segnalazione riguardo il mezzo. I carabinieri le hanno detto che se avesse fatto denuncia e non si fossero riscontrati reati a carico dei proprietari di quel furgone, lei a sua volta avrebbe potuto avere problemi. 

E' poi intervenuta una quarta signora che ha spiegato come sia la criminalità comune quella che fa maggiore paura ai cittadini. C’è inoltre sfiducia nella giustizia poiché chi commettere certi reati non resta in prigione ma esce subito, sentendosi così impunito e potendo commettere nuovi crimini.

Una quinta cittadina ha chiesto una maggiore presenza di telecamere, ad esempio negli asili nido e nelle case di riposo. Questo è un tema ripreso sui social network a seguito dei recenti casi di cronaca nazionale portati alla ribalta dai mass media ma non vi sono riscontri di abusi nella nostra realtà locale.

A questo punto ha ripreso la parola il Maggiore Calvi il quale ha iniziato a rispondere ai numerosi interventi per fare chiarezza sulle questioni sollevate.
Il Maggiore ha spiegato che in merito le Telecamere all’interno dei posti di lavoro non può esprimersi poiché vi sono leggi attinenti la privacy e la normativa in ambito di luoghi di lavoro. Se, invece, si parla di telecamere nei luoghi pubblici, molte amministrazioni locali stanno implementando circuiti di video sorveglianza.
Il Maggiore ha affermato che se la qualità delle immagini è buona le telecamere possono essere un valido strumento, sia in ottica di prevenzione ma anche per aiutare a risolvere crimini fornendo elementi utili alle indagini.
Il maggiore ha chiosato che non è membro delle alte sfere per cui non è in grado di incidere riguardo alcuni aspetti di carattere generale sollevati dai cittadini: ad esempio avere maggiori carabinieri sul territorio.

A questo punto è nuovamente intervenuto il cittadino residente in via Maranina e ha asserito che la comunità di Sasso Marconi può offrire un contributo, se opportunamente stimolata. 
Ha pertanto chiesto cosa possono fare i cittadini per contribuire a creare sicurezza e a presidiare il territorio.
Ha quindi ripreso la parola il maggiore Calvi il quale, innanzi tutto, ha affermato d’essere a conoscenza di quanto successo in passato a Sasso Marconi, in particolare nella zona di via Maranina. Il carabinieri ha asserito che il presidio del territorio realizzato di via Maranina, per come è stato strutturato e gestito, potrebbe essere replicato, data l'efficacia e la buona volontà dei cittadini. Questo potrebbe essere un valido contributo al presidio del territorio poiché, oggi, le forze dell’ordine non possono militarizzare le città o addirittura intere zone del paese. Serve altresì un’organizzazione del sistema di sicurezza che vada il più possibile a incontrare i bisogni dei cittadini. Serve quindi una partecipazione da parte di tutti, sotto vari aspetti e in base al ruolo che si riveste: si va da sistemi di telecamere e videosorveglianza fino ad un ruolo più attivo dei cittadini. Da questo punto di vista il Maggiore porta un esempio virtuoso che si sta realizzando a Bologna in queste settimane: i cittadini si sono coordinati in piccoli gruppi di Whatsapp per scambiare informazioni e fare segnalazioni alle istituzioni. Ovviamente, ha proseguito il Maggiore, bisogna lavorare tramite piccoli gruppi e in aree limitate, deve altresì esserci un referente per ogni gruppo che sia in contatto con l’Amministrazione Comunale, ad esempio l’assessore che detiene la delega alla sicurezza, oltre che con i carabinieri della stazione di Sasso Marconi. Questo è un esempio di come si possa creare la possibilità di contributo fattivo da parte di tutti. Ma, ha aggiunto il Maggiore dell’Arma, le informazioni possono arrivare nei modi più diversi: sia denunciando reati, sia fornendo informazioni sui sospetti. Il tutto sempre coordinato tramite le istituzioni e le forze dell’ordine.
Successivamente il Maggiore ha replicato anche alla signora che si era recata in caserma a segnalare il mezzo sospetto e si era sentita rispondere che rischiava una denuncia. Così non è poiché la segnalazione di una targa o di un soggetto non possono pretendere una risposta ma, al contempo, i carabinieri possono effettuare verifiche? Un’attività di polizia che aiuta a migliorare il presidio del territorio ma che non può  essere condivisa, come informazione, coi cittadini.
Il rappresentante dell'Arma ha risposto che i carabinieri non sono in servizio di notte, non perché debbono effettuare attività burocratiche di giorno.  La stazione di Sasso Marconi è aperta dalle 8 alle 22. La stazione serve per raccogliere le denunce, effettuare segnalazioni, segnalare smarrimenti. Il Maggiore ha aggiunto che in questo momento storico è preferibile avere un orario limitato per le attività amministrative, per cui sarà ridotto l’orario di apertura al pubblica e potenziare il presidio del territorio. Il Maggiore ha spiegato che, sebbene la caserma sia chiusa la notte, il territorio resta comunque presidiato: dagli uomini della stazione di Sasso Marconi e, nel caso non siano disponibili, dai militari della stazione di Borgo Panigale. Vi sono altresì uomini in borghese che svolgono attività di repressione e controllo.

A questo punto è intervenuto un cittadino che ha chiesto cos'altro si possa fare per aiutare il presidio del territorio, ad esempio tramite apposita formazione.
Il Maggiore dell'Arma ha risposto che se quello che il cittadino chiede sono le ronde - come in è già stato detto sia localmente che nazionalmente - queste sono sconsigliate.
Nel territorio bolognese le amministrazioni locali hanno invece organizzato corsi per assistenti civici per garantire qualche occhio in più per segnalare situazioni di interesse operativo che possono  essere veicolate all’intervento delle forze dell’ordine.
Il Maggiore ha raccontato anche di un’altra attività che sta portando avanti nel territorio sotto il so comando: il coinvolgimento dei soci dell’associazione nazionale Carabinieri. Questo per aiutare l’Amministrazione Comunale e la Polizia Municipale. Ad esempio, i soci della ANC possono contribuire alla gestione degli attraversamenti pedonali presso le scuole. Questo consentirebbe di sollevare la Polizia Municipale da alcune incombenze così che possa occuparsi, affiancando i militari dell’arma per quanto di sua competenza nel presidio del territorio.

A questo punto, sollecitata da una signora del pubblico, è intervenuta la vicesindaco Marilena Lenzi che ha spiegato che prima di dare risposte in merito le proposte del Maggiore Calvi è necessario approfondire e capire come funziona il sistema di comunicazione via Whatsapp, così anche per l’interessante proposta d’avvalersi dell’aiuto dei volontari dell’Associazione Nazionale Carabinieri: è fondamentle valutare se ci sono soggetti anche a Sasso Marconi in grado di collaborare.
La vicesindaco ha concordato pienamente sul fatto d’avere una maggiore integrazione e una collaborazione a rete con tutti i soggetti, istituzionali e non, che vivono e operano sul territorio.  Marilena Lenzi spiega anche che si sta operando per potenziare il sistema di videosorveglianza con videocamere (è stato messo a bilancio del Comune un investimento di 80mila euro): un sistema che monitorerà in particolare l’entrata e l’uscita del paese. 
Un altro tema a cui tiene molto l’Amministrazione Comunale è quello della prevenzione: investire oggi su questi aspetti anche se non danno frutti nell’immediato.
La vicesindaco ritiene anche fondamentale la fiducia reciproca per poter lavorare in rete. Lenzi capisce chi è esasperato e comprende che talvolta si possano avere reazioni ‘di pancia’ e anche la lamentela è comprensibile, ma quando si fanno ragionamenti su azioni per migliorare la sicurezza è assolutamente necessario utilizzare la testa ed essere lucidi.

Dopo la vicesindaco è intervenuta la responsabile della Polizia Municipale di Sasso Marconi, la dott.ssa Elisa Zucchini, che ha spiegato che le telecamere saranno poste sulla rotatoria di Borgonuovo e nel capoluogo sulla rotonda dedicata a Marconi nei pressi del ponte sul fiume Reno. Telecamere ad alta definizione che consentiranno di vedere in modo nitido i mezzi in ingresso ed in uscita dal paese.

Ma il dibattito è proseguito, con un’altra signora ha chiesto se sono veri i segni che vengono lasciati vicini gli ingressi delle abitazioni, come si legge sui social network, lasciano zingari o altri soggetti. Il maggiore ha risposto che anche lui ha letto la cosa su Facebook ma non ha mai avuto evidenza di casi del genere. Questo - spiega il Maggiore dell'Arma - significa che spesso sui social network sono creati post fasulli che creano un clima d'agitazione collettiva ma che nella realtà non trovano riscontri oggettivi. Il maggiore è poi tornato a citare la proposta di creazione di gruppi di Whatsapp chiedendo che, nel caso si realizzi quest'iniziativa, su di essi si parli solo di sicurezza e siano coerenti con gli obiettivi per cui sono stati creati.

Una signora, già intervenuta in precedenza, ha chiesto se i cittadini possono fare qualcosa per chiedere maggiore presenza di forze dell’ordine. Il maggiore ha risposto che, dato il momento storico e i tipi di reati, Sasso Marconi non è una priorità, pertanto ritiene sia impossibile avere un maggior numero di forze dell’ordine solo perché è presente tra i cittadini un sentimento d’insicurezza o una recrudescenza d’alcuni reati in un periodo limitato di tempo. Oggi, ha specificato il Maggiore, si sta operando per spostare gli uomini dell’Arma per una migliore gestione d'alcuni reati piuttosto che altri.
Il Maggiore ha esortato ancora una volta i cittadini a collaborare perché è in questo modo che si crea reciproca fiducia e sicurezza, e soprattutto si riescono a costruire percorsi virtuosi per fare prevenzione, reprimere in modo più efficace i crimini, gestire in modo condiviso il territorio.

Nelle sue conclusioni, il rappresentante dell’Arma ha spiegato che per aiutare a sburocratizzare, i Carabinieri hanno realizzato dei format, ovvero modelli da compilare e condividere nelle stazioni dei Carabinieri. Modelli che, una volta fatta la richiesta da parte dei cittadini, saranno attivati nel giro di un paio di giorni. Tra questi format c’è la possibilità d’attivare in modo gratuito il proprio allarme (già collegato alla linea telefonica privata) al numero di emergenza 112.
La seconda questione sollevata dal Maggiore Calvi era relativa a un nuovo tipo di truffa che, in un certo modo, vede coinvolti i Carabinieri. Ovvero la truffa del falso avvocato e del falso carabiniere. Il Maggiore Calvi ha spiegato che ci sono associazioni che chiamano a casa gli anziani: un sedicente avvocato comunica all’anziano che un congiunto ha fatto un incidente o è stato fermato per problemi relativi l’automobile. Il falso avvocato spiega che è necessario pagare per consentire al congiunto d’essere rilasciato, in quanto stato di fermo presso la locale stazione dei Carabinieri. Successivamente il falso avvocato informa che passerà un suo collaboratore a ritirare i soldi presso il domicilio dell’anziano. Nel mentre un complice si reca a casa dell’anziano. Il Maggiore specifica che nessun ente pubblico prende soldi in contanti. Pertanto il Maggiore ha chiesto che l’informazione afferente questa truffa sia diffusa in modo più capillare possibile poiché, solo nella giornata in cui s’è tenuto l’incontro sulla sicurezza a Sasso Marconi, ci sono stati 4 tentativi di questa truffa nel nostro comune.