giovedì 21 aprile 2016

Radici

Quanti tempi e quante vite sono scivolate via da te, come il fiume che ti passa attorno, 
tu che hai visto nascere e morire gli antenati miei, lentamente, giorno dopo giorno 
ed io, l'ultimo, ti chiedo se conosci in me qualche segno, qualche traccia di ogni vita 
o se solamente io ricerco in te risposta ad ogni cosa non capita
Radici, Francesco Guccini


La memoria storica e le esperienze di vita dei nostri anziani sono un patrimonio inestimabile. Gli anziani, insieme ai bambini (anche se per motivi diversi), sono un bene preziosissimo. Nei giovani abbiamo il futuro, nei vecchi rivive la storia: soprattutto dai loro racconti tratti dalle esperienze vissute in prima persona. Gli anziani ci aiutano a capire da dove siamo venuti e comprendere come si è evoluta (talvolta involuta) la nostra società. Ascoltandoli, soprattutto quelli con più di 80 anni, possiamo meglio capire cosa abbiano rappresentato eventi come la guerra, la fame, la fatica fisica, le famiglie numerose (qui in appennino erano usuali quelle di tipo patriarcale*), il cibo come legame sociale, i tempi dilatati del vivere quotidiano.
Sono pertanto contento che i miei figli - qui a Sasso Marconi - abbiano la disponibilità di nonni e bisnonni che possono raccontare loro, e ricordare a noi adulti, storie ed esperienze del passato. 
Proprio in questi giorni, ad esempio, ricorre il settantaquattresimo anniversario di matrimonio di Baldo e Rina. Tale ricorrenza è stata quindi occasione per condividere coi bimbi un pò della storia dei bisnonni. 
La famiglia di Rina è originaria di Montorio (vicino Rioveggio) da cui si è trasferita nei primi anni 30 a Sasso Marconi, dopo che il padrone presso cui facevano i braccianti era deceduto. A quel tempo per i lavoratori agricoli c'era molta precarietà e non erano riconosciuti diritti, così - dopo la scomparsa del proprietario terriero - la famiglia fu mandata via e i genitori, insieme ai figli, scelsero di trasferiti ai prati di Mugnano, in un territorio che, sebbene ancora povero, offriva comunque maggiori oppurtunità di lavoro.
Rina, all'epoca in cui la famiglia si trasferisce nel comune di Sasso Marconi, era poco più che una bambina, come si può vedere nella foto a fianco. L'immagine fu realizzata a metà degli anni 20 del secolo scorso, pochi mesi prima che la sua famiglia si trasferisse a Praduro e Sasso (nome antico dell'attuale Sasso Marconi). Nella foto oltre a lei c'è il fratello Oreste, il primogenito, arriveranno poi altri 10 tra fratelli e sorelle, quasi tutti nati a Sasso Marconi. I figli all'epoca erano l'unica ricchezza che famiglie proletarie possedevano. 
Come ricordato sopra, quando la numerosa famiglia si trasferisce verso Bologna s'insedia ai prati di Mugnano. Poi, nel secondo dopoguerra, dato l'elevato numero di persone,  si sposta verso la vallata e acquisisce la casa del bosco, oggi sede di una cooperativa agricola. Rina, poco prima che la famiglia si trasferisse giù in valle, esce di casa e si sposa con Baldo. La famiglia di quest'ultimo era originaria di Castelmaggiore ma si trasferisce anch'essa in zona Sasso quando Baldo è ancora piccolo. Trova così lavoro nel caseificio alle Ganzole e questo gli permette di sostenere e aiutare la famiglia, in particolare dopo la perdita del padre, quando Baldo è appena adolescente. Nel suo lavoro al caseificio ha il compito di pulire il formaggio da stagionare, pertanto in quel periodo ne mangia parecchio e così non soffre la fame come tanti suoi coetanei, inoltre - a differenza di molti in quell'epoca - non viene pagato in natura, ma riceve settimanalmente un piccolo compenso che gli permette d'acquistare una bicicletta. Un mezzo che pochi potevano permettersi a quei tempi. Così accadeva sovente che parenti e amici gliela chiedessero in prestito per recarsi in paese a Sasso Marconi. Ciò gli permise anche di farsi conoscere e benvolere nella borgata.
Baldo e Rina si conoscono nel maggio del 1938: lei ha il compito di portare il latte delle mucche, che erano state affidate dal padrone alla sua famiglia, al caseificio/latteria delle Ganzole. A fianco c'era il bar dove nel tempo libero andava Baldo a vedere giocare a bocce. In una domenica di maggio Baldo avvicina Rina e le chiede se può accompagnarla a casa. Da quel momento hanno iniziato a "filare" e nel 1939 si fidanzano ufficialmente. L'anno successivo, però, Baldo viene chiamato alla leva poichè l'Italia si stava preparando ad entrare in guerra. Essendo primogenito di una famiglia numerosa e orfano di padre dall'età di 14 anni, alla fine del 1942 viene congedato e può tornare a casa per seguire la madre e i fratelli più piccoli, al suo posto viene chiamato alla leva il fratello minore, appena diciottenne. Sempre in quell'anno Rina resta incinta di Romana, così ad aprile si sposano presso la chiesa di Vizzano (una località di Sasso Marconi) con una cerimonia molto spartana e, non potendosi permettere i confetti, offrono ai 20 invitati (una ristretta selezione dei parenti d'entrambi) degli zuccherini montanari preparati dalla madre di Rina. Dopo Romana, in pochi anni, seguono altri due figli: Gianni e Gianna (allora non c'era molta fantasia nella scelta dei nomi) nati nel 1945 e 1946. 
A seguito del matrimonio Rina e Baldo vivono alle Ganzole, anche se Baldo per alcuni mesi si deve rifugiare in mezzo ai boschi per sfuggire ai rastrellamenti dei nazi-fascisti: alcuni giorni dopo l'8 settembre del 1943 il datore di lavoro chiede a Baldo come mai sia aggregato ai militari della Repubblica Sociale. Baldo risponde che circa un anno è in congedo per motivi familiari. Il padrone, che era una militante del Partito Nazionale Fascista, gli chiede di mostrare la documentazione che attesta il suo status. Quando Baldo, in buona fede, gliela porta il padrone gliela requisisce, cosicchè Baldo non ha più alcuna pezza d'appoggio per dimostrare che non è renitente alla leva. Perciò, per evitare d'essere arrestato, si nasconde per circa un anno nei boschi, dormendo in buche che lui e molti come lui, adattano a giacigli. Una situazione precaria e pericolosa anche a causa degli smottamenti che provocano cadute di terreno, che in in un paio di casi seppelliscono e uccidono gli ospiti di quei ripari di fortuna. 
Solo nell'ottobre del 1944, quando i cittadini di Sasso Marconi vengono sfollati a Bologna a causa del progredire del fronte di battaglia, Baldo riesce a ricongiungersi stabilmente coi propri cari. Da quel periodo fino alla fine del secondo conflitto mondiale, lui e la famiglia occupano una casa diroccata, a seguito dei bombardamenti, in via Azzo Gardino a Bologna
Terminata la guerra la famiglia torna a vivere alle Ganzole e riparte letteralmente da zero: non c'era più niente, nè attrezzi  per lavorare la terra (che saranno ricostruiti utilizzando pezzi di bombe e altro materiale bellico), nè bestie da allevare con cui sostentarsi. Solo miseria. In più c'era il pericolo degli ordigni inesplosi, essendo state le colline sopra Sasso Marconi oggetto di massicci bombardamenti.
Baldo, alla fine degli anni 40, trova lavoro come guardiacaccia presso la riserva di Ermete Giordani (fondatore della omonima fabbrica di giocattoli di San Biagio di Casalecchio), mentre Rina accudisce i figli e saltuariamente, in base alle stagioni, lavora nei campi.
Verso la fine degli anni 60 il patriarca della famiglia Giordani decide di chiudere la riserva ma, al contempo, chiede a Baldo se vuole gestire i laghetti per la pesca sportiva presso il Piccolo Paradiso, a fianco dell'omonimo parco giochi realizzato dalla famiglia GiordaniRina aiuta il marito a gestire il laghetto e, in particolare, si occupa della parte alimentare, rifocillando i pescatori con i panini preparati da lei. In quel periodo i coniugi conoscono molti giocatori del Bologna F.C. (ad esempio: Haller, Cervellati, Cresci) e Rina inizia la sua passione per la squadra rossoblu che coltiva ancora oggi. 
A metà anni 80, dopo la pensione, Baldo e Rina decidono di trasferirsi in centro a Sasso Marconi: sia per essere più vicini ai figli, sia per comodità ai servizi. In tutti questi anni ci sono state alcune costanti nella loro vita, prima tra tutte il legame con i parenti, soprattutto quelli - numerosissimi - di Rina, residenti quasi tutti a Sasso e dintorni. Così come non è venuto meno l'interesse di Rina per il Bologna calcio e la Ferrari: quando ci si reca a casa sua, le domeniche in cui c'è campionato del mondo di Formula Uno, lei è seduta in cucina a seguire le corse. Perchè, se c'è un aspetto che ha avuto rilevanza nel rendere così longeva questa coppia, è proprio la capacità di non isolarsi: stare insieme, avere i propri cari vicini, tenersi aggiornati, vivere in un contesto fecondo sono aspetti fondamentali che aiutano a vivere a lungo e in condizioni dignitose.

*:M. Barbagli, Sotto lo stesso tetto. Mutamenti della famiglia in Italia dal XV al XX secolo, Il Mulino, Bologna, 1988-

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