martedì 28 febbraio 2017

Il sindaco di Sasso Marconi: quando il linguaggio è pura innovazione.

Il primo cittadino di Sasso Marconi, in particolare quando scrive sui social network, ha un linguaggio che a volte non è comprensibile a tutti. Egli, con estrema modestia, afferma che è colpa del sistema T9 dello smartphone che gli corregge le parole storpiandole. 
Secondo me, invece, dietro al suo lessico particolare c’è qualcosa di ben più complesso e intrigante. Quello del sindaco sembra un linguaggio scenico che non si fonda sull’articolazione in parole, ma riproduce alcune proprietà del sistema fonetico di una determinata lingua o varietà, e le ricompone in un flusso continuo, che talvolta assomiglia a un discorso, talvolta a una sequenza di codici fiscali.
L’etimologia di questo suo scrivere appare incerta. Di primo acchito sembra considerato un prestito dal francese o uno pseudo-francesismo. Più probabilmente, anche in considerazione delle origini bolognesissime del sindaco, il linguaggio deriva dal dialetto felsineo.
A volte il primo cittadino di Sasso Marconi – in particolare quando replica bofonchiando a chi lo contesta - sembra quasi utilizzi un gioco onomatopeico di un discorso, articolato arbitrariamente, ma comunque in grado di trasmettere, anche con l’apporto di hashtag, ritmi particolari di un intero discorso compiuto.
In questa chiave è possibile per lui improvvisare – meglio, articolare – ragionamenti e discorsi di tutti i tipi, riferiti agli argomenti più disparati, anche se preferisce dibattere sul Bologna Football Club e su questioni che egli stesso ha contributo a far diventare d'attualità, come ad esempio, l’economia circolare* e il riuso.
Il sistema di linguaggio al quale il sindaco di Sasso Marconi si riferisce svolge un ruolo fondamentale per quanto attiene il successo della sua comunicazione politica. In primo luogo perché questo suo modo d’esprimersi possiede espressioni tipiche, che lo caratterizzano rendendolo singolare e lo distinguono da tutti gli altri e ancor più da chi gli si oppone. In secondo luogo perché l’intonazione di frase – cioè l’andamento con il quale la frase viene scritta – assieme ad altri elementi soprasegmentali della lingua (pensiamo all’uso smodato degli hashtag [#]) informa i lettori sull’intenzione dello scrivente di fare un’affermazione, una domanda, un’esclamazione o anche di lasciare la frase in sospeso: informazioni, queste, che possono essere comunicate nonostante l’assenza (o comunque la rarità) di vere e proprie parole.
Parallelamente al testo, e in coerenza con le informazioni in esso contenute, sui social network  il sindaco svolge un percorso fatto di temi e ragionamenti riconoscibili perché codificati nella nostra società: sport, ambiente, economia, viabilità. 
Per queste ragioni, e nonostante sui social network esistano numerosi imitatori del suo linguaggio, nessuno è attualmente in grado di raggiungere i suoi livelli. Ogni intervento del primo cittadino di Sasso Marconi è infatti un evento unico a causa delle numerose possibili varianti che intervengono nella combinazione tra parole, hashtag e incastri para-lessicali. Post che rimangono stabili soltanto in una sorta di canovaccio rappresentato dalla trama narrativa dell’episodio narrato, come nel caso della descrizione di una partita del Bologna FC. 
In definitiva ogni post costituisce un’invenzione di codice operata dal sindaco, in cui il lettore ha il compito di ricostruirla, così da assume un ruolo attivo nell’interpretare il senso della comunicazione del primo cittadino di Sasso Marconi, completando mediante le proprie conoscenze i messaggi allusivi più o meno impliciti.

*: Se sul motore di ricerca Google inserite la voce "evoluzione del linguaggio", la prima risposta che esce è "l'economica circolare è futuro"